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SABATO 20 NOVEMBRE 2021 - CONFERENZA STAMPA

SPALLETTI IN CONFERENZA: “A SAN SIRO NESSUNA RIVINCITA: CI ANDREMO PER FARE LA PARTITA”


Il tecnico azzurro ha parlato in conferenza stampa


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: Napolicalcionews

Luciano Spalletti ha tenuto la sua conferenza stampa alla vigilia di Inter-Napoli, trasmessa da Radio Kiss Kiss Napoli.

Come è il clima all’interno dello spogliatoio per la sfida, e per la notizia di Politano: un po’ di apprensione?
Mah, che possa succedere qualcosa all’ultimo momento fa parte delle difficoltà della stagione. Forse è stato dimenticato che le prime due partite di campionato le abbiamo giocate con 3 centrocampisti perché c’era Demme infortunato, poi anche Zielinski e  non c’era Anguissa. E si è fatto quel che si doveva fare. Si lascia il dubbio che questa situazione che manca un calciatore ci metta in condizione di perdere o di giocare sotto il nostro livello? Non è un modo di ragionare corretto.

Che partita si aspetta domani, sarà un match aperto in stile Premier?
Sarà una partita così, dove tutte e due le squadre han bisogno di punti e dunque di vittoria. Ci sono due disegni tattici: loro stanno in campo con geometrie diverse dalle nostre e si dovranno coprire quegli spazi in fase di possesso perché hanno quelli bravi su tutta la fascia, idem quando abbiamo palla noi. Sane intenzioni da parte di entrambi; l’Inter è una squadra fortissima anche con Inzaghi,  a prescindere dai risultati.

A Milano ha piantato qualche seme. Quanto conta aver aiutato tanti giocatori che  sono ancora lì e poi ci racconta l’emozione di tornare da avversario dopo tanto tempo?
Ho già detto qualcosa in settimana: parlo con pochissimi, spesso sono da solo, amici o non amici; ‘anche io ho vinto quello scudetto, spero che non mi fischino...’.  Possono fare quello che gli pare: fischi e insulti li ho presi da tutte le parti, io guardo al mio lavoro e valutando il mio il concetto è: quando vado via vedo se ho lasciato bene i conti e se ho vinto qualche partita - e si riferisce a quel che ho fatto io, non gli altri. Poi  ognuno dà il taglio che vuole, in base alle amicizie e ai contatti che si hanno… io ho finito all’Inter con le difficoltà di  gestione di quel momento, c’era da creare difficoltà ma poi non  ho dato colpa  a nessuno, non ho preso vantaggi, me ne sono andato a casa perché mi avevano mandato. Delle valutazioni van fatte perché sono in base alle possibilità che uno ha a disposizione. Se uno ha 240 milioni non è la stessa cosa di averne 100 e i giocatori che si prendono sono da Chelsea, United, ecc… emozioni… per me sarà una partita come tutte le altre… sono abituato a vivere in diretta senza preparar niente… sono curioso anche io di vedermi dentro San Siro.  Per  me il passato non è mai passato veramente perché vivo con sentimento e intensità e serietà. Lì sono state prese delle decisioni e le ho prese volentieri perché un allenatore deve essere giusto per il bene del gruppo. Una esperienza che mi ha dato tanto, c’è da ringraziare i calciatori, il gruppo; coi calciatori ho un bellissimo rapporto  e con diversi mi sento ancora, con altri non mi sento ma è come se fossimo sempre insieme a collaborare indipendentemente da come mi tratteranno. Sono orgoglioso di aver  ridato forza alla conformazione della Pinetina: anche i giardinieri mi hanno aiutato nel togliere le piante per misurare la profondità della Pinetina; nel dar forza alla Cappella in costruita da Moratti onore di papà Angelo; dal Vaticano Mons. Luigi Mistò partiva sempre per dire Messa… sono momenti belli che porterò sempre con me,  emozioni forti.

Inzaghi ha dichiarato che la partita non è decisiva, ma è importantissima…
Importantissima per tutte e due, non c’è matematica in questo campionato, ci son squadre forti con difficoltà che arrivano da tutte le parti, dove può arrivare la tranvata che ti fa vacillare…

Inter-Napoli è la sua partita: è anche la partita per capire una nuova certezza,  per arrivare fino in fondo al campionato? Poi  si aspettava di sfidare l’Inter da capolista? È una rivincita per lei?
Non ho da far valere rivincite. Domani sarà un  passaggio fondamentale per un'altra piccola felicità, non la mia ma per tutte le persone che ci amano e ci seguono. Noi siamo già un pochino a posto… se faccio questo lavoro a 62 anni è perché siamo in cerca di dignità e tale dignità sarà certezza quando ti batterai per le persone che ti vogliono bene e non perché  sei famoso. C’è una città che freme… Santoro mi diceva che ci saranno mille persone a salutarci, impossibile.

In tempi di pandemia…
Indipendentemente dai tempi di pandemia, si sente che la vivono così anche a casa, che si scomodino che si organizzino è una cosa che ci deve far riflettere sul nostro comportamento per la ricerca e la voglia. Noi dobbiamo passare attraverso la forza di chi ci vuol bene e chi non sa riconoscere  questo è segno che non  sarà mai fiero di quel che ha fatto.

Decisiva per loro? Non per le partite giocate e le difficoltà che incontreremo tutti in questo campionato. È qui che la felicità è nascosta, in queste difficoltà che hai davanti e quando hai un risultato o una sostituzione che ti fa abbassare lo sguardo allora non potrai mai raggiungere l’obiettivo importante, sono queste le difficoltà che celano la felicità, il risultato da fare a tutti i costi, partite da gestire con quei calciatori che hai senza lamentele perché in tanti anni di carriera io non  mi sono mai lamentato. Lamentarsi vorrebbe dire alla squadra che possiamo farcela da soli. Da soli ce la possiamo fare! I problemi non finiscono mai ma anche le soluzioni non finiscono mai, le soluzioni  si cercano sempre e non è definitiva per loro.

