A cura di: Diego Rinaldi
Fonte: Il Mattino
Albertino Bigon, papà del direttore sportivo azzurro Riccardo, era l’allenatore di quel Napoli che conquistò l’ultima Supercoppa italiana della storia azzurra, in quel 2 settembre 1990 che segnò la fine dell’epoca trionfale targata Maradona.
Che ricorda di quella notte? «C’era la Juve di Maifredi: venivano da noi con l’etichetta di giocare un calcio champagne che tanto andava di moda in quei tempi. Tutti ad esaltare il loro modulo,la loro capacità di dare spettacolo: tatticamente non fu complicato preparare quella partita. Facemmo cinque gol, credo tutti in contropiede con Careca,Silenzi e Crippa. Noi eravamo praticoni, ci accontentavamo di rubare palla e di andare a fare gol.». Ride il tecnico del secondo scudetto azzurro. «Ci piaceva vincere in maniera essenziale».
Bigon, ex milanista, in fondo era l’anti-Sacchi? «Facevo un gioco diverso, il 3-5-2.Tre difensori puri,quattro centrocampisti,Maradona e due punte.Erano le mie convinzioni: avevo sempre giocato così fin da ragazzo. E anche dopo Napoli ho conservato queste idee. Sacchi è stato bravo, per carità: ma senza i campioni olandesi?Vinci sempre con le grandi squadre.Non è mai un caso,non è mai una sorpresa».
Era una bella Juventus quella di Maifredi, come quella di adesso? «Con la differenza che eravamo noi i campioni d’Italia: c’era Schillaci, l’eroe del Mondiale italiano a guidare il loro attacco.E poi un giovanissimo Roberto Baggio che io avevo conosciuto quando aveva iniziato a muovere i primi passi ai tempi del Vicenza. Non ci fu storia. Li travolgemmo.La gente era estasiata. Se avessimo avuto un po’ di fortuna non sarebbe stata l’ultima coppa per il Napoli».
Lo pensa davvero? «Se avessimo superato il turno di Coppa dei Campioni a Mosca,dove Incocciati e Carecapresero due pali e uscimmo ai rigori. Ecco, in quella manifestazione europea,la più prestigiosa,saremmo arrivati fino in fondo. Mica è quella di adesso.D’altro canto, persino la Sampdoria in quegli anni arrivò in finale».
Quel Napoli? «Uno squadrone.E Diego era unico anche se si allenava quando si allenava. Ferrara era l’anima,a centrocampo dovevo alternare Fusi, Crippa, Alemao e De Napoli. Il simbolo?Carnevale. Cantava e portava la croce.Ogni tanto litigavamo perché toccava sempre a lui dare una mano a centrocampo.Ma potevano mai farlo Careca o Maradona?
A Doha chi è favorito? «Ah.Se Hamsik gioca come sa fare la differenza la farà lui e il Napoli porterà a casa la Supercoppa».
C’è sempre la Juve sulla strada del Napoli? «Per i tifosi azzurri è un doppio trionfo: portare a casa un trofeo e battere la squadra bianconera.Quella sera la gioia era più peri cinque gol alla Juve che per la coppa in sé».
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