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MARTEDÌ 28 APRILE 2020 - DAL WEB

CORONAVIRUS, IN COREA DEL SUD SI RIPARTE: PORTE CHIUSE, NIENTE STRETTE DI MANO E DIVIETO ASSOLUTO DI PARLARE


Parla Osmar Ibáñez Barba, capitano del Football Club Seoul


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: TMW

È ufficiale: il prossimo 8 maggio parte la K League 1, in Corea del Sud si riprende finalmente a giocare. La massima divisione nazionale sarebbe dovuta iniziare lo scorso 29 febbraio, salvo subire uno slittamento a causa dell'emergenza Coronavirus. Ma il governo, anche su questo, ha sempre avuto le idee chiare: ora che la pandemia è stata contenuta, i club saranno liberi di tornare in campo, seppur con una serie di curiose raccomandazioni e regole ferree da rispettare. A spiegarle, in esclusiva per TuttoMercatoWeb.com, è proprio uno dei leader del titolatissimo Football Club Seoul: il capitano spagnolo Osmar Ibáñez Barba, centrocampista classe '88 che veste la maglia rossonera dal lontano 2014. Con una lunga chiacchierata, tra calcio e politica, che ha coinvolto ovviamente anche il tanto acclamato modello coreano di risposta alla crisi.

Osmar, come sta? Come ha vissuto quest'emergenza mondiale lontano dalla sua Spagna?
"Io e la mia famiglia stiamo bene, grazie di avermelo chiesto. Abbiamo vissuto, come tutti, un periodo complicato, ma abbiamo avuto allo stesso tempo la fortuna di passarlo a Seul, in un Paese che ha risposto molto bene all'emergenza Coronavirus. Diciamo che qui in Corea ci siamo sentiti meno preoccupati rispetto a tanti altri posti. Non c'è mai stato un lockdown obbligatorio e io, personalmente, ho potuto così continuare ad allenarmi con normalità".

Un lusso ora come ora...
"Assolutamente sì, me ne rendo conto parlando con amici, ex compagni e parenti. In Corea siamo ogni giorno più sereni e tranquilli, il numero di contagi adesso è davvero basso e l'unica mia preoccupazione è quindi per i miei familiari che vivono ancora in Spagna".

Con la pandemia contenuta, il governo coreano non ha esitato a riprogrammare anche l'inizio della stagione calcistica.
"Se ne parlava da tempo, ma in questi giorni è arrivata finalmente l'ufficialità: l'8 maggio ci sarà la prima partita del nostro campionato, il 9 e il 10 si terrà la giornata completa. Chiaramente anche qui si sono dovute prendere delle misure drastiche. Anche se i dati legati al Coronavirus sono buoni, non possiamo infatti rilassarci e mollare la presa se vogliamo evitare che lo sport si fermi di nuovo. Dovremo dunque mantenere tutti ben alta la soglia dell'attenzione per garantire che la diffusione del virus resti sotto controllo".

Tra le tante misure di sicurezza introdotte nel calcio, quella che colpisce di più è sicuramente il divieto assoluto di parola in campo.
"Sono state individuate delle misure che non permetteranno solamente di tornare a giocare, ma anche di tutelare la salute delle persone. Le partite, prima di tutto, saranno a porte chiuse. Poi ci sarà una lunga serie di regole da rispettare, che a noi giocatori è già stata presentata parzialmente. Penso appunto al divieto di parlare in campo, sia tra giocatori che tra giocatori e allenatore o tra giocatori e arbitro. Sarà vietato anche stringersi la mano prima e dopo l'incontro".

Cosa succederà in caso di malaugurato nuovo contagio tra i calciatori?
"Il calciatore positivo e la sua squadra saranno immediatamente isolati per osservare un determinato periodo di isolamento, con le rispettive partite che saranno di conseguenza posticipate e recuperate in seguito".

Quanto sarà diverso dal solito tornare in campo in questo periodo così concitato?
"Quest'emergenza ci ha presi tutti alla sprovvista. Si è fermata la stagione e ci hanno dato subito dei giorni liberi, ma dopo poco tempo siamo tornati ad allenarci quotidianamente, rispettando semplicemente delle misure di igiene. Per questo non sarà così strano come potrebbe essere altrove: qui a Seul - ripeto - non mi è mai stato impedito di uscire di casa. Il buonsenso della gente e l'ottima preparazione del governo ci hanno permesso di vivere in modo molto più normale rispetto a tanti altri Paesi del mondo".

La strategia difensiva della Corea del Sud, non a caso, è stata presa come esempio a livello globale.
"Sì, l'emergenza Coronavirus in Corea è stata gestita bene fin dall'inizio. Il governo ha risposto rapidamente e addirittura ancora prima che il virus toccasse terra coreana. Dopo qualche settimana di misure un po' più drastiche, con controlli tempestivi ed efficaci sui contagiati, i numeri si sono abbassati fino a scendere addirittura sotto i dieci nuovi positivi negli ultimi giorni. Possiamo affermare senza ombra di dubbio che questo modello è stato un vero successo".

Dal calcio alla politica, Osmar sa bene quel che dice visto che è in Corea del Sud ormai dal 2014. Ci illustra meglio anche la K League 1?
"La K League 1 è un campionato molto intenso, dove tanti giocatori sognano di spiccare un giorno il volo verso l'Europa. Negli ultimi anni ha avuto una crescita progressiva e importante proprio grazie al trasferimento delle sue stelle in altre leghe più blasonate. Vi assicuro però che già qua in Corea c'è una grande competizione (partecipano 12 squadre, ndr) e i finali di ogni gara sono quasi sempre spettacolari e ricchi di colpi di scena, con tanti gol negli ultimi dieci minuti o addirittura nel recupero".

Col FC Seoul, intanto, viaggia per la sua sesta stagione dopo aver fatto scorta di titoli.
"Dopo aver giocato nel Racing de Santander in patria, ho fatto un'esperienza al Buriram United in Thailandia e poi sono arrivato al FC Seoul, con una parentesi in prestito al Cerezo Osaka in Giappone. Sono felice e soddisfatto, sono uno dei veterani della squadra e ho ancora tanti stimoli per alzare altri trofei. L'obiettivo per quest'anno è il solito: sfruttare tutta la mia esperienza per trascinare i miei compagni verso ogni traguardo possibile, quindi lottare fino alla fine per vincere il campionato e giocare nuovamente la Champions League asiatica".

E in Europa quando torna?
"Non è il momento. A lungo termine sogno infatti di arrivare a quota dieci stagioni col FC Seoul continuando così a scrivere la storia di un'eccellenza continentale come questo glorioso club, del quale ho spesso l'onore di indossare pure la fascia da capitano. Intanto, però, pensiamo all'8 maggio: un passo alla volta, senza mai dimenticarci di proteggere noi stessi e chi ci sta intorno".