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GIOVEDÌ 1 GIUGNO 2023 - INTERVISTE

DR. CANONICO A KISS KISS: “RINUNCIARE A OSIMHEN ALL’ANDATA DI CHAMPIONS IL MOMENTO PIÙ DIFFICILE DELLA STAGIONE: CI È GIRATA UN PO’ STORTA…”


Il responsabile dello staff medico del Napoli è stato l'ospite del salottino azzurro di oggi


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: Napolicalcionews

Il Dr. Raffaele Canonico, responsabile dello staff medico del Napoli, è stato l’ospite del salottino radiofonico di Radio Kiss Kiss Napoli durante Radio Goal.

Al termine di Napoli-Fiorentina eri raggiante insieme ai tuoi colleghi con i quali hai svolto un lavoro fantastico, siete uno staff di primo livello…

Assolutamente! Anzi, ringrazio uno per uno tutti i componenti, perché io ci metto la faccia ma il lavoro è di equipe, oscuro, nelle retrovie ma è di continuità 24 ore su 24. Comincio dal mio vice che è più di un braccio destro e che potrebbe essere tranquillamente responsabile medico in qualsiasi squadra di Serie A: Gennaro De Luca, il nutrizionista Marco Rufolo,  che è tra i più importanti ed è un po’ l’ incubo dei giocatori, poi i 6 fisioterapisti che quotidianamente trattano i nostri atleti: Marco Di Lullo, Longo, Sannino, Tartaglione  e Zazzaro. Una cosa bella da sottolineare è che si tratta di uno staff di persone autoctone,  nessun professionista viene da fuori, e questo dà un pizzico di orgoglio e di vanto.

Uno staff di tutti napoletani, non così la squadra con un coreano, un georgiano, un argentino, un francese, un norvegese, uno slovacco, un messicano, un portoghese ed un uruguagio, più gli italiani. Quanto è difficile  rendere anche sanitariamente omogeneo un gruppo internazionale?

È un lavoro che parte dal primo giorno di test all’atto dell’ acquisto del cartellino. È lì che avviene il primo interscambio di conoscenze e informazioni con le mie e le nostre abitudini e le loro metodologie di lavoro e prevenzione.

Anche dal punto di vista alimentare.

Certo! Il primo ostacolo è la lingua ma l’inglese ci aiuta ad avere un approccio diretto. Anche la bravura di non imporre le proprie conoscenze o abitudini ma adattarci noi alle loro abitudini e portarli poi verso le nostre metodologie di lavoro, idem nella nutrizione. Parliamo di grandi atleti e loro stessi sono alla ricerca di grandi professionalità per render al meglio in una stagione intera.

Anno lungo e anomalo quello che si chiude con 52 giorni pausa per i Mondiali. È stato quello il momento più difficile?

Per noi è stato un momento non difficile da gestire: è stato una sorta di reset e restart con due settimane di pausa e poi la ripresa a Castel Volturno e siamo partiti subito per la Turchia dove abbiamo trovato un clima e una struttura eccezionali potendo subito effettuare doppie sedute d’allenamento e amichevoli: un lavoro eccezionale, una qualità eccezionale anche nei campi e un plauso va anche a chi ha scelto la struttura. C’è bisogno infatti di campi, una palestra, sale, vasche d’acqua ghiacciata: poteva sembrare difficile ma era più che altro lungo. In più quel periodo ci ha aiutato a recuperare anche Rrahmani che veniva da un infortunio serio e paradossalmente questo ci ha aiutato e ha portato tanti frutti. Il momento più difficile forse è stato tener fuori Osimhen  nella partita col Milan all’andata di Champions.

I rientri degli atleti dalle Nazionali sono momenti difficili, un incubo, specie con i viaggi intercontinentali?

Non lo definirei incubo ma dovremmo riposarci avendo meno giocatori, ma io sono sempre allerta; domenica ad esempio finisce il campionato ma ci saranno ancora 10 giorni di partite di Nazionali e anche l'anno scorso Olivera si è fatto male a giugno in Nazionale al collaterale. Poi anche ci si mette anche la componente fortuna. Ci è  girato male nell’ultima sosta. Raspadori veniva da un infortunio serio, Osimhen è tornato con un problema serio all’adduttore, a Lecce si è fatto male Simeone: ci siamo insomma ritrovati in un momento topico con la sfortuna di avere tre problematiche nello stesso ruolo. Con molti colleghi di Nazionale e con  i ragazzi ci sono sempre scambi e dialoghi per i percorsi alimentari, i programmi anche preventivi, tranne con alcune nazionali dove andiamo un po’ in vuoto temporale con mancanza di notizie. Ci stiamo lavorando anche se coi ragazzi il dialogo è sempre diretto.

Si vince tutti insieme, in gruppo, anche con Tommaso Starace…

Tommaso è dotato di un integratore-booster che è il suo caffè  prima delle partite e gli allenamenti è quello il nostro  plus energetico per noi e i ragazzi.

Come sta Lozano?

Procede bene, ha avuto un infortunio simile a quello che ha avuto Demme in Trentino e Olivera l’anno scorso anche se meno grave. Abbiamo optato per una terapia conservativa e se va tutto per il meglio per i ritiri dovremmo averlo in gruppo.

