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LUNEDÌ 6 OTTOBRE 2025 - REDAZIONALE

VIOLENZA E CENSURA ALLO STADIO MARADONA: LA DENUNCIA DEL GIORNALISTA MARCO ROSSANO


La testimonianza di quanto accaduto domenica 5 ottobre


 
     
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A cura di: Ciro Gaipa
Fonte: Napolicalcionews.it

NAPOLI – Quella che doveva essere una normale giornata di sport si è trasformata in un grave episodio di intolleranza e violenza ai danni di un cittadino e professionista noto per il suo impegno civile. Marco Rossano, docente, giornalista e documentarista da anni attivo nel sociale, ha denunciato di essere stato aggredito e schedato dalla Polizia all’ingresso dello stadio “Diego Armando Maradona” prima della gara Napoli-Genoa del 5 ottobre 2025, colpevole – secondo quanto riferisce – di indossare una sciarpa della Palestina.

Mi è stata sequestrata la sciarpa che porto da anni per sostenere il popolo palestinese – racconta Rossano in un video denuncia condiviso sui social – mi è stato detto che non potevo introdurre ‘messaggi politici’ all’interno dello stadio, nonostante siano sempre visibili bandiere di ogni altra nazionalità”. Alla sua richiesta di spiegazioni, la situazione sarebbe degenerata: “Sono stato spintonato e portato dietro un muro, dove mi hanno chiesto i documenti che avevo già in mano. Mi è stata contestata la resistenza a pubblico ufficiale, sono stato schedato e minacciato”.

Solo dopo essersi qualificato come giornalista, i toni si sarebbero “leggermente calmati”, ma le minacce, secondo la testimonianza, non si sarebbero fermate. “È stata un’esperienza umiliante – aggiunge Rossano – e credo che episodi come questo rappresentino un grave segnale. Se una persona viene aggredita solo per aver portato una sciarpa, significa che i nostri diritti civili sono davvero in pericolo”.

L’episodio, se confermato, solleva interrogativi profondi sullo stato della libertà di espressione e sull’uso della forza da parte delle forze dell’ordine in contesti pubblici. In un luogo che dovrebbe essere simbolo di passione e condivisione come lo stadio, la scelta di reprimere un gesto pacifico e simbolico rischia di trasformarsi in un inquietante precedente di censura.

È inaccettabile che, nel 2025, un segno di solidarietà verso un popolo martoriato venga trattato come un atto sovversivo. La democrazia non si difende limitando le voci, ma garantendo a ciascuno il diritto di esprimere la propria coscienza – anche, e soprattutto, quando non coincide con quella del potere.