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GIOVEDÌ 18 APRILE 2019 - STAMPA

“STASERA GLI AZZURRI DI ANCELOTTI GIOCANO PER L’ITALIA, DOPO IL COLLASSO BIANCONERO”


“Il Napoli può spalmare un balsamo analgesico sui mali del calcio italiano, o spalancare la porta di un giudizio universale”


 
     
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A cura di: Maria Felicia Rosaria Del Pennino
Fonte: controcopertina.com

Uno stralcio dell’articolo dell’edizione odierna da controcopertina.com:

"Stasera gli azzurri di Ancelotti giocano per l’Italia. Non solo perché sono rimasti in lizza da soli in Europa, dopo il collasso bianconero. Non solo perché la loro è un’impresa estrema, di quelle che possono compattare un certo orgoglio nazionale, contro gli inglesi che pure a Londra sono parsi più creativi, più allenati, più determinati e più maturi. Ma perché, se il Napoli stasera si arrende ai due gol di vantaggio dell’Arsenal, certifica che tra il calcio italiano e le eccellenze europee c’è una distanza sul breve incolmabile.

Allora quell’incompiutezza, che mixa il vecchio con il nuovo e che si difende e si pretende come un segno dell’identità nazionale, apparirà una muffa che ha l’odore e il sapore delle cose irrancidite. E tutto, dalle società senza stadi alle plusvalenze farlocche, dagli illusionismi dei procuratori al ricatto degli ultrà, dal sonno dei vivai al tatticismo esasperato dei cento passaggi indietro al portiere, tutto sarà prova di un ritardo insormontabile, di un vecchiume inaccettabile, di un virus inestirpabile.

Stasera il Napoli può spalmare un balsamo analgesico sui mali del calcio italiano, oppure spalancare la porta di un giudizio universale. E rendere non più differibile un’analisi su quanto tardi e quanto male sia cresciuto il suo sistema. Su quanto abbia volato basso, inseguendo i modelli difettivi del gigantismo degli sceicchi e dei fondi stranieri, invece di coltivare e valorizzare le sue risorse sportive. 

Perché la qualificazione dell’Aiax sulla Juve è uno schiaffo all’idea che l’unico futuro possibile per il calcio stia nelle figurine del Paris Saint Germain. È il successo di una filosofia sportiva che punta sui giovani e di una scuola calcistica che aggiorna il primato del suo pionieristico calcio totale nelle nuove geometrie del calcio glocal, nelle triangolazioni strette e ubriacanti di un gruppo che s’intende a memoria. Perché ha investito sul talento e sull’intesa, ed è capace con quattro ventenni di trasformare l’area di rigore avversaria in un campo di calcetto e di nascondere la palla agli avversari prima di gettarla in porta.

Stasera Insigne giocherà per provare, un’altra volta ancora, che non è un mezzo giocatore, ma piuttosto un campione vero, non sempre aiutato dal contesto.

Ma giocherà anche per dimostrare che Kean, Barella, Chiesa, Zaniolo, Mandragora e Sensi sono il germoglio di una grande scuola che può ancora rinascere dalle sue ceneri, e non la velleitaria utopia di un calcio rimasto provinciale. La sfida del Napoli s’intesta perciò una responsabilità doppia: smentire la sindrome dell’eterno secondo, condannato dalla sua mollezza caratteriale a capitolare sempre a un passo dal traguardo. E tenere aperto il sipario del calcio che conta, oltre il sabato pasquale dell’ottavo e scontato scudetto bianconero. È un’impresa tanto difficile quanto necessaria per salvare una stagione e dare l’ultima sveglia possibile a un sistema chiamato a cambiare. Senza più sotterfugi, senza più imitazioni

C’è una labilissima differenza tra la felicità e la disperazione, è una striscia sottilissima, che diviene uno stato d’animo: novanta minuti, cosa volete che siano nella vita di chi ne ha viste tante e vinte almeno altrettante, forse anche di più? E si può ondeggiare nel vuoto, o starsene a guardar le stelle, ma è lungo quella frontiera, in cui può rimescolarsi un destino.

«Ma noi siamo qui per riuscire nell’impresa». Napoli, Italia: l’ultimo passaporto sta avvolto nei fili d’erba del san Paolo, può avvicinare a Baku oppure alla Brexit nostrana, ma se un uomo ha attraversato mezzo Mondo, e mica con una canoa, non sarà certo adesso che sparirà quel senso di orientamento che può essere necessario per scrutare anche nella bacheca di casa. «Ci vorranno coraggio, intelligenza e cuore».

E bisognerà scovarli, ora o mai più, nel san Paolo che Carlo Ancelotti ha ormai eletto a residence della sua futura carriera da allenatore, quella che è cominciata nel luglio scorso e vorrebbe gli facesse compagnia sino alla pensione. Però stasera, andrà recuperato quel che a Londra è sparito nel fumo d’una serrata pallida che ha reso questa sfida perfida: «E perché perfida?». E si potrà discutere sugli aggettivi della vigilia di Napoli-Arsenal, sulla consistenza di questo faccia a faccia a distanza ravvicinata tra i due Re di coppe, Ancelotti and Emery, ma non sulle modalità d’uso d’una gara che può lasciare un domani oppure negarlo. «Siamo rimasti gli unici italiani in corsa e vogliamo restarci anche venerdì. Giocheremo come sappiamo, lucidamente, senza alterare gli equilibri, che all’andata ci sono costati tanto. Siamo gente di calcio, sappiamo che non bisognerà aver fretta, che due gol si possono fare ma che sarà importante non subirne: e comunque, oseremo»".