Da prezioso ad insostituibile nel giro di pochi giorni, come se il tempo si fosse fermato ed avesse, per un istante, cancellato ciò che è stato, resettato le gerarchie, rimesso in ordine i cocchi di un destino che sembrava orientato altrove. Si parla (anche) di Jorginho nell'infuocato post gara di Empoli. La sua sostituzione a metà ripresa è tra le cause del crollo - fisico e mentale - del Napoli allo stadio Castellani, ago della bilancia di un equilibrio che è andato perduto... e che ha rischiato di complicare le cose nella corsa Champions.
MEA CULPA. Lo ha spiegato lo stesso Maurizio Sarri a fine gara: «Jorginho ha fatto benissimo, è stato sostituito perché ammonito. Faceva caldo, le squadre si stavano allungando e i rischi di un secondo giallo per un centrocampista in queste condizioni sono tanti. È una sostituzione dovuta solo al giallo. Dopo Jorginho, abbiamo fatto fatica. Probabilmente ho fatto una ca****a a toglierlo» le sue parole, un'ammissione di colpa, bagno d'umiltà per ripartire consapevole degli errori e dei possibili rimedi. Ma resta quel che è stato detto e anche fatto, così come l'impressione che Jorginho, per un attimo accantonato nel corso della stagione a favore di Diawara, sia tornato ad essere vero faro della squadra, motore di meccanismi collaudati che sa come rendere perfetti, senza strafare. Il segreto è proprio questo: risultare indispensabile pur senza apparire.
CARATTERISTICHE. Jorginho è un regista atipico che ai lanci lunghi o alle verticalizzazioni improvvise antepone la necessità di giocare semplice per favorire il giro palla, per muovere gli avversari fino a stremarli, aprendo varchi dove poi affondare, disegnare trame sfruttando i movimenti dei compagni ed il suo tempismo nel servirli. Jorginho orchestra il gioco in modo semplice ed elementare: è un maestro nel breve, ovvero nel giro di pochi metri, proponendosi in avanti ma anche indietro, cercando riparo perfino nei difensori quando altrove sarà rischioso infilarsi, oppure rifugiandosi sugli esterni per poi tornare a farsi dar palla in attesa di buone nuove all'orizzonte (del campo).
DETTAGLI. Quando ad Empoli è stato sostituito, il Napoli ha perso il pallino del gioco: minor possesso palla, dunque padronanza del campo. Gli avversari se ne sono accorti, lo hanno percepito, si son fatti forza e ne hanno approfittato. Nasce anche da qui la rimonta (a metà) dei toscani, il moto d'orgoglio che ha reso da incubo un pomeriggio apparentemente innocuo, in discesa sin da subito, congelato prima d'essere riaperto. Il Napoli che vuol crescere, orientato al secondo posto e alla finale di Coppa Italia, continuerà ad affidarsi a Jorginho considerandolo non un fuoriclasse, ma un elemento imprescindibile per la sua mentalità. Ognuno, nel suo piccolo, ha qualcosa da offrire alla squadra.