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SABATO 11 FEBBRAIO 2017 - EDITORIALE

NEL SEGNO DI CARLO III


Il più amato dei Borbone lasciò a malincuore Napoli per regnare a Madrid.


 
     
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A cura di: Domenico Fontanella
Fonte: napolicalcionews

Il grande evento sta per avvicinarsi. 

Già da qualche anno il Napoli si ritrova a disputare in Champions League partite con squadre blasonate, ma la doppia sfida con i Galacticos sancisce il definitivo ritorno dei partenopei nel calcio che conta, quello dei top clubs.

Al di là del contesto sportivo, il nome della capitale spagnola è legato ad un particolare momento della storia di Napoli tutt'altro che felice, vale a dire la partenza, nel 1759, del grande Carlo III, "costretto" a lasciare il trono di Napoli (affidato al figlio Ferdinando IV con risultati alquanto scadenti), per concentrarsi interamente sul gravoso compito che lo attendeva a Madrid: regnare, cioè, su tutto il regno spagnolo.

Carlo divenne re di Napoli nel 1734, a soli 18 anni, e resterà in carica per ben 25 anni, avviando una serie di riforme senza precedenti che faranno di lui il più grande sovrano che abbiano mai conosciuto i napoletani.

Le sue grandi riforme furono rese possibili, da un lato, grazie alle capacità dei suoi ministri, primo tra i quali Bernardo Tanucci; dall'altro, dal fatto che, all'atto del suo insediamento, la corona di Napoli, in virtù di una serie di trattati internazionali, era stata definitivamente separata da quella di Spagna, acquisendo una propria autonomia ed indipendenza (è noto lo scotto che dovette pagare Napoli, negli anni immediatamente precedenti, per il fatto di rappresentare uno dei tanti viceregni spagnoli).

Carlo costruì strade e acquedotti e fece realizzare in pochi anni: il Teatro S. Carlo, le Regge di Caserta, Portici e Capodimonte, gli Scavi di Pompei ed Ercolano, il Museo archeologico nazionale.

Realizzó, inoltre, un'opera rivoluzionaria, di cui non riuscì neanche a vederne l'ultimazione, ma che riveló al mondo intero la preoccupazione del Re per la felicità del suo popolo:  il Real Albergo  dei poveri.

Nacque con l'obiettivo di accogliere 8.000 mendicanti, ai quali offrire assistenza sanitaria, pasti quotidiani, istruzione e formazione professionale, il tutto per riqualificare le fasce sociali sottraendole all’emarginazione.

Si dice che Carlo stesso amasse dire "Le ricchezze dei re sono fatte per i poveri".

I Sabaudi lo tacciarono per il suo eccessivo paternalismo. In realtà erano invidiosi dell'amore che i napoletani gli ricambiavano. Ci sentiamo più vicini al pensiero che Giambattista Vico aveva di Carlo: "Carlo incarnava la figura del sovrano ideale in una moderna monarchia civile".