A cura di: Redazione
Fonte: Radio CRC
Il Presidente della SSC Napoli, Aurelio De Laurentiis, è
intervenuto il 24 dicembre ai microfoni di Radio CRC, emittente partner del
club azzurro. Di seguito le sue parole: «Avevamo vinto due trofei all’epoca di Benitez nello stesso
anno, però erano diversi. Questa volta Scudetto e Supercoppa: non è mica poco.
Eguagliare Maradona? Non si può eguagliare, non si è mai grandi quanto lui. Lui
aveva questo spirito da scugnizzo partenopeo, da ragazzo di squadra. Ha
lavorato con me, abbiamo passato una nottata insieme molto divertente con lui e
Claudia, la moglie, dove mi raccontavano cose straordinarie in un momento in
cui io ero ancora a digiuno di calcio. Io da bambino ero innamorato del Napoli, perché papà mi
portava a seguire le partite. Devo ringraziare la nostra radio, CRC, ed il suo editore al
quale faccio gli auguri per un sereno Natale ed un fantastico 2026, che sia di
crescita per tutti quanti voi. Non ci remate contro, non c’è niente di peggio
che essere partner e remarci contro: quella del calcio deve essere una fede. Lo
ha capito uno che non ha mai giocato a pallone in tutta la sua vita: se l’ho
capito io, possono capirli tutti. A Napoli il Natale è una festa continuativa che va dal 24 al
6 gennaio, è un continuo programmare cose deliziose che escono dalla cucina.
Noi in famiglia eravamo più di 100 persone e giocavamo alla tombola, al
mercante in fiera: mia nonna ci regalava le famose 500 lire in argento e noi
nipoti ce le giocavamo a 7 e mezzo. Oggi ho scritto a Tommaso Bianchini per un
mercante in fiera con i giocatori del Napoli, mettendoci dentro anche delle
leggende. Facciamo una cena con un grande mercante in fiera dove il primo
premio lo devolviamo in beneficenza e gli altri premi a chi ha avuto più
fortuna. Bianchini secondo me cavalca subito questa idea. Il passaggio dalla Serie B alla Serie A per me è stato un
momento indimenticabile. Io per tutta la mia vita ho cercato di far divertire
le persone come il cinema e credo che ci siano pochi produttori al mondo che
hanno avuto così tanti successi ogni anno come li ho avuti io. Quindi quando io
vedo che i tifosi trasmettono a un’intera nazione questo senso di rivincita e
questa soddisfazione, quello è un sentimento ed un godimento che non ti può
dare nessun’altra situazione. Penso al bus scoperto e ai numeri che ha fatto la
trasmissione in diretta su Rai Italia. Queste sono cose che segnano
profondamente e ti danno una dimensione dell’importanza del calcio, che secondo
me chi gestisce da un punto di vista istituzionale il calcio non ha ancora
capito. Perché sono troppo legati alla propria poltrona e a pensare come essere
rieletti e a non considerare l’importanza del fatto che non si deve distruggere
un gioco giocando troppo. Ci stanno facendo venire gli incubi degli infortuni,
perché si gioca troppo. Bisognerebbe cambiare il rapporto di lavoro, dovrebbero
essere dei liberi professionisti, che non si sottopongono a degli stress
vincolanti anche da un punto di vista sindacale. Noi abbiamo dei grandi signorotti che comandano il calcio e
pensano che a un certo punto la loro rieleggibilità passi attraverso delle
formule che fanno soltanto sorridere. Il problema è che tutti vogliono
aggiungere e nessuno vuol levare: i nostri calciatori, pagati da noi, vengono
dati alla Nazionale con una leggerezza incredibile, quando dovrebbe essere il
club a decidere. A questi signori che governano il calcio a livello mondiale
non interessa la protezione del tifoso per il quale il campionato nazionale ha
vero valore. Si deve ripercorrere l’atlante dei problemi che affliggono il
calcio italiano e soltanto i proprietari hanno la capacità in 24h di prendere
le decisioni del caso: agli amministratori delegati e direttori generali che
devono mantenere intatti che devono mantenere intatti i loro salariati non gli
può importare di prendersi un rischio.
Per il 2026 noi dobbiamo dotarci di salute, salute e salute.
Ed un bel corno contro gli iettatori».
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