Osimhen gioca sempre con la mascherina: è scaramanzia, tranquillità o altro?

Con il chirurgo che l’ha operato, il Prof. Tartaro che ha fatto un intervento complesso concordammo a maggio 2022 che il ragazzo poteva giocare anche senza maschera ma il ragazzo si sente tranquillo. Non si tratta di  scaramanzia ma tranquillità e in un paio di partite quest’anno ha anche preso una gomitata e una testata vicino all’orbita, qui la maschera ha fatto il suo lavoro.

A fine stagione arriva un mese di vacanza: come si interagisce con gli atleti e lo staff medico?

È meno di un mese con 15-16 nazionali ma la prima settimana i ragazzi vengono  lasciati totalmente liberi con uno stacco completo, poi vengono loro assegnati dei programmi per gli allenamenti che sono preparati da Sinatti e Cacciapuoti, i nostri valenti preparatiri atletici e aggiungiamo dei programmi di prevenzione che diamo noi. In più hanno schemi alimentari non rigidi ma indicazioni da seguire nelle settimane, preparati dal nostro nutrizionista Rufolo. Non staccano per arrivare non dico allenati, ma non totalmente disallenati.

La scelta di ADL, il lavoro classico in Italia senza no amichevoli per il mondo è uno dei segreti dal Napoli?

La continuità che ti dà una preparazione estiva e la possibilità  di amichevoli senza viaggi e rientri notturni,  e la scelta di staccare anche i due ritiri in due grandi blocchi di 12 giorni ciascuno, per me permette dal punto di vista della metodologia e della preparazione fisica di ingrandire il serbatoio e riempirlo più correttamente possibile coi giusti carichi di lavoro e di progressione fino a metà agosto ad inizio campionato.

Anguissa ha sempre la mano fasciata, a volte anche Kim: perché?

Il motivo è preciso: un anno e mezzo fa Frank ha avuto un trauma in Nazionale con una micro frattura diagnosticata successivamente e il  bendaggio è funzionale ad una protezione della mano e dell’articolazione del polso. Idem per Kim che ha avuto un trauma al polso per dargli stabilità in una zona molto importante per un calciatore nella fase di caduta. Il motivo è clinico-medico non un vezzo.

Qual è l’atleta che più si confronta con te anche nel post traumatico per esempio?

A questi livelli tutti  più o meno vogliono capire, specie nelle problematiche muscolari realmente qual è l’entità del danno e se c’è stato danno. Spesso a volte giornalisticamente si sbaglia anche a definire un infortunio mentre gli atleti più grandi, più maturi partecipano di più e vogliono capire meglio le loro problematiche e i loro fastidi quotidiani. Ognuno, anche gli atleti, si svegliano la mattina con qualche dolore e quindi il conoscere il proprio corpo aiuta a interpretare i segnali del corpo stesso. A 20-21 anni uno passa più sopra a tanti fastidi e questo può portare a problematiche più difficili, quelli più maturi, prendi un Di Lorenzo che un anno fa ha avuto un infortunio serio al ginocchio con recupero straordinario. A volte noi guardiamo insieme le immagini anche delle risonanze e ci confrontiamo molto, anzi le immagini ci aiutano a spiegare all’atleta meglio le problematiche e la loro entità e questo ci dà soddisfazione perché sono recettivi.

Da quanti anni sei nel Napoli?

Sono dal 2004, dal primo anno di Serie C: se vedi la foto sono con Grava e con Peppe Santoro: i superstiti…

Dal 2004 ad oggi il momento più difficile è stato il covid: in quel periodo quanto è stato difficile anche per ostacolare eventuali focolai… quanto è stata dura?

Non voglio dire che è stato un incubo ma quasi. Per tornare a giocare nel 2020 e in seguito dovevamo inoltre seguire protocolli molto rigidi con tamponi continui anche la notte della gara con disagi in vista della preparazione della partita. Oggi ci scherziamo su ma mi prendevano in giro perché nella giornata dei tamponi nessuno voleva parlare con me fino ai risultati, ero intrattabile perché in caso di positività scattava il protocollo. Ma tutti i ragazzi che hanno vissuto con noi questo problema ci hanno dato una grande mano e non sono mai stati d’ostacolo o distruttivi. Eravamo inoltre l’unico club di A ad avere tutti  vaccinati contro i covid.

Tanti nel Napoli allenatori, solo Benitez non italiano. Cambia molto l’atteggiamento dello staff tra allenatori italiani e stranieri?

Alla fine cambia poco. Grazie anche all’intuizione del  presidente e della continuità negli anni siamo l’anello di congiunzione e una metodologia differente la trovi anche in un italiano, non solo in un allenatore straniero. Sta a noi la capacità di saper trasmettere le nostre competenze e cercare di interfacciarci. La collaborazione tra staff tecnico e medico è stato un plus e ha fatto la differenza nella stagione. Ci  sarà una fase di adattamento e di scambio di metodologie e informazioni, poi si entra a pieno regime.

Sai già chi è l’allenatore nuovo o non lo dicono neanche a te…

Assolutamente! Pensa che delle visite per il nuovo calciatore vengo avvisato la sera. E informarmi sul trascorso degli infortuni di un atleta è molto utile nella prima visita.