A cura di: Maria Villani
Fonte: Telam.com
L’infermiera preposta alla cura di Diego Armando Maradona durante il giorno e che è stata la prima a cercare di rianimarlo sette mesi fa nella casa di Tigre, ha dichiarato che mai è riuscita a rilevargli i segnali vitali, che aveva un brutto rapporto con lui e che le persone che lo accompagnavano non la lasciavano entrare nella sua camera.
Dahiana Gisela Madrid è stata interrogata per oltre 5 ore con l’accusa di ‘omicidio doloso con dolo eventuale’ verso l’ex astro del calcio mondiale, un reato che potrebbe portarle una condanna tra gli 8 e i 25 anni di carcere.
L’indagine
L’infermiera è arrivata prima delle 12 alla sede della Procura Generale di San Isidro, in compagnia del suo avvocato difensore, Rodolfo Baqué, ed è stata interrogata dai tre procuratori, Patricio Ferrari, Cosme Iribarren e Laura Capra.
Fonti giudiziarie hanno riferito a Telam che, Dahiana Madrid, come aveva detto quando in due precedenti occasioni aveva dichiarato come testimone, ha ribadito di non essere mai riuscita a prendere i segnali vitali a Maradona, che con lui aveva un brutto rapporto e che i suoi amici non la lasciavano entrare in camera.
Ha inoltre ribadito che quella mattina del 25 novembre 2020, in un momento ebbe la sensazione, perché lo sentì, che Maradona si era alzato per urinare nel bagno chimico che aveva vicino al letto, in camera, nonostante la commissione medica abbia concluso che a quell’ora Diego stava già agonizzando.
Sebbene nella sua dichiarazione testimoniale – ora non valida perché divenuta imputata – abbia riconosciuto che aveva redatto un rapporto falso per la “Medidom” nel quale riferiva che quella mattina aveva cercato di controllare l’ex calciatore che invece si era rifiutato, nella giornata di ieri, ha modificato la sua versione.
Come testimone aveva dichiarato che questo rapporto lo aveva steso dopo la morte di Diego su richiesta del suo supervisore, Mariano Ariel Perroni, un altro degli imputati chiamato a deporre domani, venerdì. Ieri, mercoledì, ha dichiarato che questo nel rapporto lo ha scritto senza vedere El Diez perché sapeva che non si faceva controllare da lei.
"Dalla dichiarazione risulta abbastanza chiaro che, nonostante la responsabilità come infermiera incaricata della cura di un paziente, in questo caso è stata una attrice passiva di quel che succedeva in quella casa con Maradona", ha riferito a Telam una fonte giudiziaria legata all’indagine.
Su richiesta dell’Avv. Baqué, il giudice di Garanzia di San Isidro, Orlando Díaz, ha partecipato in forma virtuale vía Teams all’interrogatorio.
L’indagine
Per i procuratori l’infermiera Madrid e gli altri imputati che formavano l’ equipe medica che doveva controllare Maradona, sapevano che l’ex calciatore poteva morire e non hanno fatto nulla per evitarlo.
Nella richiesta di indagini i procuratori hanno attribuito tanto a Dahiana Madrid, quanto a Ricardo Omar Almiron, (che ha deposto lunedì)di non aver assistito Maradona "pur sapendo della sua delicata situazione e consapevoli che questa omissione poteva provocarne la morte”, di aver realizzato “controlli e revisioni deficitari” e di aver attuato “in chiara complicità con la finalità delittuosa del piano” ideato dagli altri imputati.
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