A cura di: Maria Villani
Fonte: Diario Olè
Il nome di Alfredo Cahe, porta inevitablemente a pensare ad una sola persona: Diego Armando Maradona. Il prestigioso dottore è stato al fianco del miglior giocatore di tutti i tempi nell’arco di 30 anni e più, come suo medico personale, e tutto quello che hanno vissuto dal 1978 fino al 2009, lo rendono voce autorevole per parlare dell’entourage e della salute di Diego negli ultimi tempi.
In un colloquio Super Deportivo Radio per Radio Villa Trinidad, il Dr. Cahe ha ricordato vari momenti della sua vita al fianco di Maradona e, a cinque mesi dalla sua scomparsa punta senza mezzi termini il dito molto duramente contro le persone che gli sono state intorno negli ultimi anni."Non è difficile, però questa disgrazia che ha subito Diego bisogna imputarla un poco al nucleo medico che lo ha curato ultimamente”. Evidentemente, ha lasciato ad intendere chiaramente che “non avevano esperienza e che non hanno neanche fatto molto per salvare la vita a Diego Maradona".
Sul tempo passato insieme al Pelusa: "Stare al fianco di Diego, nell’arco di 30 anni è stata una respobsabilità molto grande, perché Diego ha sempre confidato in me. Non sono stato io a scegliere Diego, è stato lui a scegliere me. Ho cercato di dargli il meglio con i migliori trattamenti medici. Diego era un prodigio della natura, non si diventa famosi così per niente. Dio gli ha donato una magia nel calcio e nella sua vita personale, che ho conosciuto, molto sorprendente".
D’altro canto, sebbene abbia assicurato che si trattasse di un paziente speciale, ha scartato che fosse difficile poterlo curare: "A Diego bisognava sintonizzarlo sulla giusta lunghezza d’onda. Diego Maradona non era difficile, bisognava solo far parte di quel nucleo ed era un uomo relativamente ragionevole. Poi aveva un peso familiare molto complesso e sul serio credo che non sia stato amato da nessuna donna. Tutte hanno cercato l’interesse economico di Diego. Sembra una bugia, invece un re molte volte bisogna sintonizzarlo sulla giusta frequenza. Bisogna guardare in questa ottica".
Tornando alle persone che gli sono state intorno:: "Diego è stato sempre attorniato male, non è l’unico brutto entourage che ha avuto, però questi ultimi sono andati un poco oltre. Perché dico che sono andati oltre? Perché non hanno capito realmente la sua personalità, la malattia, la dipendenza da stupefacenti che aveva Diego. Hanno creduto che fosse un paziente in più, non gli hanno dato l’attenzione che meritava e quando si sono complicete le cose non c’era più nulla da fare. Molte volte c chiediamo di cosa è morto Diego Maradona. È molto facile dire che è morto per un problema al cuore. Però non è morto solamente per il cuore. Lo hanno abbandonato, non lo hanno curato bene, non gli sono stati vicini nella misura in cui ne aveva bisogno".
Sulle decisioni che avrebbe preso per evitare la tragica fine: "Credo che Diego avrebbe avuto bisogno di esser trasferito direttamente in terapia intensiva o semintensiva. E invece lo hanno portato in un luogo di pace mentale e con una equipe di psichiatri, psicologi e medici. Perché anche qui sono mancati i medici adeguati. Con questo panorama, non dico che Diego si sarebbe sicuramente salvato, perché Diego era un paziente piuttosto ribelle per quel tipo di cure. Però sarebbe vissuto un po’ più a lungo".
Per chiudere, alla domanda se mai lo ha sognato dalla sua morte ha risposto: "No non l’ho sognato, perché prendo pasticche per dormire, pasticche ad hoc. Ho avuto tante situazioni di ansia e stress nella settimana in cui è mancato che mi è sembrato prudente mettermi in salvo il cervello, il cuore ed il resto del físico. Una misura coraggiosa, ci sono riuscito ad abbassare il livello di angustia e ansia e l’ho capito perfettamente bene. Perché ho vissuto molte vacanze con Diego. Ed ho seguito Diego per molti anni perché me lo aveva chiesto ".
ALTRE FRASI DI ALFREDO CAHE
"Quando ho scoperto della morte di Diego, ls prima cosa che ho fatto è mettermi a pregare per lui, perché Diego era credente. Ovunque andassimo in Europa, Diego pregava a volte. Non è che fosse religioso, che si comunicasse o andasse a Messa regolarmente. Mi ricordo che quando arrivammo a Cuba, la prima cosa che fece fu baciare il suolo e allo stesso tempo apporvi il timbro".
"Quando venne a mancare sua madre, era mio paciente e poi Diego aveva un fervore speciale con sua madre. Ricordo che quando andai al cimitero la prima cosa che mi disse fu? Che mi hai fatto?. Mi avvicinai ai resti della madre, recitai un Padre Nostro e nulla più".
"Dio ha dato la genialità a Diego. Se Diego non fosse esistito, il corso della mia vita sarebbe stato un altro. Ho imparato molto al fianco di Diego. Quello che ho imparato di più da Diego è che la gente che detiene il potere e una situazione economica agiata deve saperla mediare e mettere un freno a questo ritmo di vita totalmente differente. Diego ha messo un freno fino a un certo punto, non in toto. La fama ha superato Diego, eppure, nonostante ciò, è riuscito a gestirla abbastanza bene ".
"Io lo avrei fatto dormire, come lo facevamo noi, però con farmaci adeguati, perché soffriva di cuore e quando si svegliò l’altro giorno, lo avrei tenuto in un luogo adeguato: in una clinica per le dipendenze, ma senza mischiarlo ad altri affetti da dipendenze. Con una custodia permanente e con uno staff scelto con cura, con affetto".
"Credo che la gente non abbia capito chi è stato Diego Maradona. Solamente il tempo e la genialità potranno collocare Diego nel luogo adatto a lui".
"Quella che guidava la banda nella casa di Diego era la madre. Mi ricordo che una volta mi sbagliai con la sedia e Diego venne con molta delicatezza e mi disse: siediti da questo lato. Ricordo che "Dona Tota" dicesse certe cose e Diego le faceva".
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