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MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE 2023 - STAMPA

DA SIVORI A HIGUAIN: QUANTI "TRADIMENTI" TRA JUVE E NAPOLI


Ne parla La Gazzetta dello Sport


 
     
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A cura di: Redazione
Fonte: Gazzetta dello Sport

Sono tanti i trasferimenti diretti dalla Juve al Napoli e viceversa dal Napoli alla Juve. Ecco quelli più “dolorosi” elencati da La Gazzetta dello Sport.

Dalla Juve al Napoli. Estate del 1965, Omar Sivori arriva a Napoli in treno. Lo fanno scendere alla stazione di Mergellina, circondata da migliaia di tifosi. La Domenica del Corriere dedica all’avvenimento una copertina: il disegnatore Walter Molino ritrae Sivori in fuga dalla folla attraverso il cornicione di un palazzo. Realtà romanzesca, ma non troppo. Sivori ha esaurito il suo ciclo alla Juve, non è più il vizio dell’Avvocato Agnelli, è diventato un anarchico geniale incompatibile con Heriberto, l’altro Herrera, il ginnasiarca allenatore bianconero. Così il Comandante Lauro lo porta a Napoli, nella speranza che gli faccia vincere lo scudetto. Sivori va vicino al bersaglio grosso - terzo, quarto e secondo posto in sequenza -, ma non lo centra.

Nel 1989 la Juve cede Massimo Mauro al Napoli per tre miliardi delle vecchie lire. Mauro ha giocato a Udine con Zico e a Torino con Platini. A Napoli completa il trittico con Diego Maradona. “Ho giocato con tre geni” sarà il titolo della sua autobiografia. A Napoli trova un Maradona ancora vincente, ma già devastato dalle notti sbagliate nel ventre della città, tra sesso estremo e cocaina. Sul campo tutto si ricompone, quel Napoli rivince lo scudetto, nel 1990.

Un terzo juventino di piedi brillanti passa dalla Juve al Napoli, nel 1993: Paolo Di Canio, ala destra per ruolo e pensieri. Di Canio si ferma per una stagione e si conquista un posto nell’eternità del Napoli con un gol maradoniano al Milan, un festival di finte e controfinte.

Dal Napoli alla Juve. “Core ‘ngrato”, come da titolo della canzone. Quasi tutti coloro che sono passati dal Napoli alla Juve si sono meritati l’etichetta. Forse l’unico a scamparla è stato Dino Zoff, la sua figura indiscussa gli è valsa come salvacondotto nel momento in cui lasciò Posillipo per trasferirsi nella sabauda Torino.

Il “core ‘ngrato” per eccellenza rimane José Altafini. Quando passa all’odiata Juve, nel 1972, un giornale titola proprio così, Altafini core ‘ngrato , a tutta pagina. Sui muri compaiono scritte minacciose: “José ci hai fatto uno sgarro”; “Statte accuorto”. Una specie di lettera scarlatta, rimasta tale per anni.

Più morbido l’ addio di Marcello Lippi, allenatore del Napoli nel 1993-94, prima di passare alla Juve.

Poi Ciro Ferrara, un figlio di Napoli, difensore giovane e forte degli scudetti di Diego, e pilastro della Juve lippiana.

Controverso, ma per motivi legati a una storiaccia in cui il giocatore è vittima e parte lesa, il distacco di Fabio Quagliarella, nativo di Castellamare di Stabia, classica figura di profeta extra patria.

A sbiadire il “core ‘ngrato” Altafini è Gonzalo Higuain, argentino come Sivori. Quando nel luglio del 2016 la Juve versa al Napoli la clausola da 90 milioni, la città erutta le peggiori cose sul Pipita.