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LUNEDÌ 27 NOVEMBRE 2017 - PARTITA

UDINESE-NAPOLI, LE PAGELLE DEL "MATTINO"


Sorpresa Maggio. Hamsik e Mertens sotto tono


 
     
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A cura di: Redazione
Fonte: Il Mattino

6,5 REINA
Il primo tiro verso la porta è di Barak al 67’ e poi quello più insidioso è quando Di Bello ha praticamente il fischietto in bocca e sta per decretare la firma. È molto insidioso, perché rischia di rimbalzargli davanti. Ma Pepe anticipa il tempo e quasi non lo fa toccare terra. Un pomeriggio da pipa e bocca e ciabatte ai piedi, se non fosse per il brivido finale.

7 MAGGIO
Strappa «oooh» di ammirazione per il solido presidio di fascia e per la caparbietà con cui si allunga spesso e volentieri in attacco. E in una di queste irruzioni si procura il rigore che sblocca la partita. Un primo tempo da under, altro che 35enne. Nella ripresa De Paul qualche volta qualche trabocchetto prova a farglielo ma lui non è mica il tipo da cascarci. Personalità da vendere. 

7 CHIRICHES
Due piccole sbavature iniziali, sulla prima si invola Perica in una scorribanda senza alcun effetto collaterale. Poi calibra l’impeto e qualche volta parte palla al piede risce a dare qualche discreta variazione sul tema. Non c’è trippa per i gatti friulani con lui nei paraggi: respinge e li affronta in dribbling con enorme sicurezza. Più gioca e più dimostra di essere all’altezza. 

6,5 KOULIBALY
Vince tutti i duelli, dirige la difesa e guida la protezione della mediana parlando molto. Dimostra di essere il leader della retroguardia azzurra perché alza pure il braccio per chiamare il fuorigioco, prima che sia l’arbitro a farlo. Prova autoritaria, con una prestazione sicura, impeccabile e soprattutto serena. Mette pressione senza ringhiare mai ai vari Perica e De Paul.

6 HYSAJ
È come se avesse perso il libretto delle istruzioni: ha una velocità notevole ma non sa più come usarla, sulla fascia che non è la sua. Però con grande senso del sacrificio, abbraccia la croce che Sarri gli ha chiesto di portare. Se la vede con Widmer e assicura un contributo di grinta notevole. Non fa mai una grande spinta, ma neppure sbanda mai. Soprattutto nella ripresa.

7 ALLAN 
Non parte bene ma poi cresce mostrando il suo solito sapere enciclopedico. A inizio gara qualche ansia a intercettare Barak tra le linee ma poi torna a dare sicuerzza al centrocampo nei momenti più tempestosi della ripresa. Disarma Fofana e Balic come lo sceriffo e se ne va spesso palla al piede fuori dal saloon. Poi commette un bel po’ di errori in appoggio.

6 JORGINHO 
Balic lo infastidisce come una mosca al naso, e quasi mai riesce a sprigionare la sua energia e la sua fantasia. Non è un pomeriggio di grande ispirazione anche perché viene preso in mezzo dai tanti palleggiatori di Oddo come nello schiaffo del soldato. Non ringhia mai e non è certo l’uomo giusto per rianimare i compagni sgonfi. Calcia (malissimo) il rigore, per fortuna è reattivo sulla respinta.

5,5 HAMSIK
Fofana è un incubo e l’uomo di fiducia di Sarri resta a lungo imbrigliato nel bosco di centrocampisti con cui il nemico prova a fermare il Napoli. Non riesce quasi mai a far sgorgare l’azione e dare geometrie. Poi per un po’ a inizio ripresa sembra essersi rianimato, come scosso da un po’ di orgoglio. Indeciso anche nella fase di contenimento, a cui si aggrappa nelle gare poco illuminate.

6 CALLEJON
È come gli aquiloni: se non prende velocità non si diverte. Si divora il gol che avrebbe consentito agli azzurri un finale in completo relax. Ci sarebbe bisogno di una sua idea, per uscir fuori dall’ingorgo del secondo tempo. Ali Adnan non è che sia il peggiore dei rivali, ma lui resta a lungo imballato, come se non ne avesse di energie. In versione terzino è l’arma in più.

5,5 MERTENS
È sempre così con lui: o paradiso o inferno. Pochissimo purgatorio. C’è Danilo che spesso maramaldeggia sul piccolo belga. Ogni suo pensiero, diventa una cattiva idea. Certo, fa tre giocate da fromboliere nel primo tempo ma a parte un po’ di buona volontà la sua gara verrà presto gettata nel dimenticatoio. Ma un tiro vero verso la porta, che vede col binocolo anche se non solo per colpa sua.

5,5 INSIGNE
Primo tempo strano, quasi invisibile. Se ne sta in un angolino, davanti ad Angella. Nessuno sfida l’altro, come se fossero due vecchietti su una panchina che si raccontano il passato. Quasi mai partecipa all’azione del Napoli e la sua esperienza lo aiuta in qualche momento a tirarsi quanto meno fuori dagli imbarazzi. Non ci sono né colpi né incursioni degni di nota nel suo pomeriggio.

6 DIAWARA
Deve far meglio di un Jorginho in (pen)ombra e vi riesce. Ha talento anche se era un finale da combattimento non proprio ideale per le sue caratteristiche. Spesso alleggerisce i momenti dando la palla indietro e quasi mai è una cosa fatta male: d’altronde, certe gare vanno capite. E quella di ieri pomeriggio a un certo punto doveva solo essere portata alla fine.

6 ZIELINSKI
Si piazza al posto di Insigne e prova da attaccante esterno a fare le stesse cose mostrate con lo Shakthar. Non gli riesce l’impresa perché stavolta sono lì ad attenderlo. Dovrebbe temporeggiare un po’ di più, soprattutto nel finale quando l’Udinese mena in campo da far male. Lui la palla la porta a spasso anche se talvolta non fa la cosa giusta.

5,5 ROG 
Quando invece di dar palla di prima, abbozza un dribbling perdendo il possesso, Sarri salta fuori come un dannato dal fossato e certamente non è per fargli un complimento. Ha ancora questo aspetto da migliorare: guarda sempre e solo avanti e poco alle sue spalle. Infatti è lui che si ferma quando Barak va al tiro dai 30 metri in pieno recupero.

6 SARRI 
È il Napoli meno sarriano della sua gestione, con inesorabili lentezze e diffuse pigrizie, quasi come se la sbornia del primato abbia indotto una certa supponenza. È la vittoria più strana costruita dalla squadra in questo campionato: nel successo di Udine non c’è nulla delle sue idee di calcio, dal possesso ai tocchi di prima. È un pomeriggio dannato, dove le torme di esteti del tiki taka per un po’ non saranno contenti: troppo tenue l’aggressione degli spazi, troppo impalati gli attaccanti lì davanti. Resta la sostanza di tre punti, la solidità di una difesa che non ha mai corso un pericolo.