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LUNEDÌ 25 MARZO 2019 - INTERVISTE

ANCELOTTI: "NAPOLI, IL PROGETTO C'È, COME LA VOGLIA DI CRESCERE E VINCERE"


Il tecnico azzurro premiato all'Università di Tor Vergata a Roma per l'etica dello sport


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: Gazzetta

Giornata di riconoscimenti e di ringraziamenti all’Università Tor Vergata di Roma. Ospite, nell’aula Fleming della facoltà di medicina e chirurgia, c’è Carlo Ancelotti, premiato nella XVII edizione del premio Tor Vergata Etica nello Sport (gli ultimi a ritirarlo sono stati Ranieri, Klose e Bebe Vio). Il tecnico del Napoli è stato premiato non solo per la pacatezza con cui vive la notorietà (nella speranza sia da esempio per i giovani), per lo stile, ma soprattutto per la posizione presa sul problema legato al razzismo (specie dopo gli ululati indirizzati a Koulibaly durante la partita di San Siro con l’Inter).

“Anche se è sempre più difficile e complicato, voglio che il calcio resti quello del quale mi sono innamorato quando ho cominciato all’oratorio. Questo sport non deve essere inquinato, non bisogna allontanarsi da quelli che sono i valori, sia mentali che fisici, che lo contraddistinguono. Avevo portato mio figlio nelle giovanili del Milan, ma era evidente che, per le qualità che aveva, non poteva giocare lì. Lo sport però non ci insegna a competere con gli altri, ma anche con se stessi. Bisogna imparare a superare i propri limiti fisici e mentali. Non tutti nascono Messi o Ronaldo. Per me lo sport è una grande scuola di vita, questo premio mi motiva a continuare. Sono stato tanti anni all’estero, credo che altrove siano molto più avanti di noi nella cultura sportiva. In due anni in Inghilterra non ho mai ricevuto un insulto, qui invece ci insultiamo ancora”. Un problema sono anche gli stadi: “Non voglio dire di sbloccare i cantieri perché farei politica, ma i nostri impianti devono migliorare, specie il San Paolo. Nonostante tutto i miei anni all’estero mi hanno fatto capire quanto è bella l’Italia”.

IL NAPOLI — Nell’aula Fleming, gremita, gli studenti fanno a gara per porgere ad Ancelotti qualche domanda. Il primo a prendere parola è un tifoso del Napoli, che vuole sapere quando i partenopei saranno pronti per vincere qualcosa di importante: “Il progetto a Napoli c’è – sottolinea il tecnico – . La società ha preso una squadra fallita e ora è stabilmente in Champions e non ha debiti. Stiamo attenti a non fare il passo più lungo della gamba. C’è la volontà di crescere, di vincere, ma stiamo anche attenti a rispettare le regole che ci impongono. Stiamo investendo nei giovani, come dimostrano Meret e Fabian Ruiz. Questo è il nostro piano per arrivare a vincere”. Impossibile invece rispondere a chi gli chiede di scegliere il giocatore migliore che abbia mai allenato: “Pensiamo solo ai portieri: ho avuto Peruzzi, Van Der Saar, poi Buffon, Dida, Abbiati, Cech, Sirigu, Casillas, Diego Lopez... Credetemi, è impossibile sceglierne uno solo. Se dicessi Ronaldo mi scorderei Ronaldo il brasiliano, Drogba, Inzaghi che con me ha fatto 300 gol, Sheva...”.

IL MILAN — Tanti anche i tifosi del Milan presenti. Uno di questi gli chiede se la sconfitta di Istanbul contro il Liverpool sia stato il momento più difficile della sua carriera: “Non mi prendo mai troppo sul serio. In una partita di calcio possono succedere tre cose: si può vincere, pareggiare o perdere. Di peggio non può succedere nulla. A Istanbul abbiamo perso male, ma senza il supporto della società sarebbe finita. Il Milan in quell’occasione si comportò da società, capendo che avevamo giocato bene anche se il risultato non ci aveva premiato. Da lì siamo ripartiti”.

L’EMPATIA CON ROMA — A chi, scherzando, gli ricorda la promessa di tornare un giorno a Roma per sedersi sulla panchina dei giallorossi, Ancelotti risponde con un sorriso: “Sono giovane, molto giovane. Sono arrivato a Roma 40 anni fa, è stata una bellissima esperienza che ricordo fino in fondo anche perché il ginocchio mi fa male ogni giorno”. Giornata di riconoscimenti e di ringraziamenti all’Università Tor Vergata, c’è Carlo Ancelotti a ritirare il premio per l’etica nello sport. D’altronde a Roma troverebbero sempre un buon motivo per premiare Carletto.