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GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2020 - INTERVISTE

PROF. BRACONARO (FIGC): “RIPRESA, 13 GIUGNO DATA PLAUSIBILE, CI ASPETTIAMO UN INCREMENTO DEGLI INFORTUNI MUSCOLARI”


Non basta correre su un tapis-roulant o allenarsi a casa: gli atleti oggi sono ‘macchine da guerra’


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: Napolicalcionews

Il Prof. Francesco Braconaro, componente della commissione medico scientifica generale, è intervenuto a Radio Goal su Radio Kiss Kiss Napoli.

Stiamo intravedendo la luce? Sì, i dati epidemiologici dati dal Governo mostrano che gli italiani si stanno ben comportando.
Protocollo ben tarato per contenere il rischio del contagio? Il Protocollo non può garantire il 100% dal contagio, ma è stato concertato anche con la CTS governativa, sintesi importante per garantire la massima sicurezza.
13 giugno data plausibile per una ripartenza? Sì, mi pare ci sia la spinta di tutti nel voler ripartire, c’è il tempo per farlo: dal 18 maggio via agli allenamenti collettivi, abbiamo tutto il tempo per testare gli atleti e metterli in ‘parco chiuso’, osservarli, osservare la sanificazione degli ambienti. Poi si resta in osservazione ma i protocolli che ci mettono in grado di intervenire. Un eventuale positivo fa scattare l’isolamento e col gruppo in quarantena, questo è un aspetto che strada facendo si può aggiustare. Il problema si porrà con la trasferta delle squadre. C’è volontà di tutti di tenere la salute degli atleti e degli addetti ai lavori, saremo in grado di aggiustare i protocolli in corsa e le curve epidemiologiche ci daranno una mano.
Perché in alcune nazioni si isola un solo positivo e in Italia tutto il gruppo? È una scelta politico-sanitaria. Il modello tedesco era stato proposto per primo, intanto di questo virus purtroppo non sappiamo tanto e questo ha fatto sì che la CTS che ha l’ultima parola, avesse un atteggiamento più ‘conservativo’. Confido si possa metterci ancora mano anche se specifico che si tratta di una mia posizione. È un work-in-progress.
Protocollo applicabile solo alla Serie A? È il centro del problema, ci sono differenze economiche. In C ci sono 60 squadre e circa 3mila professionisti. I medici in Lega Pro sono validissimi professionisti ma per carenze strutturali e professionistiche, spesso non sono contrattualizzati e lavorano per amore e passione verso la loro città e che vive di un’altra professione. Applicare questi protocolli è impegnativo e un solo medico non basta. Più che gruppo puro va creato un nuovo modo di pensare, il responsabile di una squadra di calcio deve essere al centro del progetto. Non si può addossare ai medici del calcio una responsabilità così grande. Occorre trovare qualcuno che sollevi questi medici, è da anni che si chiede che la figura del medico sociale venga inserita nelle carte federali, da tutelare come figura professionale. Un aspetto da sanare al più presto! Questa pandemia ha messo in risalto la delicatezza e l’importanza della figura del medico.
Atleti più esposti agli infortuni adesso? Certo! È un tema che i medici stanno affrontando insieme ai preparatori. Un conto è una preparazione a casa, ma i calciatori sono macchine da guerra che hanno bisogno di allenamenti metodici, pilotati 3-4 ore al giorno e non basta un tapis roulant. Ormai l’allenamento è talmente specifico che si differenzia anche a seconda del ruolo e dopo 60 giorni di sosta noi medici ci aspettiamo un incremento degli infortuni muscolari, cosa che avviene anche nei ritiri estivi. Non scordiamo poi lo stress psicofisico a cui gli atleti sono stati sottoposti.
Mancanza di buonsenso? Sì e no. Abbiamo vissuto un’emergenza inimmaginabile a inizio anno. Si poteva forse agire meglio ma nell’emergenza le strutture hanno risposto al meglio. Oggi abbiamo una situazione completamente diversa, fine stress negli ospedali, le terapie intensive si svuotano, protocolli che si standardizzano con terapie mirate. Oggi un’infezione da Coronavirus oggi risulta meno pesante rispetto a due mesi fa: la capacità di reazione come sistema sanitario nazionale è migliorata anche se ci tengo a dire che non è un liberi tutti. La maggior parte degli italiani si è comportata in maniera egregia. Stiamo arrivando a un punto di equilibrio, la cosa durerà ancora e non sarà facilissimo. L’inizio della Serie A è fondamentale, per noi medici è una bella occasione per affinare le armi contro il virus.
Giocare Atalanta-Valencia una follia? Non solo quella, anche Liverpool-Atletico Madrid, i dati che abbiamo avuto dopo, anche senza certezza, molti studiosi hanno additato questi eventi come un fiammifero”.