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SABATO 1 GIUGNO 2019 - REDAZIONALE

LENIN S’INCHINA ALLO ZAR


Le idee di sinistra si sono trasformate in qualcosa di sinistro


 
     
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A cura di: Luigi Pezzella
Fonte: Napolicalcionews.it

Un movimento organizzato e “violento” col quale s’instaura un nuovo ordine sociale e politico, un cambiamento radicale nelle strutture sociali, questa è Rivoluzione. Molte persone avevano visto questo in Maurizio Sarri quando disse: “fino al Palazzo”. Il comandante si è sempre contraddistinto a livello professionale, il suo Napoli era sì un “movimento organizzato e violento”, l’impatto contro il potere l’anno scorso fu quasi devastante e letale, ma ciò che lo ha fatto condottiero è stata la sua appartenenza a un popolo. I piani quinquennali di ADL bene si sposavano con questa ideologia, il Napoli doveva crescere quinquennio dopo quinquennio, sembrava ci fosse tutto per attuare la rivoluzione bolscevica in ambito calcistico e anche Napoli avrebbe avuto la sua Rivoluzione d’Ottobre e la presa del Palazzo. Ma poi, cosa è successo? E’ successo che Lenin s’inchina allo Zar e si mette al suo servizio. E’ successo che con la caduta del muro di Berlino (Koulibaly) a Firenze, il comunismo Sarrista è caduto e con esso tutte le idee e gli ideali. Dopo un anno di esilio forzato in Inghilterra (i napoletani non avrebbero accettato il cambiamento immediato in Italia), il comandante ha dato totale disponibilità allo Zar. Le idee di sinistra si sono tramutate in qualcosa di sinistro per chi ancora ingenuamente crede che il calcio sia passione, ideali, appartenenza. Il calcio altro non è che business e nulla viene prima di questo. Tutti i protagonisti sono aziende che badano esclusivamente a un ideale: il profitto. E’ lecito, ci mancherebbe altro, ma tante parole, belle e altisonanti, lasciano il tempo che trovano per rifugiarsi dietro una sola parola che giustifica tutto: professionismo. Oggi il tifoso è una figura anacronistica, è l’unico rimasto tale mentre il calcio non è più quello che è nato insieme al tifoso. Il risultato sportivo è totalmente secondario e serve solo per incrementare il fatturato. Esempio lampante è il Napoli di De Laurentiis che ogni anno “vince” la coppa fatturato e profitto, poi se un giorno, per caso, vincerà qualche trofeo, ben venga, ma non è quello l’obiettivo primario. I piani quinquennali di De Laurentiis non sono una corsa agli armamenti, ma sono solo una corsa al profitto, non si è in competizione né reale e né in una logica di guerra fredda contro il blocco del nord. Col Comandante cade l’ultimo baluardo contro il potere dilagante capitalistico, in un mondo totalmente squilibrato a destra e che cerca di annichilire chi vuole pensare, non c’è spazio per la passione, i sentimenti e l’attaccamento alla maglia, tutto ha un costo, è stato monetizzato tutto. Il calcio, in questo senso, è un’ottima metafora della vita.