TORNA IN HOMESOCIETA'SQUADRASTAGIONECalciomercatoSTATISTICHECONTATTI



SABATO 19 NOVEMBRE 2022 - INTERVISTE

KVARATSKHELIA: “GIOCARE AL MARADONA È INDESCRIVIBILE! LA CHAMPIONS È UN SOGNO; L’AMORE DEI NAPOLETANI È UNA GRANDE RESPONSABILITÀ: VOGLIO RIPAGARLI”


L’attaccante azzurro si è raccontato al canale georgiano Crocobet


 
     
0


A cura di: Maria Villani
Fonte: Napolicalcionews

Khvicha Kvaratskhelia ha rilasciato una lunga video intervista al canale georgiano Youtube Crocobet nell’ambito di un reportage curato dalla troupe diretta da Salome Benashvili. Il titolo è ‘Kvara on fire, un film esclusivo su Khvicha Kvaratskhelia’. Nel corso del docufilm Kvaratskhelia racconta del suo rapporto con Napoli, i napoletani, con Spalletti e i compagni di squadra. Ma si parla, ovviamente, anche di Nazionale e c’è spazio anche per alcune domande sulla sua vita privata e familiare e sul perché di alcuni particolari gesti in campo dopo un gol.

Quello che noi georgiani proviamo per te probabilmente è anche oltre l’amore. Sai quante speranze e quanti sogni riponiamo in te, ma quello che sta succedendo a Napoli ha davvero dell’incredibile! Raccontami un po’ come vivi tutto questo e cosa significa per te il modo in cui si approcciano a te i napoletani.

Mi incoraggiano molto. Quando le persone mi vedono, mi chiedono foto, autografi e mi rivolgono parole affettuose. Ricevere così tanto amore è una grande responsabilità: sento di dover ripagare di tutto questo i tifosi allo stadio e faccio di tutto per rendere felici tutte queste persone.

Qualche tempo fa ci siamo incontrati con Spalletti e lui ha scherzato sul fatto che era quasi impossibile camminare per strada con te al fianco. In quel momento ci abbiamo riso su: ma in realtà com’è: cammini per le strade di Napoli di solito?

No succede raramente: non vado quasi mai in città.  E non succede solo con me: queste persone sono molto innamorate dei calciatori in generale. La prima cosa che ho notato quando sono arrivato in questa città è che Napoli vive di calcio, non importa quanti anno hai, se sei uomo o donna,  se hai 70 anni: tutti sanno tutto di calcio. Prima di entrare nello spogliatoio la gente allo stadio sta in piedi e canta mentre tu stai passando ed in quel momento non hai alcun diritto di negare il meglio di te.

Hai già imparato un po’ di italiano?

Ho pochissimo tempo. Anche dopo l’allenamento non sempre haila forza, ma appena posso mi rivolgo a una bravissima insegnante georgiana che fa delle lezioni online. Ne ho già frequentate 4. Spesso dico: ‘bene, grazie e tu?’.

Parlami un po’ della tua routine giornaliera: a che ora inizia la tua giornata?

Mi alzo alle 8, in 15 minuti arrivo al centro, faccio colazione, tutto il resto e poi inizio ad allenarmi.

Hai tempo per i social network? Riesci a leggere i commenti?

No, cerco di non leggere i commenti e ho sempre fatto così perché potrebbe non avere un buon influsso. Potrebbero esserci anche commenti negativi oltre che positivi. Sono grato alle persone che mi supportano. Piuttosto, uso i commenti negativi come motivazioni. Quando alcuni scrivono qualcosa di male, voglio andare in campo al più presto e dimostrare quel che so fare.

Molto interessante quel che hai detto: no notato che a volte la scintilla di tutto è la rabbia…

Se qualcosa non funziona, rimango da solo e parlo con me stesso su cosa ho sbagliato nel gioco  e come potevo non farlo, che potevo fare di più. Sì, uso questa rabbia durante l’allenamento per migliorare me stesso.

Come descriveresti Luciano Spalletti?

È una persona molto interessante, positiva. Sto imparando molto da lui: è un  allenatore fantastico! Allo stesso tempo imparo molto anche dai miei compagni perché sono tutti davvero molto forti. La nostra squadra è come una grande famiglia. Abbiamo partite ogni tre giorni ma quando possiamo usciamo tutti insieme per andare da qualche parte. Siamo in buoni rapporti e c’è un’atmosfera molto positiva nella squadra.

Giocare a Napoli al Maradona, cosa significa per te?
"Giocare nel Napoli significa molto per me, perchè è uno dei club migliori d’Italia. Specialmente per via di Maradona, non avrei mai immaginato di poter esser parte di questa squadra fantastica.

Cosa hai provato la prima volta al Maradona?
"Fu molto emozionante, perché  l’atmosfera era bellissima. Ho realizzato che già essere lì mi rendeva un giocatore di calcio a tutti gli effetti. Vorrei che tanti calciatori georgiani facessero esperienza di queste emozioni, che molti di loro possano raggiungere i loro obiettivi. Per me era impensabile, pensavo che non sarei mai riuscito ad arrivare dove sono ora, ma devo avvisare tutti che per raggiungere i loro obiettivi bisogna fare un passo alla volta".

Quando senti suonare l’inno della Champions cosa provi, quali sono le tue emozioni?

