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GIOVEDÌ 2 MARZO 2023 - CONFERENZA STAMPA

SPALLETTI IN CONFERENZA: “HO AMMIRATO E APPLAUDITO IL NAPOLI DI SARRI, PER ME LUI È STATO IL MASANIELLO DELLA RIVOLTA DEL CALCIO”


Il tecnico azzurro ha parlato in conferenza stampa


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: Napolicalcionews

Luciano Spalletti ha tenuto la sua conferenza stampa alla vigilia di Napoli-Lazio presso il Centro Tecnico Konami di Castel Volturno.

La gara di domani è più il compimento di un’ opera o percorso iniziato tanti anni fa ripensando anche a un completamento dell’opera di Sarri, oppure un taglio netto col passato con una squadra diversa e superiore a quel Napoli?

Il mio punto vista è che è vero che ci portiam dietro la cultura del lavoro iniziata da altri, del modo di stare in campo di calciatori che hanno preceduto questi qua. Vedo che Sarri ha delle cose che son simili con noi: ci piace andare in tuta, anche quando passeggio porto le scarpette a13… poi quella idea di comandare il gioco, di fare la partita, attraverso il possesso palla – tema dell’ultimo periodo… il possesso palla dà la possibilità di decidere dove giocare la partita, poi occorre alternare ritmi e dimensioni di possesso palla, ma son discorsi più profondi. Gioco verticale? Anche, bisogna saper alternare, gli altri vengono a prenderti o no: se sì debbono avere dimensione di squadra a cui nessuno può farne a meno, se vai a prenderli la difesa deve salire per non farli entrare nelle linee... Per me Sarri è stato un po’ il Masaniello calcistico, il capopolo di rivolta di un modo di vedere il calcio. Di Sarri – come ho già detto – ho visto molte partite sue, le ho scelte, ho applaudito il Napoli di Sarri e questo fatto qui per me è la bellezza del calcio e non mi importa se è meglio o peggio, ho preso questo quando ho potuto e ho visto le partite del Napoli di Sarri. In più  sui campi di Castel Volturno ci sono ancora le linee di passaggio sue  e quando si arriva in quelle linee la palla viaggia ancor più veloce, per il resto non me ne frega nulla se è meglio o peggio.

Vede una percezione diversa nell’atmosfera,  più equilibrata e contenuta della piazza rispetto all’attesa? Dipende dalla maturità, dalle delusioni o dal suo insistere sul partita dopo partita?

Sicuramente da una conoscenza del calcio in generale, una maturità di saper valutare le cose come vanno anche nella vita in generale. Fondamentale è che i nostri tifosi non vadano all’arrivo ad attenderci ma scendano in campo con noi e che non diano retta a quelli che vogliono farci levare le mani dal volante alzandole in segno di vittoria quando abbiamo ancora molte curve da fare e queste curve possono farci sbandare. Ho sentito anche molti messaggi di migranti nel mondo che si emozionano e la loro emozione è fondamentale se riescono a farcela sentire ogni partita senza anticipare eventuali discorsi futuri.

Osimhen nella sua  intervista odierna ha speso elogi profondi anche extra calcio per lei, così come fanno altri calciatori. È entrato nella testa e nel cuore dei ragazzi: è questo  uno dei segreti per puntare in alto?

Provi a intervistare Demme e quelli che giocano di meno e vediamo se il discorso è lo stesso… e dico Demme perché meriterebbero di giocare per qualità esperienza e qualità. Per me diventa sempre facile lavorare con delle persone e dei ragazzi che hanno qualità, attitudine e disponibilità ad ascoltare e apprendere sempre qualcosa in più perché c’è sempre la possibilità di andare avanti se hai disponibilità . È sempre la loro non la mia disponibilità, loro sono forti, sono persone che hanno la disponibilità  al lavoro e questo fa la differenza e li ringrazio quando parlano bene di me, sono loro gli artefici di quel che sta accadendo.

Il manifesto del Napoli di Sarri è e resta la grande bellezza, quale il suo manifesto del suo Napoli e se fosse osservatore esterno quali differenze coglierebbe tra questo e quel Napoli?

Non so quale sia il mio manifesto e non so neanche per Sarri, quello lo sa lui. Noi dobbiamo avere il coraggio di giocare le partite e partire da chi sei, che calcio ami fare e dove vuoi andare a parare. Davanti ci sono sempre persone e per me è meglio, più stimolante cercare di percorrere qualcosa che ci piace. Per me è questo fondamentale, non mi piace far calcio tutti davanti alla difesa eppure ho perso spesso ma non mi piace e se non mi piace non so interpretare, raccontare e far piacere a loro tutto questo e ora i ragazzi sono contenti di fare questo calcio e se fai  così c’è sempre lo step successivo ed è quello che piace alla gente. Quando sono arrivato la mia battaglia era quella di riportare la gente allo stadio, è segno che facciamo qualcosa che a loro piace  e crea emozioni. Il tifoso napoletano è arguto e bisogna tirar fuori le sue qualità e riconoscergliele sul calcio giocato per cui si fa quello e basta. Poi si vede dove si finisce e nulla ci turba tranne qualcosa di clamoroso. Differenze tra me e Sarri: lui è più preciso nello stare in campo, è leggibile ha una sua quadratura tattica difensiva e controffensiva e nella pressione. Ogni volta che vedo la Lazio - che pure pratica un calcio bellissimo - si riconosce questa chiusura totale. Domani dobbiamo trovare una finestra aperta perché dalla loro porta non si passa mica essendo chiusa a doppia mandata. Loro scappano tutti insieme, è un corpus unico la Lazio. I miei a volte in due attaccano e due scappano, da un punto vista di praticità non so come sia meglio ma a me piace più così poi bisogna domandare a lui, a Sarri:  ha sempre risposte interessanti.

