A cura di: Maria Villani
Fonte: Napolicalcionews
Il New York Times, in un articolo a firma di Tariq Panja, ha trattato il tema delle plusvalenze, pratica tutta italiana, ora esportata anche in Europa, per permettere ai club di far fronte alle difficoltà finanziarie, rese ancora più aspre dalla pandemia. Nel mirino della Covisoc anche l’affare Osimhen, conclusosi anche con il passaggio di 3 giovani azzurri e il portiere Karnezis al Lille. Il patron De Laurentiis ha accettato di rilasciare una battuta telefonica al prestigioso quotidiano newyorkese per esternare il suo pensiero in merito ai controlli.
Anche per gli standard del torbido, multimilionario calciomercato, dove i valori a volte sono poco più che crowdsourcing, è emersa una trattativa nell’estate del 2020. Non erano necessariamente le decine di milioni di dollari che il Napoli ha pagato al Lille per Victor Osimhen che hanno attratto attenzione. In pochi avrebbero capito che per il giovane attaccante Osimhen con un gran margine di crescita, non valeva la pena sborsare tanto.
Piuttosto, qualche bocca si è storta con la valutazione di 4 piccoli calciatori che avevano fatto il viaggio all’inverso, in Francia: un portiere greco non più giovanissimo, e tre giovani giocatori dal breve curriculum. I documenti ufficiali mostrano che il Lille ha incassato 71.25 milioni di euro (poco più di 81 milioni di dollari) per Osimhen, una stella nascente che ora risplende in tutta la sua luce nel Napoli primo in classifica. Quanto agli altri, un gruppo che ne ha curato la vendita – almeno sulla carta - 20.1 milioni di euro (23 milioni di dollari), non ce ne è quasi traccia. Soltanto uno, il portiere Orestis Karnezis, 36 anni, ha fatto la sua apparizione al Lille in una partita. Gli altri tre tutti tornati già in Italia. Al momento due di loro giocano nelle serie inferiori. Uno è tra i semiprofessionisti.
Un anno dopo, nessuno sembra in grado di chiarire come i numeri si siano aggiunti. E questo è un problema perché le autorità finanziarie e calcistiche d’Italia adesso si stanno ponendo delle domande sulle trattative che possono anche eventualmente aver infranto regole finanziarie, se non addirittura penali. Le indagini in Italia, tra spifferi di abusi di calciomercato da parte dei clubs — le squadre in alcuni casi sono società per azioni – sono soltanto l’ultimo tentativo di far luce negli angoli oscuri del sistema calciomercato, una industria da 7 miliardi di dollari che spesso aha sfidato le regole. Quello che stanno trovando è una sala di specchi in cui le regole poco rigide, la contabilità creativa e addiritura club fantasma possono distorcere il mercato e dove anche gli insider spesso non sono in grado di rispondere ad una semplice domanda, alias: quanto vale un calciatore?
Tra gli affari che sono sotto la lente d’ingrandimento degli investigarori italiani, secondo alcuni documenti esaminati dal New York Times, c’è lo scambio tra Juventus e City per i difensori Danilo e João Cancelo, come pure un altro che ha permesso ad entrambi i club di registrare guadagni per scambiare due giovanissimi attaccanti prima che facessero addirittura il loro esordio in prima squadra.
La Juventus ha concluso un accordo simile con il Barcellona in cui due giovani attaccanti sudamericani cambiarono club, e le autorità stanno indagando in un accordo del 2020 che coinvolge i centrocampisti Arthur Melo e Miralem Pjanic, per i quali i club hanno dichiarato un valore di oltre 130 milioni di euro, o circa 148 milioni di dollari. Anche all’epoca il valore principale sembrava essere un esercizio contabile più che sportivo.
Le autorità calcistiche italiane finora hanno sbandierato 62 trattative concernenti calciatori nell’arco di due stagioni, incluso l’acquisto di Osimhen dal Napoli. Ma è la Juventus, a quanto pare, la società che deve affrontare lo scrutinio più importante. Gli inquirenti stanno studiando 42 trattative del club, largamente collegate a movimenti di giovanissimi atleti dalle sue riserve o giovanili, ma che includono anche altri atleti di più alto profilo con due delle società europee più importanti: Barcellona e Manchester City, che stanno avendo il loro da farsi circa le regole di controllo.