Con che certezze e dubbi si va a Milano?
Certezze di quel che ha prodotto finora. Certezze di qualità che han saputo esibire i nostri calciatori, certezze di migliaia di persone che ti vogliono bene e ti sostengono se casomai ti venisse il dubbio di non farcela a essere fortissimo perché la nostra gente pensa che noi siamo una squadra fortissima. I dubbi? Non ce ne sono: andiamo per fare la partita, c’è un avversario che ha le nostre stesse nostre qualità, ha calciatori del nostro stesso livello e un allenatore che ha esperienza sul quel gioco che gli fa fare e che ha già fatto gli anni precedenti. Nessun dubbio: ci saran difficoltà che sono le stesse che dicevamo prima: o si ha il coraggio di affrontarle o si fa spazio a quelli che non vedono l’ora di affrontarle. Non c’è scelta.

Come si affronta una  lotta al vertice in Serie A con un presidente e una proprietà  italiana rispetto a una straniera?  Poi il suo parere Spalletti sulle difficoltà della nostra nazionale.
E’ grossomodo uguale: un presidente di una nazione diversa dalla nostra… ma il figlio lavorava a Milano  ed era sempre presente o spesso comunque. È simile, la guardava più esternamente Steven Zhang rispetto al papà spesso in Cina, ADL la vive più  direttamente perché ci si sente spesso per telefono, vuol sapere le cose, Zhang sorvegliava più a distanza, ADL sorveglia più da vicino e ti fa sentire la sua presenza. Con entrambi c’è la possibilità  di lavorare al meglio, poi sempre i risultati fanno la differenza.
Per Mancini mi dispiace: lui ha le soluzioni per mettere a posto la cosa; meritava che l’Italia si qualifdicasse per quel che ha fatto, non so perché i risultati gli siano andati contro, un po’ di fortuna c’è può essere dipeso da questo. Lui sa come fare da solo, non insegniamo niente a Mancini.

Come sta Lozano e che soluzioni si possono adottare nel lungo periodo a destra?
C’è Zielinski, c’è Elmas, c’è Lozano e anche altre soluzioni. Lozano  sta bene, ha ore e ore di viaggio ma il ragazzo è molto voglioso. Ci  ho parlato stamane, è sorridente perché è positivo e dolcissimo caratterialmente come professionalmente per cui è normale che abbia ambizioni di crescita come devono aver tutti. Mi auguro che a fine stagione riceva l’interesse di club che lui ritiene più importanti del Napoli: significherebbe che si è reso protagonista del raggiungimento di alcuni nostri obiettivi e partite. Un anno fa fuori dalla Champions non abbiamo ricevuto richieste per i nostri calciatori, devono far risultato altrimenti non gliene frega niente a nessuno. È sempre la vittoria che ci mette in condizione di avere un palcoscenico e visibilità, la sconfitta riporta tutti al livello e alla dimensione uguale: io metterei i premi anche a quelli che salvano i gol non solo a quelli che li fanno. Chi fa gol ha vantaggio ma anche chi salva.,. eppure mai visto un premio. Poi le sostituzioni; e quelli che fanno gol che li vuoi sostituire mezzora prima come la pensano? Mettiamoci d’accordo altrimenti non va.

Nel dicembre 2018 ci furono brutti cori razzisti contro Koulibaly e  Mazzoleni non intervenne, anzi espulse anche lo stesso Koulibaly e Insigne. Accadesse di nuovo che reazione si aspetta dall’arbitro?

Sono convinto che non  accadrà, conosco iòl pubblico e la  gente di Milano per gli ultimi anni: hanno un livello civiltà nobile, non succederà. Tenteremo di metterla a posto, non c’è neanche bisogno. Lo dicono tutti i calciatori: siamo tutti un po’ di colore, tutti diversi in, per cui questa storia deve avere meno importanza possibile. Persone differenti sono quelli che lo fanno, non quelli che lo subiscono: la pelle è pelle, non c’è colore.

Come stanno Manolas e Malcuit, sono convocabili ?
No, Manolas è a casa ancora e non è in condizione di giocare; Malcuit probabilmente sì, è in condizione e sarà convocato. Faccio  ora la convocazione.

Su Koulibaly:
Abbiamo già  detto in più versioni cosa rappresenta Kalidou per noi e non solo per me: diventa difficile parlarne e trovare ancora parole. È successo che questa settimana al principio del primo allenamento è andato in scivolata e gli si è incassato un piede,  ha sentito male, si è steso  per terra. Si  è fermato l’allenamento e tutti erano intorno a lui, anche i magazzinieri per vedere la sua reazione del momento. È uscito tre minuti,  hanno reiniziato ma non giocavano, guardabano tutti verso la panchina per vedere se rientrava. Non mi interessa sapere se Maradona è stato il più grande calciatore, mi interessa sapere quello che ha lasciato dopo! E non è quello che dico io è quel che provano tutti, la pesantezza e l’importanza del soggetto all’interno del gruppo. Anche in Europa League dicevamo che volevamo essere come Koulibaly e quello che rappresenta per noi, è un grande e io ne ho avuti di grandi giocatori. Sono  stato fortunato ma con me la fortuna non ha ancora finito il suo lavoro, ne avrò altri di giocatori così. Un esempio: Nestor Sensini, non parlava mai ma aveva un rispetto di tutti e lo stesso pallone aveva rispetto di lui per quel che aveva fatto vedere nella sua lunga carriera.