Quando ha cominciato ad allenare ha accarezzato il sogno dello scudetto?

Si sogna tutti e sognare un obiettivo quando si lavora, arrivare più in alto possibile e se questo si chiama scudetto… poi anche altre cose danno soddisfazioni. Esempio: io non sono di quelli che vuol vincere a tutti costi e poi l’anno dopo fallire, sono uno che ama collaborare con la società e fare un discorso più  corretto. Io ho sempre collaborato con le mie società cercando di produrre un lavoro un passo alla volta per obiettivi comuni che erano nelle possibilità di quella società lì.

All’andata con la Lazio è stato un momento spartiacque, una gara ribaltata dopo uno svantaggio: ripensando a quel momento come lo vede oggi?

Sono state le due partite precedenti ad esser spartiacque, i pareggi che hanno dato la svolta, mantenendo la stessa mentalità, creando disponibilità al sacrificio e le sollecitazioni che si cercavano di dare in modo corretto. Allora se non sei di quel livello lì e continui, continui, continui comunque e poi con la costanza a quel livello ci arrivi per innalzarlo quel livello. Questo succede sempre altrimenti il lavoro, la personalità non avrebbero significato come la disponibilità al sacrificio.

Se Sarri è un Masaniello lei che paragone avrebbe? Nel 2018 lo stesso Sarri parlò di scudetto perso in albergo anche per via del risultato di Inter-Juve. Esistono scudetti persi in albergo o non è così?

Per me lasciam perdere. Per Sarri andrebbe chiesto a lui anche se quel risultato ha influito – secondo lui molto – sulla corsa scudetto. Ma io prendo sempre me come obiettivo alle cose che non vanno come vorrei, non  gli altri. Noi giochiamo le nostre  partite  e voi le vostre. Vero che ho perso quella partita, che ho fatto delle sostituzioni e magari le rifarei perché eravamo sofferenti e molto, giocando in inferiorità, ma che io sia responsabile delle cose fatte da voi,  grazie per la responsabilità, ma…

La domanda non era sulla sua responsablità quanto su questo: se gli scudetti si perdono in albergo e se quel risultato ha condizionato, il mio riferimento era all’errore di Orsato.

Non parlo di errori, ripeto, prendo me come responsabile delle cose che non vanno come vorrei. Non voglio dare responsabilità a nessuno, la do a me stesso perché sbagliammo dei gol e poi potevamo atteggiarci diversamente come squadra e io da allenatore ne sono responsabile. Quel che potevamo fare domenica a Empoli ad esempio potevamo farlo anche contro quella Juve che era tra le più forti del campionato. Non son io il responsabile, lo voglio ribadire, per chi lo interpreta come gli pare.

Mi ha colpito…

Anche a me mi ha colpito quando parlava sulla domanda del suo collega…

Lei non ha responsabilità sull’essere allenatore dell’Inter e non del Napoli. la domanda è questa: un post su una pagina facebook dei tifosi dell’Inter dove ricordavano i suoi successi in carriera e la si chiamava comandante alla vigilia di Napoli-Lazio. C’è un pizzico di rivincita di Spalletti ora celebrato ma che secondo alcuni non ha vinto lo scudetto in Italia?

Non gioco e non alleno e non faccio pensieri che possano suscitare rivincite verso nessuno. Io devo tentare di far bene il mio lavoro, lavorar bene, stop. Sono i risultati del calcio giocato che fan la differenza. La pagina dei tifosi dell’ Inter non so quale sia ma  mi fa piacere, sono tanti in quella pagina che mi seguono e mi ascoltano e commentano quello che dici, è una cosa che ti rende ancor più responsabile. Se i tifosi dell’Inter mi ricordano con piacere mi fa piacere, per cui si lavora ancor meglio, più responsabilmente. Rivincite personali non ce ne sono, do sempre il massimo e mi comporto corretamente anche quando voglio far confusione e ho litigato per il bene della squadra e della società in nome del lavoro e della squadra, poi però a qualcuno fa più piacere sapere che io faccio confusione nei talk show ma dal mio punto di vista è sempre lo stesso il modo di fare. Sono bravo se la squadra gioca bene al calcio quindi preparare bene gli allenamenti e dire al calciatore quando è motivato, se costruisco un video breve e uno rimane impressionato e riesco a infondere due cose in più. Altro non mi interessa.

