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MARTEDÌ 28 OTTOBRE 2025 - INTERVISTE

VALENTINA DE LAURENTIIS: "ECCO COME È NATA L’IDEA DELL’AUTOPRODUZIONE. NAPOLI SIMBOLO CULTURALE NEL MONDO"


Le sue parole in un'intervista a "Rivista Undici"


 
     
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A cura di: Redazione
Fonte: Napolicalcionews.it

Valentina De Laurentiis ha rilasciato un'intervista a Rivista Undici. Di seguito le sue parole:

"Sicuramente mio padre è un visionario, uno che non ha mai avuto paura di mettersi in gioco. Ha sempre avuto idee all’avanguardia che hanno permesso alla società di evolversi sotto ogni punto di vista. Per costruire qualcosa di grande servono tempo, costanza e un lavoro profondo. È il coraggio di andare oltre ciò che si conosce a rendere possibile ogni trasformazione. Negli ultimi anni abbiamo sentito il bisogno di fare un passo in più: non solo rendere forte la squadra, ma contribuire alla rinascita della città. Napoli ha una luce propria, che aveva bisogno di essere vista, raccontata, valorizzata. Negli ultimi tre, quattro anni abbiamo scelto di puntare su questo: raccontare la magia, la poesia, l’anima di una comunità che canta e vibra a ogni ora del giorno e della notte. Volevamo sentirci ancora più vicini al popolo, a chi vive Napoli e a chi vive del Napoli.

Il percorso di rebranding nasce dall’esigenza di rappresentare l’orgoglio di essere Napoli e si è concretizzato in una rivisitazione del logo, con la sua tradizionale N napoleonica rielaborata in una versione più minimal e contemporanea. L’essenziale è stato liberato da elementi accessori, puntando su un aspetto più pulito ed elegante, in variante monocromatica. Siamo partiti da un’idea chiara: il Napoli non è solo una squadra di calcio, ma un simbolo culturale. Da qui l’obiettivo di costruire un linguaggio visivo e narrativo capace di parlare non solo ai tifosi, ma anche a un pubblico più ampio, fatto di creativi, brand internazionali e appassionati di stile e bellezza.

Le maglie? L’idea dell’autoproduzione è nata da un’esigenza di libertà e di visione. Dopo tanti anni con i soliti brand sportivi, ci siamo resi conto che avevamo bisogno di un’identità più personale, coerente con ciò che stavamo costruendo come club e come città. Volevamo poter decidere ogni dettaglio, raccontare una storia che fosse solo nostra, senza compromessi o limiti imposti da logiche esterne. Non ci siamo ispirati a nessun modello preciso: è stata una scelta di rottura, nata dall’idea che un club come il Napoli potesse diventare un laboratorio creativo, capace di fondere sport, design, cultura e territorio in un unico linguaggio visivo.

Dal punto di vista operativo è stato un lavoro enorme: dalla ricerca dei materiali alla definizione delle collezioni, fino alla costruzione di una filiera completa che garantisse qualità, innovazione e distribuzione. Ma il risultato è stato straordinario, perché ci ha permesso di controllare ogni aspetto del processo creativo e produttivo e, soprattutto, di costruire un rapporto diretto con i nostri tifosi e sostenitori. Quando abbiamo iniziato questa avventura c’era il Covid: mancavano appena quattro mesi all’inizio del campionato e non tutti, all’interno dell’azienda, erano d’accordo. Per molti era un azzardo. Le aziende in Cina lavoravano con personale dimezzato e i tempi di consegna sarebbero stati impossibili da rispettare. Così abbiamo deciso di affidarci al Made in Italy, scegliendo aziende e tessuti italiani per realizzare le prime maglie necessarie a far partire il campionato. È stata una corsa contro il tempo, con un gruppo di persone ridotto ma straordinariamente determinato. A volte non serve un esercito per fare qualcosa di grande: servono visione, coraggio e la capacità di credere fino in fondo nelle proprie idee. È stato un atto di fiducia nell’eccellenza italiana e nella determinazione napoletana: due forze che, insieme, possono muovere tutto, anche nei momenti più difficili. Negli anni successivi abbiamo affinato sempre più il processo produttivo, mantenendo in Italia la parte creativa e selezionando i migliori partner a livello internazionale.

