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VENERDÌ 28 FEBBRAIO 2020 - ESCLUSIVE

CALCIO E STORIA, IL PROF. JOHN FOOT RACCONTA MARADONA


La conferenza ‘Una città nel pallone, il mito di Maradona raccontato da John Foot’ nel segno di Diego


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: Napolicalcionews

Che cosa lega Diego Maradona e l’Inghilterra? Il pensiero corre automaticamente a quella storica gara dei quarti di finale del Mondiale del Messico, il 22 giugno 1986: ‘La Mano de Dios’. No, stavolta non è così: il legame ha un nome ed un cognome, John Foot, londinese, docente di Storia contemporanea presso l’Università di Bristol, specializzato in vicende di casa Italia. Un punto di vista particolare, da osservatore esterno, di chi, forse, riesce ad avere uno sguardo più distaccato su un personaggio che è divenuto mito, storia, leggenda e, parte della vita di Napoli: Maradona appunto. 

L’occasione è una conferenza tenutasi ieri, 26 febbraio dal titolo: ‘Una città nel pallone, il mito di Maradona raccontato da John Foot’, nell’ambito del ‘Lezioni di Storia Festival’: sessanta minuti di full immersion in quella che è stata la parte finale dell’esperienza italiana e napoletana del Pibe de Oro. La sede è d'eccezione: il Teatro Bellini di Napoli.
Punto di partenza il 29 aprile 1990, la data del secondo scudetto del Napoli, ma ancora di più il 3 luglio dello stesso anno, della semifinale del Mondiale tra Italia ed Argentina giocata al S.Paolo. Quella semifinale che diede vita ad una serie di polemiche sul ‘per chi avrebbero fatto il tifo i napoletani?’, una semifinale sulla quale ‘non c’è una verità, ci sono tante verità’.
Punto d’arrivo la notte della fuga di Maradona da Napoli il 1 aprile 1991, 15 giorni dopo essere risultato positivo ad un metabolite della cocaina nel postgara di Bari-Napoli.
Il racconto di John Foot si snoda attraverso una serie di documenti raccolti in un paziente studio nel tempo: dichiarazioni dei protagonisti, foto, filmati e ricordi personali. ‘Una sola volta io l’ho visto Maradona – dice all’inizio ed anche alla fine del suo seminario John Foot in un fluente italiano. Anzi, apre il suo intervento descrivendo quella giornata: “Fiorentina-Napoli, 16 aprile 1989. Maradona era in panchina ed io ero nella Curva Fiesole, mischiato ai tifosi viola, in compagnia di un cugino, inglese, vissuto a Firenze, tifoso… del Napoli…”. Più che un seminario di storia è quasi un monologo teatrale, con la platea che ascolta in un silenzio interessato, ma piacevolmente interrotto dalle battute di John Foot: “Prima di tutto voglio dire: ‘Las Malvinas son argentinas’ e ‘non ho alcun problema con La Mano de Dios’”.
La scelta è quella di raccontare la parte finale, più dolorosa, la parabola discendente di Maradona, iniziata, secondo il Prof. Foot, indipendentemente dalle sue sorti in quel Mondiale italiano e legata piuttosto ai suoi problemi personali tra sostanze stupefacenti e frequentazioni discutibili. E questo declino si tinge di numeri sostanzialmente mediocri per El Diez: soltanto 6 reti in 18 presenze nel suo scorcio di stagione 1990-91, conclusosi a marzo 1991 con la fuga notturna da Napoli e dall’Italia. A maggio dello stesso anno ecco il ‘Te Diegum’, simposio, divenuto poi un libro, a consacrare definitivamente Il Pibe de Oro come leggenda. Ma alla fine chi è Maradona? Davvero una leggenda, un mito? Forse più semplicemente ‘uno di noi’.

Alla fine il Prof. Foot si è intrattenuto per firmare le copie dei suoi libri chiacchierando con gli spettatori, tra i quali  anche gli autori del gioco 'La mossa del comandante', una copia è stata donata all'autore. 

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