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SABATO 13 APRILE 2019 - DAL WEB

ANCELOTTI, LO STRESS DELL'INVINCIBILE


Nessuna sfuriata e nuova strategia


 
     
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A cura di: Redazione
Fonte: Il Mattino

Ancelotti a Londra ha visto il suo Napoli sgretolarsi tra le mani. Chiaro, al contrario del dopo-Genoa, stavolta ha capito che non c'era certo bisogno di usare parole dure e di alzare la voce. È entrato nello spogliatoio dell'Emirates e ha compreso, guardando negli occhi la tensione di Insigne e degli altri, che non era il caso di usare parole al vetriolo. Perché adesso di tutto c'è bisogno tranne che di rimproveri, sfuriate o altro. Ovvio che il suo umore è nero, non potrebbe essere diversamente. «Sono sicuro che il turno lo passeremo noi e che al San Paolo elimineremo l'Arsenal». Si sforza di dare di sé l'immagine del leader calmo, dell'allenatore che non perde mai le staffe. Ma quando scatta verso il figlio, all'ennesimo errore di Rui, invocando Ghoulam, lì si capisce che qualcosa nelle sue sicurezze traballa. Quando qualche tifoso a Londra gli consiglia di andare avanti con la linea dura, lui non la prende bene: «So io cosa fare», replica a muso duro. Eppure il cambio di programma, la scelta di andare da Londra direttamente a Verona, i cinque giorni consecutivi di ritiro, non sono stati graditi dalla squadra anche se nessuno lo ha apertamente manifestato. Eppure, in questo momento, è la cosa più giusta: i campanelli d'allarme che si sono sentiti negli ultimi tempi sono rimasti inascoltati. Magari, non sarà un ritiro punitivo ma se serve per ritrovare l'anima, ben venga.

GLI ALLARMI INASCOLTATI - Empoli e Genoa hanno detto che la squadra, anche sotto il profilo atletico, ha perso brillantezza. Un po' tutti hanno creduto, o meglio, sperato, che fosse solo un calo di concentrazioni in vista dell'Europa League. I dati dei satellitari magari dicono altro: ma l'impressione è che non ci sia la gamba di qualche mese fa. L'idea di aver pienamente centrato l'obiettivo dell'azienda (piazzamento tra le prime quattro e un buon cammino europeo) ha forse fatto abbassare la tensione: De Laurentiis ha spesso detto che questo è solo un anno per capire chi può far parte del Napoli di Ancelotti e chi no. Le risposte le aveva già trovate, alla sua maniera, Sarri: senza Albiol la difesa perde anima e cuore; Hysaj e Rui sono buoni terzini solo all'interno di una organizzazione scientifica del gioco; Ounas, Diawara, Verdi (che a gennaio di un anno fa non accettò proprio perché Sarri per lui aveva previsto solo panchina) non hanno il passo dei titolari e Insigne preferisce gli spazi della fascia piuttosto che la posizione più centrale. L'abiura al 4-3-3 sarriano ha fatto perdere i gol di Mertens che spesso e volentieri, in campo, non è né carne né pesce. Come contro l'Arsenal. Se Sarri era un integralista con gli uomini, Ancelotti non gli è da meno, perché quasi mai si è smosso dal 4-4-2, con l'unica variante della enorme libertà degli attaccanti.