A cura di: Redazione
Fonte: Gazzetta.it
«Quando mi sveglio solo con il mal di schiena è tutto ok: sarà una gran giornata!». Stefan Schwoch abbraccia con ironia la cifra tonda dei 50 anni. Domani festeggerà con famiglia e amici a Vicenza. Lui, il miglior marcatore assoluto della Serie B con 135 gol (considerando la stagione regolare, +1 su Daniele Cacia) sarà questa sera a Cittadella per commentare la gara contro il Cosenza per Dazn.
Partiamo proprio da questa Serie B: cosa non si aspettava, nel bene e nel male? «Non mi aspettavo un Pordenone così in alto in classifica. Non mi aspettavo le difficoltà di Cremonese e Frosinone».
A livello individuale per chi spendiamo un pensiero? «Dico Benali e Messias».
Chi le ha fatto vedere il miglior calcio? «Pordenone e Crotone. Aggiungo che a sprazzi mi è piaciuto anche il Chievo».
Pensava che dopo la finale playoff il Cittadella cambiasse filosofia? «No, e sono d’accordo che non l’abbia fatto».
Il Benevento può andare in fuga? «È presto per fare bilanci. Inzaghi ha una squadra fornitissima e lui è bravo a farla rendere».
Da ex bomber, gli attuali capocannonieri sono Iemmello e Marconi: come li giudica? «Iemmello aveva solo bisogno di riacquistare un po’ di serenità dentro e fuori dal campo dopo Foggia. Marconi è esploso tardi, ma lo ricordo con qualità fin da più giovane».
A proposito di gol, lei si ricorda tutti i 135 segnati? «Assolutamente no! Ma da quando me lo hanno fatto notare mi farebbe piacere tenerlo questo primato. Mi ricordo quello della promozione in A con il Napoli a Pistoia e quello con il Vicenza contro il Verona, al volo».
È sempre stato attaccante?«Solo a Ferrara con il tecnico Nello Santin mi proposi io di giocare terzino sinistro. Ma perché ero giovane...».
Nel suo ruolo si sbaglia molto: si ricorda la rubrica del “Pippero” di “Mai dire gol”? «Mai entrato in quella galleria per errori! (ride, ndr)».
È mai andato a giocare malvolentieri in un club? «No, semmai me ne sono andato sempre malvolentieri».
Ci sono presidenti che l’avrebbero voluta? «Preziosi, Cellino e Vigorito».
Le sarebbe piaciuto...? «Al Genoa».
Ovunque è stato, le hanno voluto bene: c’è un segreto? «Ho cercato di vivere sempre le città in cui giocavo, di non isolarmi. Noi siamo privilegiati, ci pagano per stare in forma. E per questo dobbiamo avere rispetto dei tifosi».
Qualche “vaffa” lo ha preso? «Più di uno, dai tifosi e tra compagni».
Le manca aver giocato solo 14 partite in A? «Sì perché la meritavo».
La disturba l’etichetta di bomber della B? «Per nulla».
Cosa la infastidisce? «Il non saper o voler affrontare le persone guardandole negli occhi».
Quando non veniva schierato chiedeva spiegazioni? «Mai fatto e non capisco quelli che lo fanno. Una volta un allenatore mi disse: “Domani non sei tra i titolari, ma se vuoi giocare ti metto...”. Non giocai».
Ma lei gioca ancora con gli amici? «Troppi dolori, non gioco più. Meglio il golf, handicap 7».
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