A cura di: Maria Villani
Fonte: Diario Olè
Roberto Donadoni, allenatore, tra gli altri, anche del Napoli e della Nazionale italiana, ha rilasciato una lunga intervista a Diario Olé. Eccola in traduzione per i lettori di Napolicalcionews.
Mister Donadoni, fino all’anno scorso allenava in Cina … Sì, è stata una bellissima esperienza, in un Paese completamente differente. Ovviamente lavorare con i cinesi non è semplice, un po’ di problemi li ho avuti con il direttore sportivo e per quello a dicembre ho deciso di tornare in Italia. Ed ora sto valutando alcune opzioni perché ho voglia di allenare…
Come vede il calcio attuale? È una situazione molto particolare per tutta questa questione del giocare senza pubblico. Magari servirà perché i giocatori stiano più tranquilli, senza la pressione della tifoseria e possano segnare più gol. Intanto però giocare senza pubblico è molto diverso è non è bello…
Lei ha fatto parte di una squadra che ha fatto la storia come il Milan di Arrigo Sacchi… Arrigo è stato fondamentale per quella squadra, ne ha cambiato la mentalità. È stato un periodo complicato perché ci allenavamo tantissimo. Bisognava essere sempre al 110% e ogni giorno era una competizione, non solo contro le altre squadre, ma anche tra di noi compagni. È stata una cosa questa molto importante perché quando giocavamo la domenica sapevamo tutto.gli avversari avevano paura di noi perché sapevano di affrontare un avversario molto organizzato con giocatori come Van Basten, Baresi, Maldini, Gullit, Rijkaard... e poi arrivò Capello.
E cosa cambiò? Fabio aveva la stessa organizzazione, ma un carattere diverso. Capello, a differenza di Sacchi, era stato giocatore e quindi sapeva quando era il momento di esser duro o quando era necessario essere calmo. Con Sacchi era sempre forte la mentalità, ma poi dopo 4 o 5 anni era complicato da sopportare.
Attualmente ci sono tecnici o squadre come quel Milan? (Pensa). Sacchi ha segnato un’epoca importante e credo che ora Guardiola o Klopp siano tecnici che cambino un poco la filosofia o la mentalità. E quanto alle squadre mi piacciono quelle che mi piacciono sono quelle che hanno buoni giocatori come il City, il Bayern o il PSG. Mi piace l’intensità che hanno, perché quando hai molta tecnica è facile, ma se oggi non hai intensità non puoi giocare …
E in Serie A le è toccato molte volte di affrontare Maradona… Certo! I migliori ricordi dell’epoca sono le partite contro il Napoli. Era una squadra fantastica, con Maradona, Careca, Alemao… avevi l’impressione che quando Diego voleva fare un gol, andava e lo faceva: proprio così. Quando hai l’opportunità di giocare con questa gente è fantastico, è un test ottimo per sapere se puoi competere …
Abbiamo visto che quando Diego è mancato ci sono state azioni molto emotive in Italia per salutarlo. Quando Maradona se n’è andato non ci credevamo. Uno pensa che non sia possibile, anche ora penso che Maradona sia qui (e guarda a lato) perché il ricordo è molto grande e molto forte. la gente in Italia la pensa così, non parliamo poi di Napoli, dove Maradona è un dio. Non è possibile che non sia qui con noi…
Diego ha sempre avuto rivalità con il Nord Italia, come lo hanno salutato in città come Torino o Milano? Uguale come in altri posti. Il pensiero su Diego è uguale in tutta Italia e in tutto il mondo. Chi ama il calcio, non può non amare Maradona. poi si può anche discutere sulla sua persona, ma in campo ti dava un piacere vederlo giocare, tener palla…
Un altro evento che la unisce a Maradona è il Mondiale del ‘90, quando l’Italia affrontò l’ Argentina in semifinale …
Uff. Una partita molto speciale, a Napoli. La gente in Italia era per Maradona, non per l’ Argentina… Credo che in quella partita l’ Italia abbia giocato meglio ma alla fine l’ Argentina ha prevalso ai rigori e si guadagnò la finale perché aveva Maradona. Solo lui poteva fare la differenza…
Ai calci di rigore, Goycochea le parò il tiro… (Ride) Sì, una situazione particolare, perché non era mia competenza tirare i rigori, però avevo dei compagni che non stavano molto bene, pativano un po’ la pressione e me ne incaricai io. Ricordo che quando camminai fino alla metà del campo avevo un sacco di dubbi, è qualcosa di molto difficile e quando presi la palla, pesava un 7-8 chili. Fa parte del calcio…
In questi anni l’ Italia ha avuto ottime squadre ma non è riuscita ad arrivare al Mondiale. Anche nel 94 non ci è riuscita… Stessa situazione, ancora una volta ai rigori. In tutti i modi, il Mondiale americano fu molto particolare per le condizioni climatiche: faceva molto caldo e c’era tantissima umidità. Mi ricordo che giocammo due partite a Boston e non si vedeva per la nebbia, anche se giocammo un’ora dopo. C’era il 90% di umidità … Erano condizioni terribili!
