A cura di: Redazione
Fonte: Napolicalcionews.it
Arrigo Sacchi
parla del cammino del Napoli delle ultime due gare: «A vedere le
sofferenze con il Genoa e poi con Parma, ho avuto anche io delle palpitazioni
pensando a quello che stava provando Antonio. Ora il pallino è nelle sue mani: per Inzaghi non sarà
facile strapparglielo», dice l'ex allenatore ai microfoni de Il Mattino. Sacchi, un po’ tutti dicono che lui in panchina porti
almeno una decina di punti in più? «Di preciso non lo so. Ma sono tantissimi. È un valore aggiunto come pochi. E
di sicuro la classifica degli azzurri è merito suo. Vincere con il Cagliari
sarà il tocco magico del suo cammino. Poi spero che decida di restare ancora
nel Napoli, ma quello che conta è che qualsiasi decisione prenda, non gli
faccia poi venire dei rimpianti nel futuro».
«La classifica fa sospirare: se vinci, ma non è facile
perché vincere non lo è mai, non devi aspettare di conoscere il risultato
dell’Inter che gioca a Como e con Fabregas non è semplice. È una finale, è una
vigilia da grandi emozioni, consapevoli che poi non ci sono vie di fuga, altri
paracaduti. Domani si decide ogni cosa. Ed è bello così: non sempre la vita dà
un’altra possibilità. Il calcio, come dico sempre a mia moglie che ne sa poco
di pallone, è proprio lo specchio della vita. Lavori tutta una stagione, notte
e giorno, per arrivarti a giocare una partita di questo genere». Come vanno vissute queste ore di attesa? «I ragazzi hanno la fortuna di avere un grande professore: lo ascoltino. Non
devono fare altro. Basta seguirlo, fare quello che dice sia giusto fare. E lui
lo sa bene. Se pensano di avere già vinto lo scudetto, ci penserà Conte a
portarli nella dimensione giusta: lui non gli permetterà di avvicinarsi a
questa partita senza umiltà e modestia, con l’idea che gli avversari ti
facciano un regalo». Si dorme la notte prima di una gara del genere? «Sì, io lo facevo. Dormii prima della sfida del San Paolo e anche prima della
finale di Coppa dei Campioni a Barcellona, l’anno dopo. E dormirà anche
Antonio. E sa perché? Perché sa di avere degli uomini affidabili a sua
disposizione. Magari non saranno tutti dei grandi campioni, ma sono persone che
per arrivare a giocarsi lo scudetto l’ultima giornata hanno dato tutto loro
stessi. Tutto. E non c’è nulla di più bello che lavorare con calciatori così».
|