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SABATO 27 MARZO 2021 - DAL WEB

SIAMO DAVVERO CONVINTI CHE MANDARE VIA GATTUSO SIA LA PANACEA DI TUTTI I MALI DEL NAPOLI?


Riceviamo e pubblichiamo...


 
     
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A cura di: Redazione
Fonte: Napolicalcionews.it

Il Napoli di oggi è l’onda lunga di quella malsana domenica di Firenze del 2018. Da quel momento si è rotto il giocattolo, anzi, l’alchimia. Sarri è stato come una magia piomabata in riva al golfo, ha prodotto un gioco spettacolare, prestazioni fantastiche, zero titoli, vero, ma tantissime plusvalenze. A dire il vero, De Laurentiis non ha fatto cassa con la magia alchemica, solo Jorginho e poi Allan sono andati via. E inoltre, dell’alchimia “sarriana” ne hanno beneficiato anche i calciatori che sono rimasti a Napoli con lauti aumenti di ingaggio. Tuttavia, se è vero che Sarri non ha portato titoli, ha dato al popolo napoletano qualcosa che è “pane quotidiano” di questo popolo da secoli: ovvero “il sogno”.

Napoli è una città che da sempre si nutre quotidianamente di sogni e il Napoli “Sarriano” ha fatto sognare come non si faceva dai tempi del D10S. Quel giorno a Firenze Napoli esce dal sogno e si risveglia nella sua realtà. Un sogno che è stato più frutto di fortuna che di lungimiranza da parte della società. Non dimentichiamoci che Sarri, sebbene avesse impressionato piacevolmente De Laurentiis quando aveva affrontato il Napoli quando vestiva la tuta dell'Empoli, fu una scelta di ripiego, una “costrizione” sia economica che tecnica. Se andiamo a monte della scelta del toscano ci ritroviamo con Benitez che davanti alla proposta di rinnovo contrattuale dice al presidente: “No grazie” e va via.

Prima di Benitez la storia si era già presentata con Mazzarri che davanti a una proposta contrattuale migliore della precedente rifiuta e andava a Milano. Tutti gli allenatori non esonerati dal patron azzurro hanno salutato e sono andati via, rifiutando contratto, progetto e forse lo stesso De Laurentiis. Anche Sarri non accetta con entusiasmo la proposta di rinnovo contrattuale da parte del presidente e vola a Londra. Per non parlare di Higuain che dopo 36 reti ed essere considerato monarca assoluto a Napoli, vola di nascosto a Madrid per fare le visite con l’odiata di sempre, la Juventus, riferendo poi di non voler restare un minuto di più, ma no a Napoli ma con De Laurentiis.

Ancelotti è stato sì esonerato, ma Carletto dopo pochi giorni firma un contratto milionario con un’altra squadra (l’Everton, ndr). Non mi si venga a dire che contratti milionari e progetti si fanno in pochi giorni, evidentemente anche Carletto aveva già scelto. Ultimo in ordine di tempo è stato Milik, ha preferito starsene fuori ma non rinnovare.  Ora Gattuso, che avrà commesso i suoi errori sicuramente, ma ricordiamoci che a inizio campionato, nel momento in cui si doveva andare a Torino, la squadra era una corazzata che aveva demolito l’Atalanta, l’aveva presa letteralmente a pallonate. Ora con Gattuso siamo arrivati al punto in cui eravamo tutti gli anni con Benitez, con Ancelotti e cioè “finiamo questo campionato e cercheremo di fare meglio l’anno prossimo”.

Puntualmente, tranne che con Sarri, questo non si verifica, nonostante si cambi allenatore e vengano acquistati nuovi giocatori; il Napoli resta quello che è. Di allenatori ne sono passati, quelli meno bravi sono stati mandati via, quelli bravi sono andati via loro, lo stesso i calciatori. Un unico comun denominatore invece hanno tutte le stagioni del Napoli da Ventura a Gattuso: Aurelio De Laurentiis. Il tecnico calabrese avrà sicuramente le sue colpe, come ce l’ha Insigne se sbaglia un rigore o Meret se sbaglia un dribbling e prende gol, ma mi chiedevo: siamo davvero convinti che mandare via Gattuso sia la panacea di tutti i mali del Napoli? Oppure qualcuno dovrebbe mettere in discussione se stesso e rivedere scelte e imparare dagli errori?

Il Napoli è in fase calante da Mazzarri in poi, l’unica parentesi felice è stata Sarri, più per fortuna di De Laurentiis che per bravura. Gattuso è il fisiologico continuo di un declino inziato col saluto di Mazzarri e Cavani. Il Napoli con questa mentalità societaria non sarà mai una grande squadra perché non è una grande società.

Ognuno si prenda le proprie responsabilità, a iniziare dal Presidente.

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A cura di Luigi Pezzella