Oggi nell’ Inter campione d’Italia c’è Lautaro, una delle grandi promesse dell’ Argentina. Come lo vede? In generale mi piacciono molto i giocatori argentini, quando ero al Bologna ne ho avuto uno: Rodrigo Palacio… Sono di una mentalità e un carattere molto forte, non molto diversi dagli italiani. Sono passionali. Lautaro è un buon giocatore, dotato di buona tecnica, velocità, intelligenza, e in area, sa sempre essere pericoloso. Ha un carattere forte, per quello è successo quel che è successo con Conte (NdR: la discussione su un cambio); però sono stati bene nel mandar via la pressione con simpatia e mostrarsi mentre boxavano… Credo che Lautaro possa essere un crack.
E Messi? È una specie di Maradona di questa epoca? Non mi piace fare paragoni tra Maradona e Messi o come prima si faceva tra Diego o Pelé. Sonp epoche differenti. Mi piace Maradona e mi piace Messi. Messi mi piace molto. E ora, quando parlano di Messi e Cristiano Ronaldo, per caratteristiche, mi piace di più Messi di Ronaldo perché è un giocatore diverso tecnicamente. Quando guardo una partita mi impressiona di più Messi. Ronaldo segna molti gol, certo ma credo che Messi faccia più la differenza in campo.
Mentre aspetta proposte per tornare ad allenare, Roberto Donadoni ha iniziato un lavoro investigativo di fondo, in compagnia di Giovanni Andreini, prestigioso preparatore atletico italiano, con l’obiettivo di decifrare se i casi positivi di Covid-19 possano lasciare uno strascico negli sportivi. Per questi studi hanno valutato dal punto di vista cardiaco e metabolico 90 atleti, professionisti e dilettanti.
“Possiamo evidenziare che non si sono manifestate alterazioni nel cuore e nei polmoni, però una diminuzione del 20% del consumo massimo di ossigeno o una riduzione nella capacità dell’ uso dell’ ossigeno a livello periferico e, conseguentemente, a livello muscolare”.
Questa informazione è in linea con l’ aumento di un 26% degli infortuni che si sono registrati in Serie A lo scorso anno alla ripresa del campionato.
“Siamo giunti alla conclusione che il coronavirus predispone più facilmente il calciatore a soffrire di infortuni muscolari” – ha dichiarato Andreini. Dal canto suo, Donadoni concorda: “Si tratta di una situazione che cambierà un po’ tutto, perché quelli che hanno preso il Covid ne escono con una condizione fisica diversa. Ti cambia il metabolismo e questo può causare problemi fisici, per quello dico che cambierà la strategia dei metodi di allenamento.
Sarà necessario concentrarsi sul recupero del consumo massimo di ossigeno e per quello bisognerà implementare il lavoro con esercisi di potenza aerobica e completarlo con compiti di forza specifici. Oggi gli allenamenti non sono più come quelli di 10 o 15 anni fa, si lavora molto di più individualmente e per quello i preparatori fisici e i medici sono fondamentali per gli allenatori”.
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