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DOMENICA 20 OTTOBRE 2019 - STAMPA

IL MATTINO - NAPOLI, ECCO IL VALZER GIUSTO PER AFFRONTARE IL SALISBURGO


Dopo la vittoria con il Verona la trasferta austriaca non fa più paura


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: Il Mattino

A un certo punto, diciamo verso il ventesimo minuto, avremmo firmato per un pareggio. Un po' più avanti, quando Koulibaly si è impossessato della palla e se l'è tenuta correndo verso la porta avversaria per due minuti buoni, ci siamo sorpresi davanti a una strana domanda.

Ci siamo chiesti se si stava manifestando l'effetto parossistico del turnover ancelottiano (non solo continuo cambio di uomini, ma pure fantasioso cambio di ruoli) magari ispirato, chi lo sa, da una recente rilettura del noto vademecum di re Franceschiello (quelli che stanno davanti vadano dietro, quelli di dietro vadano davanti eccetera), o se invece KK si stesse proprio ribellando a quanto vedeva accadere sotto i suoi occhi, vestendosi quindi di inopinata autorità. Ma poi è arrivato il gol di Milik - non una firma qualunque ma esattamente l'attaccante finora mancato, l'eterna promessa eternamente triste, il goleador di riserva e un po' incolore di cui si ricordano solo gli errori (decisivi) contro il Milan e contro il Liverpool, il nome più volte e da più parti raccomandato ad Ancelotti come il faro da accendere per risalire la china - insomma Arkadius «si è sbloccato». E si è sbloccata pure la diffidenza nostra, che si è trasformata in speranza. Siamo tornati. Ancora brutti, ancora troppo disarticolati, ma ci siamo, l'abbiamo sfangata, il San Paolo ha ripreso a sorridere. Dopo il lungo, fortissimo maldipancia cominciato a Torino e continuato per una pausa campionato sembrata infinita, non è poco e non era scontato. Ci siamo sbloccati e adesso guardiamo a Salisburgo con più entusiasmo, con meno paura.

Perché sì, pensare alla trasferta di Salisburgo ci metteva paura: a questo eravamo arrivati, e in realtà non è che adesso siamo proprio tranquilli ma insomma sarebbe ingiusto negare che qualcosa è cambiato. I nostri, soprattutto, ci hanno dimostrato di avere ancora fame: non c'è rassegnazione, non c'è inedia, non c'è «fronda» contro l'allenatore o tra calciatori della vecchia e della nuova guardia, come qualche giornale e soprattutto i social hanno insinuato immaginando (e spargendo) veleni. Hanno fame di vittorie i calciatori del Napoli, e di affermazioni personali «dentro» il Napoli, come ieri ci ha chiaramente fatto capire Ciro-Dries, che sia pure entrato negli ultimi minuti non ha smesso di cercare la rete che gli permetterà di raggiungere il record di Maradona con la maglia azzurra. Mertens per il momento ne capeggia un'altra, di classifica, quella dei legni battuti: che sia sfortuna o imprecisione (più la prima, ovviamente) poco male, è la testimonianza comunque che lui ci prova, ci prova sempre; e siccome oltre che la professionalità ci mette il cuore, magari è il caso di provare a chiudere la faccenda del rinnovo al più presto e senza complicazioni, che lui in Cina non ci vuole andare e noi tifosi senza di lui non saremmo più gli stessi. C'è un cuore oltre i bonifici a molti zeri, e vorrà pur dire qualcosa se il vecchio capitan Hamsik si è messo a dire in giro che perché no, tornerebbe volentieri a giocare a Napoli. Ora noi non dobbiamo fare la squadra dei combattenti e reduci, è chiaro che il ricambio è indispensabile, ma finché è possibile ci vogliamo credere all'idea del presidente che si siede al tavolo con Dries e Josè e, uno sforzo da parte sua e uno da parte loro, arriva alla soluzione che stiamo aspettando. Ci vogliamo credere che a questi nostri beniamini sia data la possibilità, e che loro stessi la vogliano, di restare ancora qui, per tentare di raccogliere finalmente qualcosa del tanto che in questi anni hanno seminato.

A Salisburgo, intanto. Per vincere. Per cancellare gli ultimi dubbi sulla qualità e sulla forza di questa squadra, che è la stessa (ok, più o meno) che ha battuto il Liverpool, e che non può essersi trasformata da quel momento in un informe coacervo di brocchi. Mettiamola così: se vinceremo anche a Salisburgo, il sorriso intravisto ieri al San Paolo diventerà più largo. E quando si sorride metà della fatica è fatta. D'altra parte non è forse il sorriso la terapia che patron Aurelio ha prescritto al malatino Insigne? Ecco Lorenzo, sorridi: che poi magari segni. Ma anche no. Se ci possiamo permettere di contraddire il presidente, funziona meglio al contrario, meglio se provi prima a fare gol. Vedi Milik, che sorriso enorme che si è portato a casa stasera.