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GIOVEDÌ 3 DICEMBRE 2020 - CHAMPIONS LEAGUE

PERSONALITÀ, BUON SENSO E LINEARITÀ: COSÌ STÉPHANIE FRAPPART HA INFRANTO UN ALTRO TABÙ


La 36enne francese è stata la prima direttrice di gara ad arbitrare nella Champions maschile


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: La Repubblica

Una regola non scritta del mondo del calcio afferma che l'arbitro deve saper essere invisibile pur gestendo con sicurezza la partita. Difficile per la francese Stephanie Frappart passare inosservata durante Juventus-Dinamo Kiev, suo esordio in un match di Champions League, primo arbitro donna a riuscirci nella storia del calcio europeo. L'attesa era tanta più per l'ennesimo tabù infranto dal mondo del pallone che per la prestazione della 36enne di Herblay, già protagonista in positivo nella Supercoppa Europea del 2019. La sua direzione è stata lineare, precisa e decisa, il metro arbitrale è stato permissivo, come dimostrano i soli 20 falli sanzionati a fine partita. 

Il compito della Frappart è stato reso più semplice dal comportamento corretto dei calciatori, anche se dopo solo 10' di gioco ha dovuto mostrare il suo primo cartellino giallo al bianconero Bentancur per fallo su Shaparenko. Sempre vicino all'azione, ha diretto con personalità punendo il gioco rude come al 27', quando per una manata di Zabarnyi ai danni di Morata ha sventolato il suo secondo cartellino giallo, per poi lasciare correre qualche minuto più tardi su un altro contatto subito dall'attaccante spagnolo, invitato con le buone ma anche con decisione a rialzarsi. 

Con il passare dei minuti la partita è salita di tono, chiamandola in causa al 35': presunta trattenuta in area di Bonucci su Verbic, con proteste vibranti degli ucraini, irremovibile nel lasciar proseguire l'azione. Nel secondo tempo, in occasione del gol di Ronaldo, il secondo della Juventus, ha atteso il responso del Var riuscendo a mantenere le distanze dai calciatori ucraini, allontanandoli con fermezza e gentilezza fino al responso tecnologico che ha confermato le sensazioni sulla posizione regolare di Morata. Dopo il terzo gol della Juventus, con il risultato ormai acquisito e i cambi a monopolizzare l'attenzione, la partita si è lentamente spenta fino al fischio finale. Che ha chiuso un match diretto con personalità, buon senso e un'altra barriera abbattuta.