L’impatto è stato immediato: abbiamo trasformato la maglia da semplice divisa sportiva a oggetto di design, simbolo identitario. Quell’anno, il 2021/22, siamo usciti con 13 maglie, inclusa quella di Halloween, una novità assoluta nel calcio italiano. Abbiamo osato con idee “fuori dagli schemi”, come la maglia con la renna o quella con il bacio, che ancora oggi vedo indossata allo stadio. Tutto questo ha aperto margini enormi di crescita, sia economica che culturale. Oggi siamo solo all’inizio di un percorso che può portare il Napoli a diventare un brand globale indipendente, capace di dialogare con il mondo del fashion, del lifestyle e dell’arte, mantenendo però salda la propria anima popolare e partenopea. Mi sento ancora una startup in via di sviluppo: stiamo crescendo, sperimentando, cercando di migliorare ogni giorno. Nonostante i risultati, manteniamo quello spirito curioso e dinamico che ci spinge a evolverci continuamente. Vogliamo migliorare sempre di più per i nostri tifosi, che sono il vero perno di tutto. Sono loro la nostra ispirazione quotidiana. Ogni scelta, dal design di una maglia a un nuovo progetto, nasce con l’idea di regalare loro qualcosa che li renda orgogliosi e li faccia sentire parte di qualcosa di unico.

Il mio ruolo è proprio quello di mettere insieme idee, ispirazioni, progetti e design. Lavoro con un piccolo gruppo creativo interno con cui sviluppiamo il concept di ogni maglia, definendo racconto, simboli e visione da trasmettere. Una volta elaborato il progetto, lo portiamo sul tavolo di lavoro del gruppo Armani, con cui c’è un dialogo costante e molto costruttivo. Insieme valutiamo materiali, tagli, dettagli tecnici e cromatici, fino ad arrivare alla versione definitiva poi messa in produzione. L’autoproduzione ci ha dato molta più libertà: oggi possiamo osare di più, sperimentare, essere più rapidi nel trasformare un’idea in realtà. È un lavoro intenso ma entusiasmante, perché ogni maglia racconta un pezzo di Napoli: sportiva, culturale, emotiva, simbolica.

Quando presentiamo le maglie, il compito del Napoli non è solo sportivo, ma anche culturale e sociale, andiamo alla ricerca di luoghi che non tutti conoscono: significa riqualificare e valorizzare luoghi meravigliosi della città e della sua provincia, spesso dimenticati o abbandonati. Questo è anche – e soprattutto – il Napoli: una squadra che ha ridato luce a una città che aveva bisogno di essere vista, amata e raccontata nella sua verità più profonda. Per noi è fondamentale farlo, perché Napoli deve diventare una mappa viva di luoghi incredibili da scoprire, un viaggio continuo tra storia, arte, natura e passione.

In questi cinque anni abbiamo messo radici solide in Campania, costruendo una base forte e riconoscibile. Ora l’obiettivo è abbracciare tutti i tifosi e sostenitori napoletani che vivono nel mondo, farli sentire parte di un’unica grande famiglia, anche a migliaia di chilometri di distanza. Vogliamo portare il Napoli ovunque ci sia un cuore azzurro: attraverso nuovi store, collaborazioni internazionali, eventi e progetti che raccontino non solo la squadra, ma l’anima di una città straordinaria. Il futuro, per noi, è continuare a crescere come brand globale senza mai perdere le radici. Napoli ha un’identità così forte e universale che può parlare a chiunque: basta trovare il linguaggio giusto per farlo. Perché alla fine Napoli non è solo un club: è un’emozione che attraversa confini, culture e generazioni. È un modo di sentire, di vivere, di appartenere. Ed è da lì che continueremo a costruire tutto".