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GIOVEDÌ 14 NOVEMBRE 2019 - INTERVISTE

ALBIOL: “A NAPOLI SEI ANNI MAGNIFICI: SONO CRESCIUTO: GRATO A BENITEZ, SARRI ED ANCELOTTI”


Sarri ci ha segnato caratterialmente, Ancelotti un referente per tutti


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: Napolicalcionews.it

Sono passate 16 primavere da quando, a 18 anni compiuti, Raul Albiol fece il suo debutto nel Valencia di Rafa Benitez con l’AIK Solna

Dopo mesi, prima della sua cessione al Getafe, un incidente d’auto nel traffico di Madrid avrebbe potuto costargli la carriera e la vita.
Da allora prova a vivere di giorno in giorno. Vincitore dello storico triplete con la Selección spagnola seppure senza aver giocato neanche un minuto nel Mondiale del Sudafrica e all’Europeo di Ucraina e Polonia, fu invece presente nella triste Coppa del Mondo in Brasile, fu di nuovo con Sergio Ramos e Gerard Piqué. Di ritorno nella Roja, con buone chances di essere titolare nel prossimo Europeo. Ha giocato per intero le gare contro Norvegia e Svezia, dove è stato anche capitano.
Adesso è al Villarreal, dopo essere stato protagonista per 6 stagioni al Napoli nella corsa scudetto.

Chi lo avrebbe detto: dopo un incidente che ti ha visto in coma e poi privato della milza…
Quando sei nel punto di perdere la vita, il calcio è sempre la cosa meno importante. Sono un innamorato di questo sport, però in quel momento la cosa fondamentale è vivere. Ho avuto la fortuna di avere due premi: continuare in questo mondo a giocare a calcio e ad alto livello. Da allora ho cercato di sfruttare ogni momento che mi è stato dato: nella famiglia, nel calcio, in tutto.

Adesso ti senti di vivere una seconda giovinezza?
Sono contento di poter giocare con il Villarreal e nella Selección. Cerco di approfittare di ogni giorno e di stare al massimo livello per poter continuare così. Il Villarreal mi dà calma, tranquillità e felicità. Ci sto con molto piacere perché mi hanno accolto molto bene dal primo giorno e mi hanno facilitato molto il mio adattarmi. Felice di essere tornato in Spagna, di rendere al meglio possibile per raggiungere gli obiettivi.

Sei maturato molto nel calcio italiano?
È una tappa che mi ha fatto crescere molto. Rafa Benítez, Maurizio Sarri e Carlo Ancelotti sono grandi allenatori che mi hanno fatto maturare molto. Sono molto grato a tutto l’ambiente Napoli perché sono stati sei anni magnifici, una tappa molto importante nella mia carriera.

Luis Aragonés ti ha fatto debuttare con la Spagna e poi ti ha schierato in due partite, contro la Svezia e la Grecia, nello storico Europeo del 2008. Parliamo un po’ del 'saggio di Hortaleza'
Con Luis ho vissuto la mia prima tappa in Nazionale ed è stata una cosa molto bella ed intensa. Vincere la prima Coppa Europea è stato il passo più difficile perché pensavo di vincere il primo titolo dopo molti anni e con Luis abbiamo imparato moltissimo. Gli vogliamo tutti un gran bene perché è morto per i suoi calciatori. Sarà sempre ricordato da tutti noi e dal mondo del calcio.

Con Del Bosque hai vinto un Mondiale ed un Europeo senza giocare. Come si vive una esperienza così?
Era difficile ottenere dei minuti in quella Selección. Ero molto preparato però poterlo vivere nella lista dei 23 è stata una bella cosa. Non tutti hanno l’opportunità di vivere un titolo mondiale e la mia è stata una esperienza indimenticabile.

