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SABATO 20 APRILE 2019 - STAMPA

INSIGNE-ANCELOTTI, IL MORMORIO DOPO LA SOSTITUZIONE, POI IL FACCIA A FACCIA E LA STRETTA DI MANO


Allo Scugnizzo di Frattamaggiore non va l’idea di essere il capro espiatorio della situazione


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: Il Mattino

Lorenzo Insigne ha abituato a tali picchi di rendimento, in alto o in basso, che ormai ogni gara diventa un uovo di Pasqua con sorpresa acclusa, ma ignota. Nella sua personale via Crucis degli ultimi tempi, Insigne si è ritrovato l'altra sera al centro dell'ennesima contestazione dei tifosi nei suoi confronti. E a lui, di passare da Giuda non fa per nulla piacere.


È di nuovo un caso, Lorenzo. Da troppo tempo lo è. Per ogni suo sospiro, per ogni suo gesto nel campo e fuori. I fischi al momento del cambio non li ha mandati giù. «Solo con me, ce l'hanno solo e sempre con me», ha ripetuto come una litania il fuoriclasse con la memoria corta alla fine del match. Non gli va di fare il capro espiatorio, non gli va di essere l'unico a finire sulla graticola. Eppure, nelle gare decisive di questa stagione, nei sei crocevia dell'anno (il Liverpool, l'Inter, il Milan, la Juve al San Paolo e le due con l'Arsenal) è stato il grande assente.

Era urgente, ieri mattina, il faccia a faccia con Carlo Ancelotti nel centro tecnico di Castel Volturno. C'è stato. E si va avanti. Presenti anche Giuntoli e il suo vice Pompilio. Al momento del cambio, Insigne ha mormorato qualcosa. Non ha gradito né la sostituzione, né il momento in cui è stato sostituito, ovvero subito dopo un tiro inguardabile e l'inizio dei fischi da parte dei tifosi. No, Insigne ha pensato che Ancelotti quasi lo abbia fatto apposta, con un retrogusto di perfidia, a farlo uscire dal terreno di gioco in quel momento esatto. Una standing ovation al contrario. Carlo ha spiegato che non era così, che la sostituzione era già programmata da diversi minuti, che aveva bisogno di cambiare e che non ce l'aveva con lui. La stretta di mano c'è stata: d'altronde Insigne è così, prendere o lasciare. Ma pure Ancelotti ha dimostrato il suo carattere. Nel dopo partita ha ridimensionato l'episodio. Non fece così Sarri, dopo un Juve-Napoli del 2016: «Lui deve stare solo zitto. Se ha qualcosa da dirmi, me lo dirà nel mio ufficio». Stili diversi, non c'è che dire.