A cura di: Redazione
Fonte: Napolicalcionews.it
Khvicha Kvaratskhelia, attaccante del Napoli e stella della
nazionale georgiana, ha rilasciato una lunga intervista a 'The Players
Tribune'. Queste le sue parole: "Passare al Napoli è stato tutto merito di mio padre Badri. Il suo idolo era Maradona. Anche lui era un ottimo giocatore. Quando ero bambino guardavo sempre i suoi video e per me era il
migliore al mondo. Da quando ero piccolo mio padre parlava sempre di
Maradona come di un Dio. Quindi quando il mio agente mi ha detto che il Napoli voleva
che andassi lì, ero felicissimo. Anche per mio padre è stato incredibile. Mi disse che non si poteva dire di no al Napoli, al club di Maradona! Quindi non ci abbiamo pensato troppo, non c'è stato nessun dibattito. Lui mi ha detto: "devi andare". Non riesco a descrivere le emozioni che ho provato. Gli ho risposto: “andiamo, subito!". Ricordo i primi giorni al Napoli, vedevo Maradona ovunque. Maradona, Maradona, Maradona. Maradona è il Dio lì. L'ho detto a mio
padre. E lui mi ha risposto: "portami lì velocemente!". All'inizio andavo in taxi all'allenamento perché non avevo
la macchina. E dopo, quando ho visto come guidavano, ho detto: “non posso guidare
qui, è impossibile”. Ma quando sono arrivato in albergo... il panorama... oh mio Dio.
Era la cosa migliore che avessi mai visto, davvero. Poi sono uscito a passeggiare per la città, e anche i settantenni
mi conoscevano già. Prima ancora di giocare. La gente mi fermava: "sei
Kvaratskhelia!". L’ho detto tante volte agli amici: georgiani e napoletani
siamo quasi la stessa cosa. Il modo in cui amano così tanto il calcio. Viviamo
la vita un po’ come… pazzi. Non so come dirlo, ma è come... la passione, l'energia. Viviamo così anche in Georgia. Ai miei amici di casa dico sempre: “a Napoli devi mangiare
pizza e pasta”. L'altra cosa che dico sempre? "Devi vedere una partita allo Stadio Maradona". Non dimenticherò mai la mia prima visita al Maradona. Quando
sono entrato, anche solo nello spogliatoio, è stato bellissimo. E io, normalmente, prima della
partita non scendo in campo. Alcuni giocatori vanno in campo, sentono l'erba e
queste cose, oppure ascoltano la musica con la gente. Non lo faccio mai. Ma al Maradona, la prima volta ho pensato: "forse dovrei uscire. Devo vedere". Quindi sono uscito ed è stato bellissimo. E anche durante il riscaldamento lo stadio era già pieno. Certe emozioni non puoi descriverle. Suonano quella canzone, "La,
la, la", quando inizia il riscaldamento. Poi cantano l'altra canzone di
Maradona che segue... è "Olé, olé, olé", e poi i fan cantano
"Diego, Diego". Quindi ora ogni volta che mi riscaldo, canto anche io:
"Diego, Diego". Mio padre lo adora. I tifosi sono qualcosa di diverso. La stagione in cui
abbiamo vinto lo scudetto, dopo la trasferta contro la Juventus, siamo tornati all'aeroporto di Napoli, e cercavamo di tornare a casa con l'autobus, ma
i tifosi hanno preparato questi fuochi d'artificio con i colori. Non si vedeva più nulla . Anche dentro
l'autobus non si riusciva a respirare. Abbiamo detto all'autista: "metti l'aria
condizionata". Ma anche con l'aria condizionata riuscivamo a malapena
a respirare. Tutto era bianco e azzurro. Ma la gente era così felice. Una città intera felice.
Tutti. E anch'io. Sono molto, molto felice di giocare per il club di Maradona".
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