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SABATO 8 AGOSTO 2020 - INTERVISTE

BAGNI A DIARIO AS: “CON GATTUSO IL NAPOLI È TORNATO AD ESSERE SQUADRA: PER STASERA NON VEDO UN FAVORITO”


Maradona vedrà la partita con la maglia del Napoli: la porta tatuata dentro


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: As.com

Salvatore Bagni è una leggenda del Napoli, con il quale ha vinto il suo primo scudetto nel 1987Grande amico di Maradona, il suo soprannome è ‘Il Guerriero': ed era anche l’ idolo di Rino Gattuso, che si è sempre ispirato a lui. Diario AS lo ha contattato e lo ha intervistato per il match clou di stasera tra Napoli e Barcellona. (CLICCA QUI PER LEGGERE L’INTERVISTA IN LINGUA ORIGINALE)

Salvatore, credi che il Napoli possa avere speranze?
Il Barcellona è una delle squadre migliori al mondo ed ha il miglior giocatore del mondo. Di sicuro bisogna analizzare il momento, il Napoli con l’arrivo di Gattuso è tornato ad essere una squadra che sa quel che vuole. Gli azulgrana, dopo lo stop forzato, non mi sembrano invincibili. Per me non c’è un favorito: gli azzurri meritavano di vincere già all’andata.

Setién partirà con il tridente…
Bene, Griezmann ha deluso, mentre mi lascia pensare il ritorno di Suarez, un giocatore eccezionale. Però non ho paura: noi che giochiamo nel Napoli non possiamo averla.

Che ti è piaciuto di Gattuso in questi mesi?
Di Rino si parla solo per il suo carisma, però tatticamente è ottimo. Il triondo in Coppa è arrivato grazie a lui, ha giocato partite come queste contro Lazio, Inter e Juve: chiudendo gli spazi e colpendo rapidamente. La squadra ora è cresciuto in entrambe le fasi. E i giocatori, quando parlano con lui, sanno che persona hanno di fronte.

Tu sei stato l’idolo di Rino: da bambino aveva il tuo poster alla parete.
Sì, mi diceva che litigava con il suo papà che era del Milan, e giocava come giocavo io. Gli piaceva la mia maniera di stare in campo, senza paura. Dico che se lui si è ispirato a me, adesso sono io ad ispirarmi a lui.

A centrocampo oggi comanda Fabian.
È ottimo, però quest’anno non ha avuto la sua continuità abituale, una cosa comune a vari azzurri. Resterà qui un altro anno e continuerà a crescere.

Continuità, a Napoli, è sinonimo di José Maria Callejon. Quella di stasera potrebbe essere la sua ultima partita in azzurro.
Non so che cosa accadrà, dopo 7 anni è normale pensarlo. A questo ragazzo non si può dire nulla. Continuità, gol, assist, serietà, silenzio…

E mai un infortunio in 7 anni.
Bene, una cosa che posso vantare pure io. E a noi le suonavano di santa ragione (ride).

Quanto influisce la presenza di Insigne?
Con tutto il mio rispetto per gli altri, Insigne è il 30, 40% del Napoli. Si è trasformato in un esempio in campo: si sacrifica, proprio come piace a me. Un vero capitano ed essendo napoletano vale doppio. Credo che giocherà, costi quel che costi.

A proposito di capitani: arrivasti a Napoli nel 1984 insieme a Maradona.
Conobbi Diego appena arrivato, diventammo amici e lo siamo ancora. È stato sempre umile e disponibile quasi come nessuno nel calcio. Se in quei sette anni abbiamo vinto, è stato grazie a lui. Lo abbiamo visto ora: nell’era De Laurentiis lo scudetto è stato sfiorato varie volte, eppure è mancato sempre qualcosa. Quanto più ti avvicini, più è difficile.

Che ricordi hai del primo scudetto?
Anche se ne arrivassero altri dieci, la gioia che ha regalato il primo, atteso 60 anni, sarà incomparabile. È difficile descrivere quello che è stato. Ogni volta che torno a Napoli sento sempre l’affetto e la gratitudine di quel giorno, che si è trasmessa da una generazione all’altra.

Perché Diego lasciò il Barça?
Troppe discussioni e litigi, sentiva che una tappa della sua vita era arrivata al termine. Diego scelse Napoli e non ci pensò su due volte, anche se aveva tutto da perdere in una squadra in costruzione che non aveva mai vinto nulla. E lo ha fatto a 24 anni, nel miglior momento della sua carriera. È stato il più grande. Chi avrebbe immaginato Messi a fare questo?

Lo vedi Leo in Italia in futuro?
No, è impossibile. Non se l’è sentita ad andar via a 33 anni dopo una vita intera nel Barça per giocare con una squadra che non conosci e che ti chiederà molto. Lì ha qualche problema ultimamente, questo è chiaro. Però non se ne andrà.

Come ti spieghi le difficoltà di questo Barça?
Dopo tanti anni vincendo tutto è assolutamente normale. Gli uomini chiave iniziano ad avere un’età, le gambe cambiano e la staffetta, a questi livelli, non è mai facile. Giocare nel Barça è complicatissimo. Quest’anno hanno sofferto, però potrebbero aggiustare la stagione vincendo la Champions. Io ovviamente spero che si fermino agli ottavi (ride).

Immaginiamo che Maradona sia d’accordo.
Senza alcun dubbio, vedrà la partita con la maglia azzurra. E non c’è bisogno che se la metta: ce l’ha dentro.