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DOMENICA 5 APRILE 2020 - INTERVISTE

KUMBULLA: “HELLAS GRUPPO SOLIDO; DA CENTRALE DI SINISTRA HO LIBERTÀ DI MOVIMENTO”


Medici albanesi in Italia: orgoglioso del mio Paese


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: Corriere.it

Marash Kumbulla, difensore del Verona ed obiettivo di mercato del Napoli ha rilasciato una lunga intervista a Il Corriere della Sera. L’albanese-italiano, 20 anni, è anche nel mirino di Juventus, Inter e Lazio

Suo padre l’ha definita «anche troppo serio» per la sua età. L’allenatore Juric ha detto che è «già un uomo». Si rivede in queste parole?
«Sono molto serio, è vero, ma solo quando serve. So anche divertirmi. Mio papà e il mister penso intendano semplicemente dire che sono maturo per l’età che ho».

De Biasi, da c.t. dell’Albania, disse che i giovani albanesi avevano più fame degli italiani. Che ne pensa?
«Diciamo che i giovani albanesi vengono da una cultura differente, che magari permette loro di avere più stimoli e ambizioni».

Le sue radici cosa le danno in più?
«Mi trasmettono un forte senso di appartenenza alle tradizioni e alla storia del mio popolo. È un sentimento che mi spinge a dare sempre il massimo».

Cosa ha pensato quando ha sentito le parole del premier albanese Rama che ha inviato trenta medici in Italia?
«Sono orgoglioso di un gesto del genere, in un momento così difficile per l’Italia, che è sempre stata al fianco dell’Albania, quando l’Albania ne ha avuto bisogno. Ringrazio lui e i medici che sono venuti in Italia».

Che effetto fa giocare in A con la maglia che indossava da bambino?
«Penso sia il sogno di tutti: già è difficile arrivare in alto, farlo con la squadra con cui tutto è iniziato è indescrivibile».

Si ricorda la prima volta che ha detto «voglio fare il calciatore»?
«Avevo 10-11 anni: lì ho capito che quello che volevo fare veramente era giocare a calcio, facendo di una passione, una professione. E viceversa».

E la prima volta che ha detto «ce l’ho fatta»?
«Quando ho segnato il mio primo gol in serie A, di testa, contro la Sampdoria: un momento indelebile».

È vero che aveva il poster di Chiellini in camera da ragazzino?
«Sì: ho sempre ammirato la sua grinta e la sua voglia di migliorarsi. È un autentico guerriero in campo».

Dopo Juve, Inter e Lazio, la miglior difesa è quella dell’Hellas, che ad agosto davano tutti per spacciato: essere considerati deboli è stato uno stimolo in più?
«Ci ha spronati a lavorare di più rispetto agli altri, ma sapevamo di non essere deboli e tantomeno spacciati…».

Qual è il «segreto» di questa solidità?
«Siamo un gruppo molto unito sia in campo che fuori. E questo aspetto aiuta a lavorare bene sul campo».

Juric sembra un allenatore capace di tirare fuori qualcosa di speciale dai giocatori. È così?
«Trasmette molto bene le sue idee: sa quando c’è da caricare la squadra e quando c’è bisogno di allentare la presa. Lo ringrazierò sempre per la fiducia che mi ha dato, al pari del direttore sportivo Toni D’Amico, che è stato il primo a credere in me, anche nei momenti difficili che ho attraversato».

Cosa ha tirato fuori da lei, Juric, che lei stesso non era sicuro di avere?
«Il furore agonistico, che magari sapevo di avere, ma che forse nell’ultimo anno avevo un po’ smarrito…».

La sera del suo ventesimo compleanno, l’8 febbraio, è difficile da dimenticare?
«Finora è stata la serata più bella della mia vita, perché ho festeggiato con la vittoria contro la Juventus. E per poco non ci è scappato anche il gol (annullato dalla Var, ndr). Dopo la gara non sono riuscito a dormire, a causa dell’adrenalina che avevo dentro di me: è una partita che porterò sempre nel mio cuore».

L’attaccante che l’ha messa più in difficoltà?
«Dybala, per le caratteristiche tecniche e fisiche: un funambolo».

Ha giocato la gran parte delle partite al centro della difesa a tre. Poi si è spostato come centrale di sinistra: le piace di più?
«Mi piace molto, perché ho anche una certa libertà di propormi in avanti».

In questo isolamento forzato ha imparato qualcosa di nuovo?
«Ho imparato a preparare qualche piatto, come il risotto al tastasal, una specialità veronese con la carne di maiale macinata, salata e pepata».

A vent’anni qual è il suo sogno come calciatore?
«Giocare in Champions».

E come uomo?
«Crearmi una famiglia, rendendo felici le persone che mi vogliono bene».