A cura di: Ciro Gaipa
Fonte: Napolicalcionews.it
«Era la notte buia dello Stato Italiano, quella del nove maggio settantotto. La notte di via Caetani, del corpo di Aldo Moro, l’alba dei funerali di uno Stato...».
Il 9 maggio 1978 una striscia di sangue collegò Roma e Cinisi: Aldo Moro e Peppino Impastato venivano uccisi nello stesso giorno, a opera di due mali assoluti della nostra storia recente, il terrorismo e la criminalità organizzata. Diversi per formazione, storia, cultura, i due uomini furono vittime di una lotta serrata contro lo Stato e la legalità. Da una parte il presidente della DC, grande statista, uomo di levatura politica come pochi altri nella storia del nostro Paese: dall’altra il giornalista e conduttore radiofonico che non si piegò alla mafia, denunciando ad alta voce i nomi dei criminali e dei collusi. In mezzo un paese sconvolto dalla violenza insensata delle stragi terroristiche, dove la mafia continuava a ingrossare le fila, arrivando lei stessa a insanguinare, qualche anno dopo, le strade d’Italia con le sue stragi. Un identico destino, terribile e infausto, collega questi due uomini così diversi tra loro eppure così uguali: Aldo Moro e Peppino Impastato sono state le voci dell’Italia giusta, che non si è piegata alla violenza del terrorismo e della mafia, arrivando a pagare fino in fondo il prezzo della loro onestà. Oggi solo la memoria può continuare a far vivere il loro sacrificio: perché di questo si tratta, di due uomini che sono morti in nome di quello in cui credevano.
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