Come mai quella Seleccion poi è decaduta?
Sono tappe nel calcio, non è facile mantenersi ad alti livelli nell’arco di molti anni. Con Vicente abbiamo vinto Mondiale ed Europeo, però abbiamo sofferto fino alla fine. E ci sono campionati che si decidono per piccoli dettagli, momenti di forma. Non è facile arrivare a un torneo come questo e dimostrare tutto quello che abbiamo fatto. già si vedeva che avevamo difficoltà nel 2014, 2016 e2018. Adesso cerchiamo di ritornare a recuperare il livello che compete alla Spagna, tra le squadre più importanti d’ Europa.

Dopo tre anni di assenza, Luis Enrique ti ha schierato contro il Galles e pare che ci sarà Roberto Moreno come titolare con te. Lo vedi un fatto positivo non partire favoriti al prossimo Europeo, sarà una cosa buona per l’ ambiente?
L’ambiente è sempre stato molto buono, geniale, positivo. Tutti I giocatori sono straordinari, lavoratori, danno il massimo. Però alla fine c’è molta uguaglianza e a volte le cose vanno o non vanno. Magari potremo giocarcela fino alla fine nei prossimi campionati.

Che ricordi dei tuoi primi anni ad alti livelli?
Nel Valencia ho debuttato con Benítez, molto importante per me perché da giovane mi ha fatto allenare molto. Quique Sánchez Flores, insieme a Fran Escribá, mi hanno dato l’opportunità di andare a Getafe, invece di tornare al Valencia. Sono stati fondamentali perché senza questo sprone sarebbe stato complicato arrivare.

E sei arrivato al Real Madrid, bene con Manuel Pellegrini e male con José Mourinho. Come è andata con lo Special One?
Alla fin fine cerco di ricordare tutto il buono. Con Mourinho è vero che non ho avuto il minutaggio che desideravo, però ho imparato anche molto da lui , da un club come il Real Madrid, speciale ed unico, e dai compagni che ho avuto in quattro anni. Guardo al lato positivo che ti aiuta a migliorare. Mi è servito per poter arrivare in Italia e crescere come giocatore. Non tutti possono stare in un club come il Real Madrid.

È andata meglio con i tuoi allenatori al Napoli?
Sarri arrivò senza essere molto conosciuto, però nei tre anni con lui ci ha migliorato tutti, ci ha fatto vedere cose del gioco che noi non conoscevamo e ci ha aiutati molto individualmente e collettivamente. Siamo riusciti a rimanere in lotta per lo scudetto con la Juventus, che alla fine è una squadra molto forte e che continua a vincere da molti anni di seguito. Abbiamo avuto questa possibilità, ci siamo divertiti, con il suo modo di giocare. Ancelotti era un referente per tutti, ha allenato i migliori club e giocatori d’ Europa, e conoscerlo ne è valsa la pena. È un allenatore e una persona straordinaria.

Quale allenatore ti ha lasciato di più il segno?
Sono tutti tanto diversi che di ognuno ho imparato qualcosa di buono. Sarri è colui che ci ha segnati di più tutti per il suo carattere e per il modo in cui ci ha fatto giocare. Però potrei parlare di tutti.

Hai qualche giocatore come riferimento?
Ho giocato con grandissimi calciatori però sempre ho guardato a Fernando Hierro.

Il ritiro di David Villa ti fa pensare di appendere le scarpette al chiodo?
Penso di giorno in giorno a rendere al massimo livello. Nel momento in cui vedrò che non posso più rendere al massimo livello, allora dovrò pensare a qualcosa. Per ora sto bene, con la mia voglia, con il mio entusiasmo.

Da fuori, come vedi la convulsione di cui soffre il Valencia, con gli addii di Marcelino García Toral e Mateo Alemany?
Il Valencia ha sempre vissuto delle tappe così convulse. Niente di nuovo. Ogni tanto succedono questi tipi di cose, però adesso sono concentrato sul mio e non so molto bene la storia. Sono decisioni che prendono club e presidente.