Quello che il Napoli sta facendo quest’anno è storia di questo sport e questo Napoli è studiato a Coverciano. Tra gestione e comunicazione ci dice la cosa migliore che ha fatto dal ritiro a oggi?

Non capisco che oggi abbiate preso così.. Io vengo di conseguenza alla disponibilità, alla qualità dei calciatori. Devo esser bravo a sollecitare delle cose e attento a che tipo di sollecitazioni creano disponibilità. Abbiamo ancora molte partite da giocare, le voglio giocare una per volta. Sembra già il futuro ma non  è accaduto niente. Vogliamo giocare contro 11 altrimenti si gioca contro 33, è sempre quello il discorso.

Mancano 14 partite alla fine, si è in corsa per la Champions: a questo punto cosa è più stimolante, la maturità, il poter scrivere la storia o la sua ambizione di vincere in A?

Campionato, Champions, sinceramente? Per me è un modo presuntuoso di ragionare  che non ci appartiene e non deve appartenere ai ragazzi. Ci deve stare a cuore una qualità che debbono avere tutte le persone: la propria felicità in base a che felicità riesci a distribuire ai tifosi: tutto per lei, ripeto. La cosa che più ci rende felici è veder felici i nostri tifosi. Abbiamo già detto tante cose anticipando il percorso da fare e vedere la nostra città esplodere di gioia è la cosa che più ci sta a cuore.

Si  sta facendo ora una parte di racconto che non piace ai tifosi, quasi a diminuire quanto sta facendo lei e la squadra, parlare di un campionato di livello basso.

È una cosa che non penso. Occupo tutto il tempo a costruire le nostre cose poi valuteremo se ci sono differenze coi nostri avversari. Domani per me è un derby del famoso condominio per guadagnarci un pianerottolo. Non ci interessa altro, sicuramente per i risultati in generale i nostri calciatori stanno facendo cose straordinarie e finora va detto bravi e dati loro grandi meriti. Indipendentemente dai risultati hanno fatto grandi partite, stando in campo a macinare, ad avere idee, a produrre calcio fatto bene. Non è una partita che vinci e porti a casa una coppa che ti può accorciare la strada per il successo, è il modo ripetuto e continuativo di come sono scesi in campo e attuato la partita

Il +18 in classifica non  lo considerate o è uno stimolo?

Il +18 non è una cosa da considerare, noi dobbiamo sempre valutare le partite per essere quelli da partita dentro o fuori. Giocarle tutte allo stesso modo magari anche in 10 come ad Empoli. È quello il fondamentale. Il dare un rispetto totale all’avversario considerando che ti può succedere di tutto, basta un dettaglio per invertire la rotta. In questo campionato son successe delle cose dalle quali prendere spunto perché non capiti a te e sottoporle ai giocatori per avere una condotta e un ragionamento corretti per il nostro percorso.

Sono tutti straordinari i calciatori impiegati ma la forza del Napoli è anche in chi subentra e nelle  5 sostituzioni, quindi nel lavoro della società. È questa la forza del Napoli che può permettere di pensare a un ciclo?

Corretta osservazione! Sono basi veramente buone. Abbiamo  un gruppo di calciatori forti, un gruppo sano, dove c’è roba fresca che può esplodere tra le tue mani e durare negli anni. Qui la società è stata brava, Giuntoli a saper scegliere questi calciatori e avere individuato questi calciatori, funziona così: tramite i suoi collaboratori tira fuori una lista poi va visto se la società te li compra… sempre devi tener conto delle possibilità che un presidente attento ha come riferimento.  La possibilità di un ciclo è una cosa che può succedere, ci son ragazzi fuori che han giocato poco con enorme qualità e ogni volta che scelgo l’undici mi piange il cuore… Elmas ad esempio non viene mai da me ma se viene e mi  chiede: ‘Mister perché non mi fa giocare?’ io sono in prigione perché non so che rispondere. Raspadori, quando si parlava con Giuntoli era un investimento importante e non l’ho mai fatto giocare ma è il futuro dell’Italia. Su Gaetano scommetto, certo deve crescere e Zerbin ha una disponibilità incredibile. Zedadka poi non l’avete mai visto e considerato ma mi faceva piacere passare il turno in coppa per mostrare che tipo di calciatore è. Ecco  perché l’eliminazione mi ha dato fastidio. Un paio di partite? Lo dico controcorrente che avrebbero influenzato i ritmi di recupero della squadra ma magari si potevano fare scelte del tipo portare solo 15 calciatori in ritiro e farli sentire titolari a quelli che non giocavano mai. Simeone? Qualche partita in più  l’ha giocata e ce ne sono anche altri, abbiamo una rosa profonda come le altre del resto.

Tante le testimonianze di affetto, le bandiere, cose oltre il tifo da stadio: che ne pensa? Come una lunga attesa…

Difficile dar finta di niente. È un’atmosfera che si fa fatica a descrivere con le parole ma poi bisogna ribadire quel che abbiamo detto all’inizio: rimaniamo concentrati sulle partite ma scendete in campo con noi perché di voi abbiamo bisogno.