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GIOVEDÌ 26 NOVEMBRE 2020 - NEWS

MARADONA, IL CORDOGLIO DI EMMANUEL MACRON: “NAPOLETANI, ARGENTINI: A VOI LE MIE CONDOGLIANZE PIÙ SENTITE”


La nota ufficiale del Presidente della Repubblica di Francia


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: Elysee.fr

La mano di Dio aveva deposto un genio del calcio in terra. E questa mano se lo è ripreso, con un dribbling imprevisto e che ha scardinato tutte le nostre difese. Forse voleva con questo gesto, troncare il dibattito del secolo: Diego Maradona è o non è il più grande calciatore di tutti i tempi? Le lacrime di milioni di orfani rispondono in questo giorno con una evidenza dolorosa. 

Nato in una periferia povera di Buenos Aires, Diego Armando Maradona fa sognare la sua famiglia e il suo quartiere con i suoi passaggi e i suoi giochi di gambe  che inchiodano persino i migliori difensori europei. Il Boca juniors e i derby mitici lo rivelano al calcio mondiale. Barcellona si assicura il  diamante, pensando di aver finalmente trovato il successore di Johan Cruyff per dominare di nuovo nel calcio europeo. 

Ma è a Napoli che Diego diventa Maradona. Lì, nel Sud d’Italia il Pibe de Oro ritrova la misura degli stadi del Sud d’America, il fervore irrazionale dei tifosi e porta Napoli sulla rotta dello Scudetto, sulla vetta d’Europa. Il Mezzogiorno ottiene la sua vendetta sulla storia ed è solo il rinforzo di Platini che permetterà alla Juventus di battagliare ad armi pari di nuovo con il suo storico rivale. 

Giocatore sontuoso ed imprevedibile, il calcio di Maradona non aveva nulla di recitato. Con una ispirazione sempre rinnovata inventava senza sosta gesti e scatti venuti da chissà dove. Ballerino in campo, mai veramente atleta, piuttosto un artista, incarnava la magia del gioco.

Restava a lui scrivere la storia di un Paese martoriato dalla dittatura e da una sconfitta militare. Questa resurrezione ha luogo nel 1986, nel match più geopolitico della storia del calcio, uno quarto di finale della Coppa del Mondo contro l’Inghilterra di Margaret Thatcher. Il 22 giugno 1986, in Messico, segna un primo gol ma con Dio come compagno. Il miracolo è contestato, ma  l’arbitro non ha visto nulla: il senso di Maradona gli vale il punto. le sens de l’esbrouffe de Maradona lui arrache le point. Segue ‘Il gol del Secolo’, che richiama le gesta dei più grandi dribblatori del calcio: Garrincha, Kopa, Pelé tutti riuniti  in una sola azione. 50 metri, una corsa allucinante, passa in rassegna la metà della squadra inglese, dribbla il portiere Shilton prima di spedire il pallone in rete e l’Albiceleste nell’ultimo quarto della Coppa del Mondo. Nello stesso match, Dio e diavolo, segna i due gol più celebri della storia del calcio. C’era un re, Pelé, adesso c’è un Dio: Diego.  

Con la stessa grazia, la stessa insolenza superba, si avvicina quatto quatto alla finale che marca con il gesto più bello del calcio: il passaggio decisivo, il gol del numero 10. Quando solleva il trofeo, nasce un mito: l’enfant terrible è diventato il miglior giocatore del mondo. E  la coppa del mondo ritrova l’Argentina: questa volta è quella del popolo, non quella dei generali. 

Questo gusto del popolo, Diego Maradona lo vivrà anche sui terreni di gioco. Ma le sue puntate da Fidel Castro e da Hugo Chavez avranno il gusto di una sconfitta amara. È sul rettangolo di gioco che Maradona ha fatto la rivoluzione. 

Il Presidente della Repubblica saluta questo sovrano incontrastato del pallone che i francesi hanno tanto amato. A tutti coloro che hanno risparmiato sulla paghetta per completare l’album Panini Messico 1986 con la sua immagine, a tutti coloro che hanno tentato di negoziare con la loro compagna per battezzare il figlio Diego, ai suoi concittadini argentini, ai napoletani che hanno disegnato affreschi degni di Diego Rivera con la sua effigie, a tutti gli innamorati del calcio, il Presidente della Repubblica manda le sue condoglianze più vive. Ciao Diego!

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