Ero molto piccolo quando ho ascoltato quest’inno in TV, è stato incredibile: non avrei mai pensato che sarei stato lì. Il mio primo sogno era giocare in Champions. Ascoltare quest’inno ti dà una tale energia che non riesci a trovare da nessun’altra parte. Queste sensazioni le ho provate quando ho giocato la prima partita contro il Liverpool. Hai bisogno di quella motivazione e so che mi ha aiutato molto.

Tempo fa è stata pubblicata una tua foto in cui eri un ragazzino e da bordocampo  guardi una partita della Dinamo Tblisi. Non dimenticherò mai il tuo sguardo con quegli occhi pieni di sogni: probabilmente questi occhi confermano quel che hai detto finora. E ora ci incontriamo nel momento del successo e, come hai detto, hai percorso una strada molto lunga e difficile: hai mai avuto un momento in cui hai pensato di rinunciare al calcio?

No, non c’è stato un momento del genere perché sono sempre stato impegnato con il calcio. Quando ero a casa volevo uscire e giocare con i miei amici. Ci sono state molte volte in cui la gamba mi faceva male, ma nonostante tutto andavo allo stadio per aiutare la squadra. In tutto questo la mia famiglia e gli amici mi hanno sempre sostenuto.

Forse ti aiuta anche l’amore?

Sì, non l’ho menzionato specificatamente perché considero la mia ragazza una della mia famiglia. Prima di tutto viene  la mia famiglia. Ho difficoltà nell’esprimere le mie emozioni, di solito me le tengo tutte per me, dentro.

Devi comunicare via internet con la tua famiglia: è difficile?

Certo che è difficile ma ci sono abituato. Avevo 17 anni quando me ne sono andato per la prima volta in un altro Paese. Ma ora, ad esempio, i miei familiari sono con me, se ne vanno per un po’, poi tornano di nuovo.

Con il tuo pubblico comunichi con il linguaggio dei segni, ne conosciamo il significato di un paio. Spiegaci significano alcuni di questi segno che fai dopo aver segnato un gol.

È una cosa personale ma ve la dico lo stesso. Riguarda i commenti negativi che fanno su di me, che spesso sono assurdi, ma mi danno solo uno stimolo a fare di più.

Insomma, con le mani alle orecchie li azzittisci?

Sì, esatto!

E con il gesto del dormire?

Si tratta del giocatore di basket Steph Curry. Prima di vincere il campionato, dicevano che la squadra del Golden State non aveva alcuna possibilità di vincere e alla fine quando invece ci è riuscita con questo gesto avrà voluto dire: ‘State zitti e andate a  dormire’. Ho pensato che anche io avrei potuto utilizzare questo gesto.

Perché indossi sempre i parastinchi con la bandiera della Georgia?

Ho perfino festeggiato un gol con questi parastinchi. Li indosso perché voglio che tutti sappiano del mio Paese e che tutti vedano la Georgia. Abbiamo un Paese molto interessante. Penso che mi stiano anche proteggendo. 

Ti hanno portato fortuna?

Si, molta. Li porto ormai da tanto tempo.

Cosa provi quando giochi in Nazionale e senti suonare l’inno nazionale?

Questa è davvero la stessa emozione della Champions League, non avrei mai pensato di potercela fare: il mio primo sogno era giocare in Nazionale, questo è probabilmente il sogno di ogni giocatore georgiano. È davvero bello, specialmente quando tutti i tifosi cantano insieme a noi: è la sensazione più bella. Tutti hanno visto quel che possiamo fare perché abbiamo battuto squadre molto forti. Abbiamo collezionato 11 vittorie di fila, il che è più della metà e se la serie continua, sarà difficile batterci perché facciamo del nostro meglio. Spero che realizzeremo il sogno dei tifosi e quello che non siamo stati in grado di fare in un altro momento, lo faremo ora.

A proposito di tuo fratello: possiamo sperare in lui come calciatore?

Certo, perché è un calciatore di grande talento e se continua a lavorare sodo otterrà molto.  Da quel che posso vedere, vive di calcio. Quando sono arrivato a Tblisi, sembrava molto cambiato. Fino a qualche anno fa si interessava solo di giochi elettronici, a pc, ora invece parla sempre di calcio. Nella sua stanza aveva affisso un suo programma giornaliiero, vuol diventare un giocatore di calcio. Spero si realizzi appieno e che diventi un giocatore migliore di me.

Probabilmente anche molti bambini ci stanno guardando: anche loro hanno dei sogni, dei desideri ma non hanno aiuto. Cosa vorresti dire a loro?

Per i vostri sogni e i vostri desideri dovete mettere tutto da parte e fare di tutto. Non dovete nemmeno pensare di dire che non avete tentato qualcosa e non ce l’avete fatta. Forse nemmeno io pensavo di raggiungere questo livello ma ho fatto davvero di tutto. Non siate pigri.

E che consiglio daresti a te stesso?

Insisto sul fatto che non devo accontentarmi di nulla. Dopo ogni partita esco con la sensazione di non essere soddisfatto, come se mi mancasse qualcosa, continuo a ripetermi che non mi fermerò mai e che farò del mio meglio per quanto mi è possibile. Questo non è ancora niente, c’è molto da fare, voglio rendere felici i tifosi e realizzare i miei sogni e i miei desideri.