TORNA IN HOMESOCIETA'SQUADRASTAGIONECalciomercatoSTATISTICHECONTATTI



MARTEDÌ 1 DICEMBRE 2020 - STAMPA

CLARIN – IL DR. LUQUE AMMETTE: “IL CUORE DI DIEGO AVEVA DEI PROBLEMI MA NON TALI DA ALLARMARE O IMPEDIRE L’OPERAZIONE”


Le figlie del campione, Dalma, Giannina e Jana, da sabato scorso nutrono forti dubbi sulle cause naturali della morte del padre


 
     
0


A cura di: Maria Villani
Fonte: Clarin.com

Il Dr. Leopoldo Luque ha ammesso che “il cuore di Diego Maradona “risentiva di alcuni postumi” aggiungendo però che non si trattava di “nulla di allarmante”. 

Dopo essersi presentato spontaneamente alla Procura di San Isidro senza aver potuto testimoniare – non essendo comunque imputato, il neurochirurgo Leopoldo Luque, uno degli ultimi medici ad aver curato Diego Maradona, è tornato a parlare della salute dell’ astro argentino ammenttendo che "il suo cuore aveva risentito di alcuni strascichi” puntualizzando però che si trattava di “nulla di allarmante ". 

"Diego stava molto bene, il cuore risentiva di alcuni postumi, però l’operaazione è stata possibile. Due mesi prima gli avevo fatto un ecocardiogramma. Siamo sempre stati attenti ad osservare se avesse qualcosa, però le questioni  cardiologiche erano tipiche dei suoi precedenti, non erano nulla di  allarmante tanto da prendere una misura", ha spiegato il Dr. Luque, ora al centro della scena dopo la morte di Maradona.

Il medico ha insistito circa la necessità dell’operazione per un edema al cervello, aggiungendo di averlo visto "triste e in stato di astinenza". 

"L’ho visto il giovedì, quando ci siamo incontrati, poi l’ho visto il venerdì per togliergli i punti e poi ancora la domenica perché mi dicevano che era triste, però come amico, perché non sono uno specialista del ramo ", ha dichiarato in una intervista a Crónica TV.

Il medico ha segnalato che in questa fase del trattamento i due obiettivi erano stati “raggiunti”, aggiungendo: "Gli obiettivi sono stati raggiunti, cioè che Diego non bevesse, sistemargli la medicazione: questo era quello che si cercava con ".

Uno degli aspetti che sono stati criticati al Dr. Luque è stata la mancanza di personale medico ed equipaggiamento per badare a Maradona in casa sua nel quartiere di San Andrés. Il neurochirurgo ha respinto tutte le accuse, negando che fosse necessario avere un defibrillatore in casa.

"Diego era una persona alla quale poteva capitare questo prima o poi. Ora c’erano criteri per avere un’ambulanza alla porta e un defibrillatore? No. Se fosse stato così, il cardiologo non avrebbe permesso le dimissioni dalla clinica".

Il Dr. Luque ha inoltre negato di essere l’unico responsabile delle decisioni circa la salute di Maradona, dicendo che erano una equipe. "Leopoldo era il neoruchirurgo  che era in grado di arrivare a Diego e riuscire ad fare in modo che i medici lo vedessero in un modo che altrimenti non avrebbero visto. La famiglia chiamava me perché ero l’unico che poteva arrivare a collaborare perché Diego stesse meglio".

Inoltre: "Io prendevo delle decisioni perché credevo che dovessi prenderle, decisioni che sorpassavano la mia specializzazione per collaborare con i medici che lo stavano curando in quel momento. Di indicazioni ne davamo tutti quanti, alcune le hanno seguite, altre no. Se il paziente non ha voglia di farlo e non è stato dichiarato insano, il paziente ha tutto il diritto a scegliere, ed è proprio quello che succedeva con Diego".

In questo modo il Dr. Luque non ha avuto dubbi a paragonarlo al suo papà scomparso: "Se fosse stato il mio papà, avrei fatto quello che ho fatto con lui. Vederlo e percorrere tanti chilometri come ho fatto per accompagnarlo, dargli un bacio, accarezzargli la mano, per dirgli che non era solo. L’ho trattato proprio come un papà. E il mio papà non l’ho curato così quando è venuto a mancare ".

Colpito, il Dr. Luque ha negato il colpo alla testa una settimana prima di morire, emerso dalle dichiarazioni dell’avvocato dell’infermiera. "Non mi avevano detto nulla di ciò e non ha più rilevanza ". 

Il Dr. Luque era arrivato alla Procura di San Isidro, per delle dichiarazioni spontanee davanti ai magistrati che stanno indagando sulle circostanze nelle quali si è prodotta la morte dell’ astro argentino.. 

Domenica il giudice di San Isidro, Orlando Díaz, che indaga sulla morte di Maradona, ha ordinato la perquisizione del domicilio e dello studio privato del medico che ha curato l’ex calciatore, la cui morte risale al 25 novembre per insufficienza cardiaca.

La giustizia mira a stabilire se ci sia stata negligenza da parte sua nel curare Maradona, il quale è morto senza avere un’ambulanza con defibrillatore e con una sola infermiera che non lo aveva neppure controllato la mattina della sua scomparsa e senza nessun medico vicino a lui.

Le figlie Dalma, Giannina e Jana hanno attribuito al Dr. Luque la responsabilità di aver firmato le dimissioni dalla Clinica Olivos lo scorso 11 novembre. Soltanto sabato hanno "iniziato a pensare che il papà non fosse morto per cause naturali come era stato detto precedentemetne e ora vogliono sapere la verità su quanto accaduto” – ha rivelato una fonte a Clarin.

CLICCA QUI PER LEGGERE L’ARTICOLO IN LINGUA ORIGINALE