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MARTEDÌ 20 AGOSTO 2019 - EX AZZURRI

BIGON: “CAVANI E KOULIBALY I ‘MIEI MARADONA’; DI DIEGO RICORDO LA LEADERSHIP!”


Il mio ‘granchio’ si chiama Fideleff


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: Gazzetta

“Credo che pochissime persone al mondo possano reggere una situazione così. Ci vuole energia fisica, costanza, lui porta avanti un lavoro difficile e stressante in una situazione pesante. Sinisa è un fenomeno. Davvero”. Di fenomeni Riccardo Bigon se ne intende. Da ragazzino andava a Soccavo da papà Albertino e interagiva con Maradona in quel Napoli scudettato. “La cosa che mi ha sempre colpito di Diego era la leadership che esprimeva: la squadra era aggrappata a lui...”. Fenomeni, appunto. Riccardo ha 48 anni, è il ds del Bologna dal 2016, ha tre figli (Albertino jr di 11 anni, Ludovica di 9, Allegra di 3), non ama chiacchierare troppo ma stavolta spalanca riflessioni e retroscena. Mercato? Come no. Ma anche concetti marcati.

Bigon, chi è stato il suo acquisto... Maradona? 
Due: Cavani e Koulibaly”. 

E il suo Luis Silvio (una bidonata insomma)? 
“Di granchi ne ho presi anche io. Fideleff, sempre a Napoli”.

La sua scommessa di oggi? 
“Kingsley: abbiamo appena rinnovato, ha dimostrato di poter restare. Le dinamiche di mercato, poi, ci diranno se così sarà, perché per i giovani è importante una cosa: giocare”.

Uscito Pulgar serve un centrocampista. Cuellar è vicino? 
“Ha le caratteristiche giuste, serve la stessa formula con cui Donsah è andato al Cercle Bruges, prestito con diritto. Se qualcuno arriverà entro domenica? Fisicamente non credo, quanto agli accordi...”.

Dominguez è da salutare? 
“Non ancora. Vediamo quali situazioni si aprono. I centrocampisti potrebbero essere uno o due. Non fosse partito Pulgar, il mercato sarebbe già chiuso”.

Dalla Francia esce il nome di Baptiste Santamaria, 24 anni, Angers, visionato anche recentemente. Conferma? 
“Non smentisco: è fra i nomi”.

Oggi il Bologna senza Pulgar e Lyanco le pare più forte, uguale o più debole? 
“Ci dirà il campo ma questa squadra ha la sua solidità, equilibri interni, continuità, un’unione speciale che continua dal primo giorno in cui Miha è arrivato. Lui c’è sempre e la sua lotta ha aumentato e alimentato in noi un sentimento forte”.

Numero di telefonate quotidiane? 
“Coi dirigenti, giocatori e staff? Un centinaio totale al giorno”.

Perché il Bologna ha deciso di non seguire piste tipo Balotelli, Marchisio, Boateng? 
“Perché i giocatori esperti li abbiamo: Palacio, Poli, Soriano, Sansone, Dzemaili, Danilo, Destro per esempio. Quella ricerca della sicurezza esperta l’abbiamo scollinata con loro. E mantenere buonissima parte dell’ossatura dello scorso anno, e per questo va ringraziato Saputo, è stato molto importante. Come mi sto trovando con Walter Sabatini? Benissimo. E lui so che pensa la stessa cosa. Fra l’altro quattro occhi vedono meglio...”.

Fino a sette mesi fa, Bigon era il Grande Colpevole. Poi? 
“Anche io ho sbagliato a pensare che la rosa di un anno fa fosse al riparo da rischi gravi, ho sopravvalutato la cosa. Poi? Poi niente di più che aver trovato la persona giusta in Mihajlovic che valorizzasse certi uomini, un mercato importante a gennaio, episodi giusti. Se ho avuto timore di dover andare via da Bologna? Sì, e mi sarebbe dispiaciuto perché siamo in un tragitto di crescita che deve continuare. E mi piace contribuire”.

Sinisa disse: “Se devo lottare per il 10° posto sto a casa”. 
“E ha ragione. L’importante è che il Bologna non si fossilizzi sul fatto che va bene il decimo posto. Anche per questo a Sinisa abbiamo fatto un triennale. L’Europa? Ci penso, dopo la salvezza, sempre. I passi in avanti dobbiamo pensare che siano necessari”.

Il futuro si chiama Skov Olsen, Schouten, Tomiyasu. 
“Seguivamo Skov Olsen da due anni, ma anche Tomiyasu dall’ottobre 2018, Schouten e Denswil. Credo che Andreas sia stato convinto dal nostro comportamento e dalla corte che gli abbiamo fatto: siamo andati spesso in Danimarca, abbiamo conosciuto più volte famiglia ed entourage, credo che il passo decisivo sia stata una chiacchierata che ho avuto con lui in hotel: gli ho detto di scegliere la cosa che fosse più giusta per lui, di volere giocatori col sorriso, felici. Questo l’ha reso più sereno e sciolto nel decidere. Se l’ho strappato al Bayern? So che lo voleva sì...”.

E ha “strappato” Dijks al Milan, rifiutando 20 milioni. 
“Un giorno il suo agente mi dice di un grosso club che lo vuole. Lo blocco subito: Dijks non si muove a qualunque costo”.

Davanti si è parlato di Kouame, Defrel, addirittura Milik. 
“Il nostro attacco vale. Santander? Non cerchiamo offerte che magari arriveranno: lo vogliamo qui. Destro? Sinisa è stato chiaro. Se è vero che gli avevo detto di cercarsi altre squadre? No”.

Un sogno per il 2019-2020? 
“Di essere competitivo in ogni gara. E pure di riavere qui Sinisa il prima possibile? Quello non è un sogno: so che è realtà”.