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MARTEDÌ 15 NOVEMBRE 2016 - ESCLUSIVE

ESCLUSIVA NCN: METTI UN GIORNO A PRANZO DA ROBERTO FIORE, QUELLO CHE I NAPOLETANI NON SANNO, DA PELÈ A SIVORI


"I tifosi napoletani mi hanno sempre voluto bene, ed io ne ho sempre voluto a loro perchè io sono uno di loro"


 
     
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A cura di: Gennaro De Lena
Fonte: Napolicalcionews.it

“Illustre comandante, sono un semplice tifoso e sono preoccupato per le sorti del Napoli. Vorrei essere da voi ricevuto per illustrarvi il mio pensiero”. 

Parte con queste due righe, indirizzate al comandante Achille Lauro nel gennaio del 1962, l’avventura di Roberto Fiore alla guida del Napoli. Poco dopo sarebbe stato convocato dallo stesso Lauro che gli avrebbe affidato la presidenza della squadra con la quale avrebbe sfiorato il titolo in due circostanze.

Questo un accenno al passato, ma esiste un Roberto Fiore presente, ancora acceso tifoso del Napoli ed appassionato commentatore delle vicende calcistiche contemporanee, noi lo abbiamo incontrato per i nostri lettori, quelli più anziani leggeranno e ricorderanno magari emozionandosi, quelli più giovani scopriranno un personaggio innamorato dei colori azzurri che il nostro ha contributo a farne la storia cristallizzando nel ricordo di tutti un periodo brillante attraverso tre intense ed appassionanti stagioni.

Presidente Fiore, io partirei subito da un aneddoto che introduce in maniera chiara il suo personaggio: è vero che contattò Pelè per portarlo al Napoli?

“Contattai realmente Pelè scrivendogli nell’agosto del 1964 quando il Napoli militava ancora in serie B. Gli dissi, attraverso Sarnelli, un mio collaboratore, che nella successiva stagione mi avrebbe fatto assolutamente felice se avesse considerato l’ipotesi di vestire i colori azzurri per la modica cifra di 100 milioni di lire! Lui mi rispose con una cartolina presente nel mio libro “Chi sono stato”, e restò meravigliato dal fatto che un presidente di una società di B si interessasse e ritenesse possibile tesserare il più grande calciatore del mondo in quel momento in attività. Questo spiega bene la mia figura di sognatore e soprattutto di amante dei campioni e più in generale delle cose belle. In quella stagione fummo effettivamente promossi ma poi prendemmo Sivori ed Altafini e direi che non andò poi così male”.

Oltre a i due già citati Altafini e Sivori, quali altri calciatori acquistati nel suo periodo di presidenza ricorda con maggior piacere?

“Ce ne sono tanti: Ottavio Bianchi, Panzanato, Nardin, Sala, giocatore straordinario che poi Ferlaino vendette iniziando a sfasciare quel Napoli meraviglioso che avevo creato”.

Il suo Napoli, nella stagione 1965/66, stabilì il record di abbonati tuttora ineguagliato, con ben 69000 tessere vendute. Un’enormità, soprattutto se paragonate alle poche migliaia del Napoli attuale. Perché in quella stagione raggiungeste quel risultato mentre oggi il Napoli di De Laurentiis non raggiunge i 10000 abbonati?

“Il perché è tutto nei campioni acquistati e nell’amore che io provavo per il Napoli e che i napoletani comprendevano e condividevano. Questo sentire comune li avvicinò tantissimo alla squadra fino a stabilire quel record”.

Le manca il Napoli? 

“Sempre, avrei voluto guidarlo verso decine di successi, italiani ed internazionali. Ci sarei riuscito, amavo ed amo troppo questi colori e questa città. I tifosi napoletani mi hanno sempre voluto bene, ed io ne ho sempre voluto a loro perchè io sono uno di loro”.

Il suo rapporto con Napoli è sempre stato viscerale pur essendo lei nativo di Portici, zona Bellavista. Quanto in questa compenetrazione è stata importante l’opera di suo padre Francesco come poeta e canzoniere napoletano?

“Mio padre ha scritto delle canzoni favolose, Bellavista, Napule e nient cchiù, da lui ho ereditato l’amore per il bello e il desiderio di sognare, sempre”.

Una battuta sul Napoli attuale, dove potrà arrivare e cosa gli manca per essere veramente competitivo ai massimi livelli?

“Prima ho detto che mi è sempre piaciuto prendere i migliori, questo chiaramente è uno dei segreti per fare bene. Basta prendere un calciatore forte ogni anno e non lasciar partire i migliori, proprio come ha fatto la Juventus dal suo ritorno in A. Per fare questo ci vogliono competenza ma soprattutto passione e amore, il resto vien da se. Per quel che riguarda il Napoli di quest’anno, credo che la stagione sia abbastanza compromessa, l’organico è buono ma la cessione di Higuain ha reso il Napoli una squadra da gruppone di inseguimento. Se prima si poteva far finta di essere l’anti Juventus, ora neanche più quello ci sarà consentito”.

Questa la sintesi di una chiacchierata fiume con il presidente Roberto Fiore, un vulcano in eruzione traboccante di passione, colmo d’amore per quei colori che hanno rappresentato la sua croce ma soprattutto la sua delizia. Avremo modo in futuro di approfondire tanti altri temi, per il momento il confronto tra il Napoli che fu, quello che è e quello che verrà termina qua, con l’auspicio di ritornare presto a sognare e poter magari in futuro tagliare ancora traguardi importanti.