A cura di: Redazione
Fonte: Repubblica.it
Non è finito, ma si è ormai chiuso un altro ciclo. Il Napoli è andato in pezzi la scorsa notte, mentre il suo capitano affidava al vicepresidente Eduardo De Laurentiis un messaggio con tutta la grazia che si riconosce a Insigne. "Devi dire a tuo padre che noi andiamo a casa".
Poche parole per una rivolta. Niente ritiro, il bus con il motore acceso riparte quasi vuoto, a bordo solo Ancelotti e il suo staff. Ciao, ciao, che brutta serata. Spariscono i giocatori con auto e famiglie in una notte che diventa punto di confine tra illusioni e disfatte, finzione e scontro, punti svaniti e difficili tentativi di recupero. Niente sarà come prima perché l'ordine del presidente è stato disatteso, il no della squadra si rivelacome fuga dal dovere, la reazione della società non è un provvedimento ma per ora la minaccia di un ricorso al Collegio arbitrale presso il tribunale di Napoli. Se i giocatori hanno ribadito il rifiuto ed anche ieri nessuno li ha bloccati, occorreva una soluzione. Delega ad Ancelotti: decida lui. Elementare, l'allenatore aveva già rivelato lunedì di essere contrario al ritiro. L'ha abolito, come in realtà avevano già deciso Insigne e gli anziani.
Non c'era altro finale possibile, per ora. Insigne aveva parlato da capitano, non poteva essere colpito e isolato. Clamoroso sarebbe stato l'esonero di Ancelotti, perché aveva manifestato il suo dissenso. Ipotesi che circolava ieri, ma inverosimile. Assumere un allenatore capace di imporre ritiro e rigore. Ma ce n'è uno giusto per riportare il Napoli su e mettere tutti in riga? Con le sue ragioni, De Laurentiis ha solo rinviato la resa dei conti. Sarà brutale se il Napoli non rimarrà nel circuito internazionale e non risalirà dal settimo posto al quarto, che vale la Champions.
I poteri attribuiti ad Ancelotti sono pari alla sua debolezza. Con una squadra scadente quando gioca e ostile quando viola le consegne della società è logico prevedere a fine campionato cessioni di massa e nuovo ciclo. Meno logico pensare che rimanga Ancelotti, apparso a sua volta seccato e deluso. Il suo dissenso ufficiale al ritiro conferma che non era condiviso. Non se l'aspettava l'allenatore che per la sua vocazione aziendalista ha accettato tutto, anche troppo, perdendo simpatie tra i tifosi. A Napoli è amato chi si pone in antitesi al presidente, con segni di insofferenza, silenzi loquaci, improvvisi strappi. Strano, ma è così. Benché inseguiti alla fine, sono andati via Mazzarri e Sarri lasciando il Napoli secondo, si è staccato in silenzioBenitez da un Napoli quinto. Fallito.
Presidente e Ancelotti avranno magari tempo per chiarire, chissà. Non i giocatori . De Laurentiis ancora prima che si ribellassero al ritiro aveva patito richieste altissime per il rinnovo di alcuni contratti. Per gli anziani la Cina diventa davvero vicina. Come probabile è la partenza dei più richiesti. Koulibaly fra questi. Fondare il prossimo ciclo sui livori di questi giorni rende ancora più grave lo sfascio. Tutto per il capriccio di un ritiro.
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