La Juventus non ha commentato oltre dicendo ai suoi azionisti, nel suo ultimo rapporto, che la Consob (equivalente italiana della statunitense. Securities and Exchange Commission), ha “iniziato una ispezione del suo reddito collegato agli affari con i calciatori”. Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, ha dichiarato di non essere preoccupato del controllo: “Non sono preoccupato perché sono un guerriero” – ci ha detto a telefono.
Come quello dei suoi avversari, la documentazione del bilancio del Napoli deve incontrare determinati requisiti finanziari posti dalla Federazione italiana e le regole di controllo dei costi legate alla Champions League, la competizione europea per club più ricca. Cedendo i suoi giocatori minori al Lille a integrazione dell’affare Osimhen, il Napoli ha potuto dimostrare che i 20.1 milioni di euro nei suoi registri contabili sono una plusvalenza, o utile di capitale, che nelle ultime stagioni è diventato pratica comune quanto a trasferimenti. La pratica è diventata ancora più valida durante la pandemia, quando gli introiti dei club sono venuti pesantemente meno per via degli stadi chiusi, delle partite cancellate e le difficoltà economiche generali. Le stesse forze hanno colpito il mercato dei trasferimenti, tagliando i prezzi e restringendo i movimenti— rendendo ancora più complicato per i grandi club far quadrare i bilanci e tenersi dentro le regole.
Paolo Boccardelli, numero uno della Covisoc, ente supervisore della federcalcio italiana, ha scritto al procuratore il mese scorso, segnalandogli di iniziare una indagine sulle trattative in Italia. Nella lettera, visionata da The Times, Boccardelli ha fatto luce su una ovvietà, cioè che— privatamente almeno — i funzionari dei club coinvolti nei controlli sono stati pronti a sottolineare: nessuno può dire realmente quale sia il valore di un calciatore. Per anni, miliardi di dollari sono circolati nel mondo del calcio per le compravendite di talenti, con i prezzi di mercato determinati da calcoli soggettivi fatti dalle stesse persone coinvolte.
“Identificare il valore vero per una performance di un atleta professionistico è notoriamente compito difficile e non supportato da un livello adeguato di prova scientifica” ha scritto Boccardelli nella sua lettera. In effetti, stava dicendo esattamente quello che anche altri avevano detto: i valori che vanno nei documenti dei bilanci dei club spesso sono falsi.
“Possiamo dire in molti casi che sia una sorta di fiction” ha dichiarato Pippo Russo, autore di un libro sul calciomercato che ha esaminato e ispezionato svariati curiosi affari che coinvolgevano squadre italiane, incluse alcune adesso segnalate dai controllori. “Lo devono necessariamente fare perché devono necessariamente tenere i conti annuali in ordine”.
Russo ha detto che mentre “l’Italia ha il copyright” del sistema plusvalenze, lui stesso ha visto che la pratica è stata esportata in tutto il panorama calcistico europeo, puntando il dito su affari di squadre in Spagna, Francia e recentemente anche il Portogallo, dove due squadre importanti si sono scambiate due giovani giocatori con quasi zero esperienza, ma solo dopo averli valutati milioni di euro ciascuno.
Il coinvolgimento della Consob, l’ente di controllo italiano, è dunque notevole, perché l’interesse negli affari della Juventus, un club quotato in borsa, potrebbe portare serie conseguenze se il club è trovato colpevole di aver infranto la legge. I poteri del pubblico ministero nel calcio sono limitati a penalità sportive, alias meno punti e in casi più gravi la retrocessione. Nel 2018, ad esempio, una indagine portò alla luce che il Chievo per anni aveva applicato uno schema che prevedeva il ‘gonfiare’ il valore dei giovani calciatori che vendeva ad un altro club, il Cesena. Gli affari, del valore di milioni di euro in totale, permettevano ad entrambe le squadre di soddisfare i requisiti per ottenere le licenze per giocare nel calcio professionistico. Adesso però, mentre il Chievo è stato punito, alcuni presidenti di club in Italia hanno espresso frustrazione perché spesso le regole vengono cambiate oppure non applicate per proteggere i club di maggior successo. Ad esempio l’Inter campione d’Italia lo scorso campionato, ha ottenuto il suo primo titolo dopo 11 anni anche se non era statao in grado di pagare gli stipendi. La Lega, citando la pandemia, ha allentato le regole sui pagamenti degli stipendi a metà stagione.
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