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MARTEDÌ 23 APRILE 2024 - INTERVISTE

CANNAVARO SI PRESENTA ALL'UDINESE: “HO VISTO UNA SQUADRA CHE HA PAURA, MA È TEMPO DI ALZARE L’ASTICELLA”


Presentato oggi al 'Friuli' il terzo allenatore bianconero


 
     
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A cura di: Redazione
Fonte: udineseblog.it

Primo ‘contatto’ del nuovo tecnico dell’Udinese Fabio Cannavaro con la stampa e rappresentanti del tifo. Nella sala stampa dello stadio ‘Friuli’, in conferenza ha raccontato le sue impressioni sulla nuova realtà che lo accoglie.

La mia esperienza internazionale quanto può incidere? Ringrazio Cioffi, con cui mi sono sentito ieri sera, per lo sforzo fatto fino a ieri. C’è tanta voglia ma anche difficoltà. C’è una squadra con molti giocatori che parlano diverse lingue. La comunicazione è fondamentale. Ci sono diversi tipi di comunicazione, per giocare da squadra e senza paura. Mi sembra che il problema di questa squadra sia la paura, che a volte fa brutti scherzi. Sono arrivato ieri: l’aspetto psicologico è fondamentale. C’è da far capire che la storia di questa società è importante, che c’è una tifoseria che li sosterrà fino alla fine. C’è da sbagliare il meno possibile per salvarci”.

Le sue ultime 48 ore: ce le racconta? “Quando ti chiamano delle società è difficile dire di no. L’Udinese ha una storia di società seria. Sono state ore intense: è stata così veloce, ho grande motivazione. Il momento è complicato. Ma non ci pensi: vai sapendo che parti da una base, questa è una squadra che ha avuto tanti problemi ma c’è qualità. Qualità tecniche, umane, che possono far sperare. C’è da poter fare qualcosa: se aspettiamo partita per partita di non subire gol, non ce la fai. Dobbiamo tutti fare qualcosa in più. Devono iniziare a capire che 4 vittorie sono poche, bisogna alzare l’asticella”.

La squadra è malata, ma c’è un problema mentale: “Infatti per questo parlavo di paura, per questo bisogna alzare l’asticella. Il mio calcio era diverso da questo perchè oggi i giocatori sono supercontrollati. Siamo tutti convinti che sia un aspetto mentale, dobbiamo lavorare su quello”.

Come si tira fuori il meglio dai giocatori? “Loro vedono le maglie degli ex giocatori che ci sono qui e capiscono la storia di questa società. Va rispolverata, va fatto capire loro che 30 anni di massima serie sono il frutto di sacrificio di una famiglia. Questa cosa si percepiva, anche quando venivo qui da avversario. Se non riescono a capirlo, bisogna fargliela pesare”.

Tra i prossimi avversari c’è anche il Napoli: “Il calcio è bello perchè ti regala emozioni, ti permette di ritrovare vecchi amici. Ma la cosa più importante siamo noi. Abbiamo davanti partite fondamentali, dobbiamo ragionare con un concetto di fame, di attenzione, superiore a tutti gli altri aspetti”.

Da dove inizierà a lavorare? “Sull’aspetto mentale. Poi questa è una squadra che ha subìto poco: dobbiamo alzare il baricentro, pressare più alti, cercare soluzioni e certezze in fase offensiva che diano più tranquillità ai ragazzi”.

Pinzi: la scelta e l’intesa? “Io ovunque sono andato ho cercato collaboratori locali, perchè questo mi può permettere di accorciare le conoscenze, i tempi. Pinzi conosce bene la società. Quando mi è stato proposto ho pensato che fosse un valore aggiunto”.
Conosce la squadra? Si è sentito con qualche ex come Totò? Mi hanno scritto Totò, Quagliarella, Floro Flores: ne avete avuti tanti qui di napoletani. Questa è una squadra che ha qualità: il tempo è poco, dobbiamo concentrarci sulle cose più importanti in questo momento, al di là del singolo. Dobbiamo parlare di squadra: non possiamo pensare a livello individuale. Non possiamo basarci su un giocatore se non rende”.

Lei è stato allenato da grandi allenatori: che insegnamenti trasmetterà? “Lippi e Capello erano fenomeni che nel concetto fi squadra avevano le ambizioni di voler vincere sempre. Spero di aver preso un po’ da tutti quelli che ho avuto: anche Zaccheroni, Malesani, Sacchi, Trapattoni. Bisogna rubare un po’ le cose che più piacciono e trasferirle. Non è facile, tutti pensiamo alla tattica, alla tecnica, sono ragazzi con cui a volte ci vuole il bastone, a volte la carota. La gestione del gruppo è la cosa più complicata”.

Quattro vittorie con delle big: meglio affrontare subito Roma, Bologna e Napoli? “Te lo dico alla fine, non lo so. A volte è più semplice giocare con squadre che giocano a calcio. Contano le motivazioni, dovranno essere triple con Lecce, Empoli e Frosinone. Ma non possiamo aspettare le ultime tre per andare a fare punti”.

Tatticamente, cambierà qualcosa? “Non sono legato a moduli. Mi piace il 4-3-3 che ho usato all’inizio. Ma poi devi cambiare in base al materiale a disposizione per capire dove andare a lavorare. Penso che questa squadra possa fare più situazioni di gioco, ha cose importanti. Dobbiamo essere bravi a tirarle fuori”.

Con la Roma? “Te la devi giocare in 20 minuti, non ci sono alibi. Non credo che la Roma venga qui a giocarsi lo spareggio. Mi aspetto che entrambe le squadre facciano partita”.

Su chi fare la corsa? “Su noi stessi, altrimenti rischiamo di bruciarci. Ci sono dei punti, sono tutte finali. Le finali non si giocano ma si vincono, cercando sempre di fare qualcosa in più dell’avversario. La gestione delle singole partite deve essere ottimale”.

In questo poche ore ha testato l’umore dell’ambiente? “No, non ho avuto tempo. Abbiamo tanto lavoro e spero di vedere questa passione allo stadio”.

Gli uomini sono contati: “Le assenze sono importanti, però non sono abituato a dare alibi ai miei giocatori. Devo dare certezze. Chiunque andrà in campo dovrà essere consapevole che dovrà dare il massimo per vincere. Pretendo il massimo da tutti. Sono esigente su questo”.